Corriere della Sera, 5 dicembre 2017
«Il Benevento si salva. Macché premio partita al mio portiere goleador». Intervista Oreste Vigorito
Si fa prima a dire cosa non è Oreste Vigorito, 71 anni, da 11 presidente del Benevento che domenica dopo 14 sconfitte filate s’è finalmente schiodato da quota zero della classifica, ma pure avvocato (studio ad Avellino), imprenditore (settore eolico, la sua Ivpc da 500 dipendenti in passato gli ha creato anche qualche seria grana giudiziaria; Berlusconi di lui ha detto: «È tra le cinque persone che potrebbero comprare il Milan»), appassionato di filosofia (laurea con tesi sui greci, «nessuno è più attuale, anche per spiegare il calcio») infine giornalista (direttore editoriale di Ottopagine.it., «mi piaceva il titolo di direttore e me lo sono pigliato»).
Si definisca. Una parola.
«Ora dicono multitasking, io preferisco eclettico. Ma se vuole una definizione dico tifoso del Benevento».
È vero che ha pianto?
«Il calcio è sentimento, sennò non serve a niente. Il problema è proprio questo, che sta smarrendo l’umanità, nel senso di centralità dell’uomo. È quello che intendevo quando parlavo dei greci antichi: a differenza dei pensatori otto e novecenteschi, essi indagavano l’uomo nella sua essenza pura, primordiale, chi siamo, dove andiamo, perché andiamo, senza riferimenti alle sovrastrutture sociali».
Sì, ma il calcio?
«Il calcio dovrebbe chiedersi da dove viene e dove sta andando, invece non lo fa. Voi pensate che il problema sia il Benevento ultimo, invece no: il problema è che metà squadre stanno a zero perché fra noi e i 9 punti di questo o quell’altro non cambia nulla, fra ricchi e poveri c’è una voragine che inghiottirà tutti, prima o poi. È un campionato ingiusto».
Non è che parla così perché siete messi male? Avete speso non poco in estate. E poi anche lei ha già cacciato un allenatore.
«No, alt. Io Baroni non l’ho cacciato, l’ho aiutato a ritrovarsi. Lo adoro, ci adoriamo, ma non poteva più essere il nostro allenatore. Credo molto in De Zerbi, è l’uomo giusto per la salvezza. Perché guardi che noi ci salviamo, lo scriva pure. Ora le streghe ci sorridono. Quando comprai il Benevento dissi che saremmo andati in A e mi presero per pazzo. Adesso siamo partiti e vogliamo un altro record: salvarci dopo aver perso le prime 14. Come diceva Troisi, scusate il ritardo».
A proposito. È vero che nasce tifoso del Napoli?
«Dopo il diploma mio padre mi regalò un abbonamento al San Paolo, impazzivo per Maradona. Nel 2004 mi coinvolsero per prendere il Napoli ma la spuntò De Laurentiis, nel 2006 siamo andati sul Benevento. Dovevo qualcosa a questa città nella quale ho vari interessi economici».
Perché le sta così antipatico il sindaco Mastella?
«Ma no, mi ha dato fastidio solo quando ha parlato del Benevento come stereotipo negativo. Ieri mi ha scritto un messaggio, è stato carino».
Ma davvero non si chiede mai chi gliel’ha fatto fare?
«Col Benevento non ho comprato un’azienda ma un’emozione. Sa qual è l’immagine che amo di più? Quando al martedì arrivano al campo di allenamento i bimbetti paffutelli del vivaio, quelli che nel professionismo non arriveranno mai. Be’ il calcio quello è. Alla domenica arrivo allo stadio presto, passeggio, parlo con mio fratello Ciro che non c’è più. Se n’è andato qualche anno fa, lo stadio è intitolato a lui. Domenica Ciro era nel vento, nelle nuvole, era con me, con noi. Era milanista. Ecco perché era giusto finisse pari».
È vero che non pagherà un premio per il pareggio?
«La loro ricompensa più grande è il sorriso e l’amore della gente».
Be’, però il premio salvezza sì, in caso le tocca.
«Non credo si debbano assegnare riconoscimenti per chi fa il proprio dovere. Questo è il loro lavoro, è questo che cerco di insegnare ai ragazzi che vengono a giocare qui. Loro hanno sempre avuto fiducia in me. Non mi sono mai tirato indietro in caso di vittorie particolari, ma nulla è previsto nel contratto. C’è una differenza fondamentale».
Quindi neanche un regalino a Brignoli?
«È un bravissimo ragazzo, semplice, pulito, ha vissuto una favola e questa è per lui la soddisfazione più grande. Se lo meritava, ha dovuto abbassare la testa tante volte in questo campionato. Qualcosa è successo, l’incantesimo s’è spezzato, quando abbiamo segnato a Napoli nevicava. Il vento è cambiato. E se lo dico io che campo con l’eolico...».