Corriere della Sera, 5 dicembre 2017
Montanari, il sacerdote della sinistra immacolata (che si è epurato da solo)
È il sacerdote di una sinistra immacolata, che ancora non c’è ma che, se mai ci sarà, sorgerà «dal basso», sconfiggendo le «manovre politiciste», «il marketing politico», «i testimonial del vecchio». È il cantore della sinistra europea – di Corbyn, Iglesias, Tsipras, Sanders – contrapposta alle miserie della nostra, «che sceglie i capi più telegenici». È il vestale della politica come «casa di vetro», sintesi tra la poetica e inquietante «casina di cristallo» di Palazzeschi e gli streaming interrotti dei 5 Stelle.
Non è bastato a Tomaso Montanari «lo spirito del Brancaccio», formula esoterica che evoca spesso. Insieme all’altra medium, Anna Falcone, si è ritratto. Sdegnoso. Una scissione preventiva. Un harakiri da sinistra pura che si epura da sola, per non correre il rischio di contaminarsi.
Montanari non è un politico. Non ancora almeno. È uno studioso serio, con studi alla Normale (e prima ancora al liceo con «il grande bugiardo» Renzi). Ora insegna Storia dell’arte moderna a Napoli e scrive libelli suggestivi come «Contro le mostre» (con Vincenzo Trione). Ma è anche presidente di «Libertà e giustizia» ed è reduce dalla vittoria al referendum. Un «no» seguito da molti altri. Gli ultimi sono per Pietro Grasso e per «Liberi e uguali». Che dice di voler criticare «con delicatezza». Parla di «umiliazione», di «scelta di palazzo, ombelicale», di «tentativo di rattoppare il vecchio»: «Vogliono un capo rassicurante. Ma noi dobbiamo rovesciare il tavolo. Sennò ci addormentiamo».
Lui è vigile. Come in un rituale psicomagico alla Jodorowsky parla direttamente all’inconscio della sinistra, terapia panica per guarire le anime dall’ignobile realismo della politica. «Forse sono ingenuo» – ammette – ma questa sinistra che vuole cambiare il mondo è fatta di quattro capetti maschi». Sarà perché, come diceva l’evangelista Luca che Montanari cita volentieri, «i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce». Lui, però, guarda avanti. «Faremo liste a Firenze». Vuol diventare sindaco? «Vedremo. Di certo, non mi autocandido». Naturalmente sarà scelto, se sarà il caso, «dal basso».