Corriere della Sera, 3 dicembre 2017
La ragnatela di Mueller
WASHINGTON Prende forma la rete del super procuratore Robert Mueller. Donald Trump non si sente minacciato dagli ultimi sviluppi: il suo ex consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn, ha confessato di aver mentito all’Fbi sui contatti con l’ambasciatore russo Sergey Kislyak. Il presidente concede un paio di battute ai cronisti, in viaggio verso New York: «Non ho paura di ciò che potrà dire Flynn all’Fbi». E ancora: «Viene fuori che non c’è stata collusione con i russi, quindi siamo felici». Infine Trump si affida a Twitter: «Ho dovuto licenziare il generale Flynn perché mentì al vice presidente e all’Fbi».
Studio Ovale in allarmeIn realtà il presidente e i consiglieri dello Studio Ovale sono in pieno allarme. Fin dove può arrivare Mueller? Che cosa ha già in mano? Le piste del Super investigatore al momento sembrano essere tre e mezzo, se si può dire. La più promettente potrebbe rivelarsi quella venuta allo scoperto ieri. Con una precisazione importante: Flynn è finito nei guai per falsa testimonianza. Il suo rapporto di scambio su sanzioni e Israele con il diplomatico russo non costituisce, di per sé, un reato. Troppo poco per prefigurare un’ipotesi di collusione tra il team di Trump e gli emissari del Cremlino. E infatti Mueller non lo ha fatto, sottolineano Trump e i suoi avvocati. Ma l’argomento del presidente può essere capovolto: se era tutto così «legittimo» e lineare, perché Flynn ha mentito?
Il marito di IvankaIl sospetto degli agenti federali è che l’ex generale volesse coprire una relazione più stretta con Mosca. Venerdì scorso, tv e giornali hanno pubblicato diverse indiscrezioni. L’emittente Abc ha corretto lo «scoop» che per qualche ora aveva affossato Wall Street. Flynn avrebbe riferito agli inquirenti che Trump lo spinse a contattare i russi non durante la campagna elettorale, ma dopo la vittoria alle elezioni. Come dire: dialogo politico, non ricerca di una sponda per danneggiare Hillary Clinton. L’altro nome che è uscito è quello di Jared Kushner, il genero-consigliere del presidente. Sarebbe lui il «very senior member» che avrebbe avallato le iniziative di Flynn. Mueller ha già interpellato il marito di Ivanka e, come riferisce la Cnn, all’inizio di novembre, gli ha chiesto, e ottenuto, documenti sui legami con i russi.
Offensiva contro il clanMueller potrebbe sfondare la linea difensiva del clan Trump. In queste ore la sua squadra sta verificando punto su punto tutte le dichiarazioni di Kushner al Congresso e agli stessi agenti federali. Se qualcosa non torna il giovane consigliere rischia la stessa incriminazione di Flynn. L’altro scenario è che Kushner abbia detto la verità o comunque che Mueller non riesca a dimostrare il contrario.
La terza tracciaEcco allora la terza traccia del super procuratore, forse un po’ troppo sottovalutata. Il 5 ottobre del 2017 George Papadopoulos, «uno dei cinque consiglieri di politica estera» di Trump (parole dello stesso candidato repubblicano) confessa anche lui di aver mentito all’Fbi. L’«advisor», 30 anni, racconta ai federali come si fosse procurato a Londra gli agganci con figure riconducibili a Mosca. Contribuì a organizzare l’incontro del 16 aprile del 2016. Quel giorno l’avvocata Natalia Veselnitskaya si presentò alla Trump Tower, promettendo rivelazioni interessanti su Hillary. Guidava la riunione Donald Trump jr, il primogenito del futuro presidente. C’erano, tra gli altri, Kushner e Paul Manafort, lobbista di Washington, sodale di «The Donald» da almeno vent’anni.
Neanche in questo caso sappiamo fino in fondo che cosa abbia rivelato Papadopoulos. Mueller ha seguito anche un’altra pista, incriminando il 31 ottobre Manafort e il suo socio Robert Gates per evasione fiscale, riciclaggio e violazione delle norme sull’attività lobbistica. Ma Manafort e Gates si sono dichiarati innocenti, sono agli arresti domiciliari e non starebbero cooperando con l’Fbi.
Mueller allarga la sua rete. Il summit alla Trump Tower, gli scambi con Kislyak sono episodi separati, casuali o il risultato di una strategia «collusiva» con Mosca? Questa, adesso, è la domanda.