la Repubblica, 5 dicembre 2017
Sondaggisti divisi sull’effetto Grasso. Pd, i collegi a rischio
Roma Quanti consensi in più porta alla sinistra Piero Grasso? E c’è un “effetto Grasso” nei sondaggi di queste ore? Il giorno dopo l’affollatissima convention di “Liberi e Uguali”, il clima tra i partner della sinistra (Mdp-Si-Possibile) è euforico, di chi ha messo a segno un primo gol. Ma i sondaggisti danno risposte molte diverse. Rado Fonda di SWG ad esempio, stima solo nell’uno per cento il bagaglio di consensi in più che il presidente del Senato porterà: quindi dal 5% si passerebbe al 6% per la nuova sinistra.
Roberto Weber invece, responsabile dell’area ricerche di Ixé, è convinto che «non è improbabile che arrivino al 10 per cento». Insomma Massimo D’Alema non c’è andato lontano ipotizzando domenica proprio questi numeri. Il ricercatore ricorda che il suo istituto accreditava l’alleanza fra Mdp, Si e Possibile del 7%.
Grasso «ha uno standing personale di fiducia molto alto. Forse dovuto alla carica istituzionale che ricopre», e quindi potrebbe trascinare verso l’alto i consensi. Una tendenza che crede possibile anche Nicola Piepoli, ritenendo però che D’Alema avrebbe fatto meglio a tacere. L’ex premier «è percepito come divisivo». Quindi, sostiene Piepoli, «io sono abbastanza propenso a livello soggettivo a pensare che la nuova formazione possa raggiungere il 10%, però avrebbe fatto meglio a dirlo Grasso stesso».
Antonio Noto direttore di Ipr marketing sostiene che quel 10%, o anche più, in termini percentuali, il neo leader se li deve guadagnare tutti, mostrandosi autonomo e trasversale, non al carro di D’Alema o Bersani, come attacca Matteo Renzi cogliendo il “tallone d’Achille” del movimento: la tensione tra vecchia e nuova sinistra.
Attacchi che Guglielmo Epifani, uno dei leader di LeU ritiene «offensivi. Qui si tratta di non conoscere Grasso, la sua libertà intellettuale e politica e la sua determinazione». La tensione con il Pd è molto forte. L’accusa dei dem è che divisi si perde di certo e in molti più collegi. In realtà c’è una simulazione nel Dossier Rosatellum di Quorum/ You Trend per Reti che fotografa la perdita di 10 collegi uninominali per il Pd (che passerebbe da 64 a 54), a causa delle divisioni. Sotto il riflettore quattro casi: i dem prenderebbero tutti e tre i collegi di Milano che andrebbero al centrodestra; persi anche Rimini e Terni e addio a Enna, l’unico in cui il Pd è in vantaggio in Sicilia. LeU non vincerà – secondo questo schema – nessuno dei 232 collegi uninominali. Ma la variabile sta nelle candidature. La sinistra conta di mettere Grasso a Roma, Errani a Ravenna, Panzeri a Milano, Bersani a Bologna, D’Alema nel Salento e Zanonato a Padova.