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 2017  dicembre 03 Domenica calendario

Nostalgia anni 90

A conti fatti la loro fortuna, o sfortuna, sarà stata l’essere arrivati di un soffio in ritardo alle lacrime di gioia per il crollo del Muro di Berlino e di un soffio in anticipo a quelle di dolore per l’attentato alle Torri Gemelle. Il non aver avuto le grandi ideologie e, forse, nemmeno i grandi ideali. L’aver mancato la felicità di un Mondiale di calcio vinto dall’Italia, per giunta subendo la dannazione del rigore di Baggio. Perché è stata forse l’assenza di un «fatto» che si facesse «epoca» a consentire ai ragazzi degli anni Novanta di vivere – da ragazzi, appunto – un’«epoca» che è diventata un «fatto». 
Perché a differenza dei Sessanta e degli Ottanta, dei Settanta e dei Duemila, gli anni Novanta sono tali proprio perché «anni Novanta». Un gigantesco, creativo, a volte folle e altre sublime album di nomi, cose, persone, facce, note musicali, tendenze, stili, modi di vivere talmente scombinato che soltanto un «atlante» poteva metterlo in ordine. Ed è proprio in un «atlante», anzi in un «atlante sentimentale», che lo scrittore e autore tv Errico Buonanno e il giornalista del Corriere della Sera Luca Mastrantonio sistemano tutto quello che sono stati gli anni Novanta. L’hanno chiamato Notti magiche (edizioni Utet), in onore del loro momento fondativo, le notti del Mondiale di Italia ’90 in cui la vita dell’attaccante Totò Schillaci si trasforma «nella vita dell’eroe e del simbolo» salvo poi scoprirsi «racchiusa in un attimo», lo spazio di sei gol segnati tra lo stadio Olimpico di Roma (quattro), il San Paolo di Napoli (uno) e il San Nicola di Bari (uno).
Dentro Notti magiche c’è tutto. Centinaia di foto per novanta voci. Dal Beautiful di Ridge, Brooke e di quel Thorne «che cambiava faccia, un bel giorno tornava ed era diverso, tutti lo chiamavano Thorne ma era un altro» (l’occhio del bambino non decrittava il cambio di attore nella soap), tutti con «una media di 10,5 matrimoni per uno»; allo strano e insolito destino che nell’azzurro mare dell’estate 1992 travolse due ragazzi qualunque cresciuti a Pavia, Max Pezzali e Mauro Repetto, quegli 883 separati dall’essere ancora oggi «quello famoso» e «quello che ballava e basta» (volete sapere che fine ha fatto quest’ultimo? In Notti magiche avrete le risposte alle vostre domande). Passando, e qui l’elenco è sterminato, dall’astuccio di scuola, dall’immancabile Smemoranda, il walkman e i Nirvana, Ambra di Non è la Rai e Ayrton Senna, lo Swatch e i centri sociali, Trainspotting al cinema e il Karaoke di Fiorello in tv, Michael Jordan che massacrava gli avversari e Laura Palmer massacrata nella serie Twin Peaks, le bombe del ’93 al tiggì e i vu cumpra’ sulla spiaggia, Moana Pozzi e Lady D, Tangentopoli e la fine della Prima Repubblica, Berlusconi e l’inizio della Seconda. Senza dimenticare chi si sfidava a colpi di «like» – Misery non deve morire o Pretty woman ?, Gli Oasis o il Blur?, Il bomber con lo scudetto dell’Italia che faceva molto «fascio» o l’eskimo che ti rendeva «compagno»? – che all’epoca erano soltanto immaginari.
Monchi del pollice magico che nell’epoca di Facebook consente di disegnare di volta in volta la propria identità con la semplice imposizione della mano (anzi, di un dito), come avrebbe detto il Mago Oronzo alla Gialappa’s, i ragazzi degli anni Novanta hanno dovuto vestirla addosso e ascoltarla nelle cuffiette, la loro identità. A differenza dei padri giovani che vissero l’inquietudine degli anni Settanta rimpiangendo il decennio precedente come il «Vito» di Ecce Bombo di Nanni Moretti («Gino Paoli, Pinocchio, Mike Bongiorno, Marylin Monroe, Altafini, Gianni Morandi, Gianni Rivera hanno avuto una funzione negli anni ’60? Noi, che stiamo facendo?»), i ragazzi dei ’90 hanno avuto tutto meno che la conoscenza del rimpianto negli anni migliori. «Questo libro è una foto di classe, di quelle di fine anno, in cortile», scrivono Buonanno&Mastrantonio. «Avvicinati, guardala: in quella foto, a quel tempo, ecco, eravate tutti un gruppo. Diversi, ma uno accanto all’altro. L’amico, il secchione, il tipo o la tipa che ti piaceva così tanto. Spalla a spalla, vicini. Fermi, seduti sui gradini, e poco più tardi annoiati sui banchi. Liberi, tutti, durante il venerdì sera, durante le mille notti magiche. In quel periodo che sono stati, per noi, gli anni Novanta».
I rimpianti sarebbero arrivati dopo. I rimpianti sono adesso. Il precariato e la disoccupazione, l’ascensore sociale che si è bloccato e va solo in giù, il boom dei divorzi e il crollo delle nascite. Ed è per questo, forse, che l’album delle foto ingiallite ti fa sembrare simpatico anche chi prima non sopportavi. «Noi che odiavamo, a quel tempo, il Take That, ci commuoviamo se i Take That si riuniscono», annotano gli autori di Notti magiche. Perché è finita un po’ come nella hit di Alanis Morisette intitolata Ironic, quella in cui succedevano cose tipo «la pioggia nel giorno del tuo matrimonio», «la morte subito dopo aver vinto la lotteria», «il giro gratis sulla giostra spuntato solo dopo che avevi già pagato» e «diecimila cucchiai nel momento in cui avresti avuto bisogno di una sola forchetta». E in fondo la colpa, e questo è un destino che riguarda quasi tutti gli uomini di quasi tutte le epoche, è della nostalgia del tempo andato. Che ti si appiccica addosso come la colla del vecchio astuccio. Ma se tiri forte, se ne va.