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 2017  dicembre 03 Domenica calendario

Mentre l’Alfa Romeo fa festa Marchione minaccia: «L’addio della Ferrari alla F.1 è un’opzione seria»

Cupolone amaranto sul quale spicca in grande il marchio Alfa, il resto della vettura in bianco con inserti blu e, sul muso, ancora il Biscione. Eccolo, il primo concreto passo del ritorno dell’Alfa Romeo in F.1. Trent’anni dopo l’ultima apparizione come motorista delle Osella di Tarquini, Caffi e Fortini. Per svelare la livrea del 2018, Sergio Marchionne, grande regista dell’operazione, ha voluto una «festa». Nell’unico posto dove si può davvero capire la grandezza della Casa (ex) milanese: il suo museo ad Arese. 
FESTA Alfa è tornata. Prima in strada e poi in pista. Un processo durato due anni e mezzo passato attraverso il lancio di Giulia e di Stelvio per poi atterrare nei GP. «È un giorno di festa per due motivi – dice l’a.d. di Fca – perché la F.1 ritrova un marchio glorioso e l’Alfa il suo naturale palcoscenico». Al «battesimo» partecipano John Elkann, con la moglie Lavinia, Jean Todt, che rivendica di essere stato, quando era al timone della Ferrari, il primo a fornire i motori all’«amico» Peter Sauber. Era il 1997. Ci sono gli ex piloti di Alfa in F.1 e coi Prototipi Andrea De Adamich, Bruno Giacomelli, Mauro Baldi, Riccardo Patrese, ultimo a conquistare un podio a Monza ‘84 col Biscione sul petto, e Nicola Larini re del Dtm nel 1993 con la 155, capace di «imitare» Nuvolari, domando la terribile Nordschelife del Nürburgring. E poi c’è il boss della F.1, Chase Carey, al quale Marchionne indirizza un messaggio preciso, ovvero le nozze con Sauber non hanno ammorbidito la posizione politica. «La minaccia che la Ferrari esca dalla F.1 è seria – dice —. L’accordo di Alfa con Sauber scade nel 2020-21, quando potremmo uscire. Non possiamo rendere le F.1 tutte uguali al punto di non riconoscerle dal punto di vista tecnologico. Se è così, Ferrari prenderà altre strade e si porterà dietro Sauber». Magari andando in quella Formula E che è all’orizzonte? (Pare che una monoposto elettrica stazioni da un po’ di tempo a Balocco e ogni tanto faccia qualche giro). Quel che è chiaro che con due team, Marchionne ha raddoppiato il peso politico e può alzare ulteriormente la voce. 
REPLICA L’ospite americano accusa il colpo anche se è diplomatico nella risposta: «Semplificare non vuol dire svalutare la F.1, vogliamo la tecnologia, che ci siano motori Ferrari (perfettamente riconoscibili; n.d.r.) ma più semplici, economici e rumorosi. In linea di principio siamo d’accordo, dobbiamo lavorare sui dettagli», dice scuro in volto prima di dileguarsi. Tra i punti di frizione c’è pure il budget cap: «Sono il primo a tirare sulle spese, ma gestire un tetto è quasi impossibile, ci vuole che tutti siano molto onesti. E la vedo dura che uno possa controllare dall’esterno», spiega Marchionne. La stessa riduzione del numero dei motori (3 a stagione) rappresenta ai suoi occhi un controsenso: «Per disputare 21 GP con 3 motori, dobbiamo produrne molti di più per fissarne l’affidabilità. È la più grande cavolata sulla faccia della terra, abbiamo solo spostato il costo dai clienti ai produttori».
AFFARE Discorsi che esulano però dall’affare Sauber-Alfa, che coinvolge ancora la Ferrari. Da Maranello, (rappresentata ad Arese da Maurizio Arrivabene e Mattia Binotto) arriveranno le power unit: «Nel 2018 saranno ancora marchiate Ferrari, poi si vedrà», dice il presidente. Stesse versioni e identici step evolutivi delle rosse, che conserveranno il Quadrifoglio sulle fiancate («c’è un contratto, Alfa paga Ferrari per quel marchio»). Ma in Svizzera arriveranno pure cambi e sospensione posteriore e altri accessori delle power unit. E Marchionne lascia immaginare pure una migrazione di giovani ingegneri Ferrari verso Hinwil. Di acquisto in tutto o in parte del team per ora non si parla, ma in futuro, chissà...
PILOTI Nessuna sorpresa: dopo aver vinto la F.2, sarà Charles Leclerc, punta di diamante della Academy Ferrari, ad affiancare lo svedese Marcus Ericsson. Antonio Giovinazzi resta purtroppo in panchina: riserva in Ferrari, parteciperà a 6 sessioni di libere. «Il ragazzo è bravo, gli troveremo spazio», promette il presidente. Ma senza correre, rischia di arrugginirsi. 
OBIETTIVO «Che cosa pensano in Ferrari del ritorno Alfa? Che è una figata», dice Marchionne, il quale in attesa di un derby tra i due marchi che gli crei «un piacevole imbarazzo», detta la missione al progettista Sauber, Jorg Zander: «I motori ci sono, i piloti pure, mi aspetto una macchina competitiva». Impresa mica da ridere per chi ha conquistato 5 miseri punti su 20 GP. «Sappiamo da dove partiamo ma anche che Marchionne non è l’uomo più paziente al mondo – ammette il team principal Frederic Vasseur che accompagna ad Arese il proprietario Pascal Picci —. Dovremo darci una mossa». Auguri.