Corriere della Sera, 7 dicembre 2017
Addio a Johnny Hallyday, idolo rock. Star degli stadi, attore anche per Godard Elvis di Francia
PARIGI La Francia ha perduto uno dei suoi protagonisti, da oltre mezzo secolo un pilastro dell’identità nazionale quanto la Tour Eiffel o la baguette, solo meno conosciuto all’estero: a 74 anni è morto Johnny Hallyday, anzi «Johnny» (con l’accento ovviamente sulla ypsilon), come tutti lo chiamano da sempre, come se fosse uno di famiglia. Il Paese europeo che più ama criticare l’America si è scelto come cantante e attore più amato l’uomo che ha importato in Francia il rock’n’roll americano e che, fuori dai confini nazionali, viene descritto come l’«Elvis Presley» francese: una formula che ai francesi fa scuotere la testa perché Johnny è stato (anche) altro, comunque di più. Edizioni speciali di giornali, radio e tv, social media monopolizzati da un unico argomento – «Johnny» – e la certezza che molti si ricorderanno a lungo di quando e come hanno saputo che lui non c’era più, come succede con i momenti cruciali nella storia di un Paese.
La notizia l’ha data la moglie Laeticia, ex modella che lo ha accompagnato negli ultimi 22 anni, con un testo inviato alla Afp nella notte tra martedì e mercoledì: «Johnny Hallyday se ne è andato. Jean-Philippe Smet è morto nella notte del 5 dicembre 2017. Scrivo queste parole senza crederci. Eppure, è così. Il mio uomo non c’è più. Ci lascia stanotte come ha vissuto per tutta la vita, con coraggio e dignità... Johnny era un uomo fuori del comune. Lo resterà grazie a voi... Amore mio, ti amo tanto». Con lei Hallyday aveva adottato due bambine di origine vietnamita, Jade (oggi 13enne) e Joy (9).
Da mesi il cantante di Que je t’aime (1969) lottava contro il cancro al polmone, seguito e sostenuto con affetto da milioni di francesi. Il primo a reagire, all’alba, è stato il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. «Abbiamo tutti in noi qualcosa di Johnny Hallyday. Ha fatto entrare una parte di America nel nostro Pantheon nazionale. Attraverso le generazioni, si è radicato nella vita dei francesi. Li ha conquistati con la generosità che si vedeva nei concerti: giganteschi o intimi, in luoghi smisurati o in sale modeste. Johnny Halliday non è mai invecchiato perché non ha mai barato...». Gli esegeti hanno trovato nel testo del presidente riferimenti, più o meno nascosti, a 21 canzoni di Johnny. E Brigitte Macron è andata a consolare personalmente la vedova Laeticia.
La passione per Hallyday trascende le divisioni politiche: l’esponente socialista Benoit Hamon ha scritto che «questa mattina è un po’ come se Parigi perdesse la Tour Eiffel. Con la scomparsa di Hallyday, la Francia perde un monumento nazionale della canzone, del rock e della cultura». In Belgio, l’unico altro Paese dove Johnny aveva un seguito comparabile a quello francese, per tutto il giorno le sue canzoni sono state diffuse nel metrò di Bruxelles.
Nato il 15 giugno 1943 a Parigi, Jean-Philippe è cresciuto con la zia paterna Hélène Mar, ballerina e attrice del cinema muto, e accompagnò poi la cugina Desta e suo marito americano Lee Hallyday nella loro tournée di danza acrobatica, appassionandosi alla vita nel mondo dello spettacolo. Dopo qualche spot pubblicitario e un piccolo ruolo nel film I diabolici (1955) di Henri-Georges Clouzot, Johnny Hallyday ebbe la folgorazione guardando al cinema Amami teneramente con Elvis Presley: dal 1957 cominciò a ispirarsi al re del rock’n’ roll cantando nei locali di Parigi e nel 1960 uscì il primo 45 giri, Laisse les filles e T’aimer follement. Il primo successo, tre mesi dopo, con Souvenirs souvenirs. Da allora Johnny cominciò a fare impazzire le folle, e non ha mai smesso, vendendo oltre 100 milioni di dischi, riempiendo gli stadi e radunando nel 2000 centinaia di migliaia di persone davanti alla Tour Eiffel.
È stato anche un attore di talento, dallo spaghetti western Gli specialisti di Corbucci a Detective di Godard, da Consiglio di famiglia di Costa Gavras a L’uomo del treno di Patrice Leconte. Prima di cominciare i lavori ieri il Parlamento francese ha reso omaggio a «Johnny», mentre si discute con la famiglia sulla forma da dare alle esequie, che promettono di essere un grande momento di lutto collettivo.