Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  dicembre 07 Giovedì calendario

Non c’é Europa senza la Ue

Sollevare la questione del futuro dell’Europa significa parlare del futuro dell’Unione Europea: vale a dire che l’Europa non ha altro futuro rispetto a quello dell’Unione Europea. Se l’Unione dovesse andare in frantumi, l’Europa tornerebbe al passato, a un mosaico di nazioni autoreferenziali ed egoistiche, riportando alla luce vecchie ferite e vecchie ostilità, recitando il terzo atto di un’antica tragedia che si trasforma in farsa. L’Europa perderebbe la sua importanza economica, le sue istituzioni politiche – nello scenario migliore – eserciterebbero il fascino di un museo dedicato a un’antica grandeur smarrita, ma resterebbe la patria indiscussa dell’alta moda.
Ciò che per noi oggi è storia una volta era il futuro. Così, le nostre risposte alla questione del futuro dell’Europa tra cinquant’anni saranno diventate storia. Oggi abbiamo ancora alternative ma la storiografia del futuro non ne avrà. Sarà questa a raccontare la storia delle nostre scelte, a lodare le nostre generazioni per aver salvato l’Europa o a biasimarle per essere venute meno alle proprie responsabilità.
Il futuro dell’Europa è quindi il futuro dell’Unione europea. Ma perché è così? La Brexit sta avvenendo senza compromettere le istituzioni dell’Unione. Ma la Gran Bretagna non è l’Europa. L’Europa è sempre stata il continente europeo, e questo non è cambiato con l’istituzione dell’Unione. Il che non è positivo. Qualunque cosa accadrà in Gran Bretagna, buona o cattiva che sia, alla fine essa preserverà le sue istituzioni democratiche e liberali perché appartengono alla sua tradizione. In Gran Bretagna, infatti, non c’è mai stato il totalitarismo, e nonostante l’antisemitismo sia sempre stato presente, non c’è stato un Olocausto né qualcosa di lontanamente simile. Al contrario l’Europa continentale nel XX secolo ha prodotto totalitarismi come il fascismo, il nazismo, il bolscevismo e ovunque è stata teatro dell’olocausto.
Così l’Europa continentale ha ereditato dal suo passato due sistemi di valori. Da una parte, i valori dell’Il-luminismo e della Costituzione francese, in cui vengono dichiarati insieme i diritti umani e i diritti civili, dall’altro l’empio e innaturale connubio di virtù e terrore, modello di ogni tipo di totalitarismo.
Lo storico incontro tra De Gaulle e Adenauer ha gettato le fondamenta di una nuova Europa, innescando un processo che ha avuto come esito l’Unione europea. Tuttavia, i leader e i cittadini dell’Unione hanno presto dimenticato il suo scopo e la sua vocazione. Hanno cominciato a credere che l’Unione fosse come un Impero, tanto migliore quanto più grande, e hanno iniziato a espandersi, includendo alla fine tutte le nazioni che erano state sotto il dominio sovietico. Questa, in sé, è stata una buona scelta, ma adesso si è rivelata un fardello. I principali responsabili non sono i popoli di queste nazioni, ma i francesi che, in un referendum, hanno respinto la Costituzione comune dell’Unione. Se infatti questa Costituzione fosse entrata in vigore, i valori menzionati sopra sarebbero sicuramente stati inseriti nel suo preambolo e tutte le Costituzioni degli Stati membri si sarebbero dovute adeguare. E così all’interno dell’Unione Europea le leggi supernazionalistiche e antiliberali degli ex Paesi sovietici sarebbero state impossibili.
Nelle condizioni attuali, invece, la politica dei Paesi dell’Europa Orientale, la cui popolazione non ha mai vissuto in democrazia e può essere facilmente governata da un tiranno, potrebbe diffondersi come una sorta di epidemia politica anche negli altri Stati dell’Unione. E potrebbe essere la fine dell’Unione Europea.
A quanto pare, anche se gli stati centrali dell’Unione sono guidati da uomini o donne di Stato, i leader dell’Unione non sono statisti ma solo politici mediocri. La crisi dei migranti è stata gestita in modo maldestro, e il conflitto tra i diritti umani e i diritti civili non è stato riconosciuto.Ultimo, ma non meno importante, il costante riferimento ai valori europei è stato unilaterale e perciò anche inefficace. Per questo motivo sarebbe stato meglio parlare della storia europea come di un campo di battaglia tra due sistemi di valori completamente diversi, liberali democratici da un lato e totalitari dall’altro. Solo prendendo in seria considerazione il comune passato europeo, si può evitare il ritorno del passato, mutato e tuttavia riconoscibile. E non solo nell’Europa Orientale. Il passato storico è un fantasma indesiderato, ma sempre pronto a tornare e a portare la distruzione.
Qual è allora il futuro dell’Europa, dell’Unione europea? Nessuno può dirlo, perché nessuno può predire il futuro. Una cosa è comunque chiara: non viviamo più in società di classe ma in società di massa, in democrazie di massa nelle quali non c’è bisogno della maggioranza per governare. In società siffatte la maggioranza non si ottiene rispondendo ai bisogni delle classi ma attraverso l’ideologia. Il futuro dell’Europa può essere vincente a condizione che la maggioranza dei cittadini di almeno l’ 80% degli Stati europei voti per attori politici che nella loro ideologia facciano riferimento ai bisogni di libertà, di maggiori pari opportunità e di solidarietà. Questa maggioranza non deve essere silenziosa, deve farsi sentire, la sua voce deve essere più forte di quelle della tirannide e dell’odio.
Solo gli storici sapranno, alla fine del nostro secolo, se questo sarà accaduto, se il passato depositario del valore della libertà avrà vinto sull’altro.