Notizie tratte da: Michael Scott, Mondi antichi. Una storia epica d’Oriente e d’Occidente , Bollati Boringhieri, Torino, pagg. 443, € 26 , 3 dicembre 2017
LIBRO IN GOCCE NUMERO 158 (Mondi antichi. Una storia epica d’Oriente e d’Occidente) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca E SOLONE CANCELLÒ I DEBITI DEGLI ATENIESI Figli
LIBRO IN GOCCE NUMERO 158 (Mondi antichi. Una storia epica d’Oriente e d’Occidente)
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E SOLONE CANCELLÒ I DEBITI DEGLI ATENIESI
Figli. «Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri./ Poiché hanno pensieri loro propri. / Potete dar rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,/ Giacché le loro anime albergano nella casa di domani,/ che voi non potete visitare neppure in sogno». (Khalil Gibran, I figli, da Il profeta)
Solone. Tra i provvedimenti adottati da Solone, primo magistrato di Atene nel 594 a.e.v., per risolvere i problemi della città, indebolita da politiche faziose e nelle mani di una piccola minoranza di aristocratici che si combattevano l’un l’altro per conquistare il potere mentre molti ateniesi poveri erano ridotti in schiavitù dai debiti: la cancellazione di ogni debito da un giorno all’altro.
Pesi. Il pacchetto di riforme di Solone, noto nel suo insieme come «scuotimento dei pesi».
Ateniesi. «Gli ateniesi, finché furono governati da tiranni, non erano superiori in guerra a nessuno dei popoli circostanti, mentre, liberati dai tiranni, divennero di gran lunga i primi. Risulta dunque evidente che, finché erano oppressi, si comportavano deliberatamente da codardi, pensando che si adoperavano per un padrone, mentre, una volta liberi, ciascuno in prima persona era pronto ad agire con zelo nel proprio interesse» (Erodoto).
Scommessa. Mentre il re Lucio Tarquinio il Superbo era lontano, in battaglia, i suoi figli, insieme al cugino Lucio Tarquinio Collatino, si erano goduti una serata di banchetti; poiché «il vino li aveva eccitati», racconta Livio, cominciarono a domandarsi cosa stessero facendo le rispettive mogli a casa. Scommisero e fecero ritorno alle rispettive residenze. I figli del re trovarono le mogli a divertirsi, la moglie di Collatino, Lucrezia, era invece rimasta tranquilla a casa, al telaio con le sue ancelle. Uno dei figli del re, Sesto Tarquinio, prese la bellezza e la virtù di Lucrezia come una sorte di provocazione e qualche sera dopo la violentò.
Giuramento. «Per questo sangue, purissimo prima del regio oltraggio, io giuro, e chiamo voi a testimoni, o dèi, che da questo istante perseguiterò Lucio Tarquinio Superbo, assieme alla sua scellerata consorte e a tutta la sua figliolanza, col ferro, col fuoco, con qualsiasi mezzo io possa, e che non consentirò che essi né alcun altro regni più a Roma» (il giuramento che Lucrezia chiese al padre, al marito, e agli uomini della famiglia, prima di suicidarsi).
Ding. Correva voce che il duca Ding, sovrano dello Stato di Lu (Cina), fosse molto facile alla distrazione; a un certo punto, fra il 497 e il 495 a.e.v., venne ordito un piano per distrarlo dal serio compito di governare lo Stato. I capi di alcune delle principali famiglie aristocratiche del territorio chiesero al duca se potevano presentargli ottanta fra le più belle donne di loro conoscenza, affinché potesse decidere quale fosse la migliore. Mentre il duca era incapace di distogliere lo sguardo da quella incantevole sfilata, un unico spettatore scuoteva la testa in segno di disgusto: si trattava del consigliere del duce, Kong Fu-Zi, meglio noto in Occidente col nome di Confucio.
Donna. «La lingua di una donna può costare all’uomo la posizione; le parole di una donna possono costare all’uomo la testa; perché allora non ritirarmi per trascorrere i miei ultimi anni come preferisco?» (Confucio al duca Ding)
Confucio. Secondo alcune fonti Confucio era un individuo alto e imponente, ma i più lo descrivono come goffo e poco attraente, con una notevole protuberanza sulla fronte, grandi orecchie con i lobi penduli e dentatura sporgente.
Regnare. L’arte di regnare secondo Confucio: «Che il sovrano agisca da sovrano, il ministro da ministro, il padre da padre e il figlio da figlio», vale a dire, quando nessuno tenta di usurpare una posizione che non è sua di diritto.
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 3/12/2017