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 2017  dicembre 06 Mercoledì calendario

«L’Eurogruppo non va a Padoan per uno sgambetto di Macron». La Francia si finge amica, ma contrasta l’Italia su quasi tutti i dossier

«È stato Emmanuel Macron a opporsi alla candidatura di Pier Carlo Padoan per l’Eurogruppo. Non voleva un italiano perché ritiene che ce ne siano già troppi ai vertici delle istituzioni Ue». Con i giochi ormai fatti e la carica di Mister Euro assegnata al portoghese Mario Centeno, una fonte Ue di alto livello svela il retroscena che ha portato alla bocciatura del ministro dell’Economia. Una ricostruzione che trova conferme in ambienti diplomatici di Bruxelles.
Il «no» – che ha visto d’accordo Angela Merkel – è arrivato chiaro e netto mercoledì scorso, durante i colloqui con Paolo Gentiloni a margine del vertice Ue-Africa di Abidjan. Soltanto 24 ore prima il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, aveva offerto il suo appoggio a Padoan durante un colloquio con La Stampa nel suo quartier generale di Parigi. Possibile una giravolta così improvvisa?
È difficile che l’episodio sia frutto di un dissidio tutto francese tra il ministro e il presidente (che pure hanno avuto screzi negli ultimi mesi). L’ipotesi più accreditata la riassume una fonte diplomatica «terza»: «I francesi vi hanno fatto credere di voler sostenere Padoan, quando sapevano di essere contrari alla sua nomina. È un atteggiamento che hanno spesso con i Paesi che considerano più deboli. E con l’Italia, effettivamente, questo accade sempre più di frequente».
L’ultimo episodio, ricordano nei corridoi del Consiglio Ue, è quello dell’Ema. La versione ufficiale è che Parigi abbia dato il suo voto a Milano. Versione confermata da fonti del governo italiano. A Bruxelles, però, raccontano un’altra storia e cioè che i francesi – dopo aver promesso il sostegno a Roma – nel segreto dell’urna abbiano votato Amsterdam.
Anche alcuni governi dell’Est lamentano di esser stati fregati in più occasioni dalle false promesse di Macron, ma con l’Italia sembra esserci una sorta di accanimento. «O forse – fa notare una fonte – siete voi che avete aspettative troppo alte e credete di avere una relazione speciale con Parigi. Dal loro punto di vista non è così».
Fonti dell’Eliseo smentiscono questo clima e ricordano che «c’è un rapporto molto forte con il governo italiano, indipendentemente dal vuoto di potere in Germania. E infatti Gentiloni è stato il primo leader europeo ricevuto da Macron».
Ma dopo il caso Fincantieri, gli atteggiamenti poco amichevoli dei francesi sono emersi in più occasioni. Specialmente sui dossier legati alla questione immigrazione: dalle nuove regole di Schengen fino alla mancanza di un sostegno sulla riforma di Dublino. Per non parlare del capitolo Libia, dove interessi politico-economici contrastanti hanno visto i due Paesi su fronti opposti. È forse anche per questo che Gentiloni, ad Abidjan, non ha perso l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Il premier ha ricordato che i soldi nel Fondo Fiduciario per l’Africa li hanno messi quasi esclusivamente la Commissione Ue (2,9 miliardi), l’Italia (102 milioni) e la Germania (33 milioni). Parigi, nonostante gli annunci e le promesse di Macron sull’Africa, ha versato solo tre milioni.