Corriere della Sera, 2 dicembre 2017
Il generale con 18 medaglie che urlava. «Hillary in prigione» può inchiodare il presidente
WASHINGTON Michael Flynn rischia cinque anni di galera. Con l’Fbi è meglio non scherzare, e soprattutto, non mentire. L’ex generale, 18 medaglie al valore militare, sarebbe pronto a trascinare formalmente nell’inchiesta il presidente Donald Trump e Jared Kushner, il suo genero-consigliere. L’Fbi ha concesso il patteggiamento, evidentemente in cambio di una piena collaborazione. L’offerta sembra accettata.
Flynn sostiene di non aver agito in maniera autonoma. Anzi avrebbe sempre chiesto e ottenuto l’avallo di qualcuno nel «team di transizione», prima di proseguire il dialogo con l’ambasciatore russo Sergey Kislyak. Una o forse più figure, non è ancora chiaro. Le indiscrezioni dei media americani circoscrivono il perimetro: Kushner o il presidente stesso. Non sembrano esserci molte altre possibilità. Da scartare il vice presidente Mike Pence, che anzi fu tenuto all’oscuro delle manovre di Flynn. Resta in sospeso la posizione dell’attuale ministro della Giustizia, Jeff Sessions, che ha incontrato anche lui un paio di volte Kislyak. Ma l’altro «pentito» di questa storia, George Papadopoulos, ha raccontato all’Fbi che Sessions sarebbe stato contrario a intrecci troppo diretti con gli agenti di Mosca.
Kushner, invece, ha seguito fin dall’inizio lo scenario mediorientale, offrendosi come mediatore tra Israele e Autorità palestinese. In quei giorni di fine dicembre era già in collegamento stretto con Benjamin Nethanyahu, premier di Israele e vecchio amico di famiglia dei Kushner. Nethanyahu fece il possibile per bloccare la risoluzione Onu che condannava i nuovi insediamenti israeliani nei Territori occupati. Ma nonostante l’impegno del team di Trump, la Russia votò a favore e gli Stati Uniti si astennero: la mozione fu approvata.
Ora la Casa Bianca prende le distanze da Flynn, ma Trump cercò di proteggerlo fino all’ultimo dalle indagini dell’allora direttore dell’Fbi, James Comey, poi licenziato.
L’ex generale si è avvicinato solo nel 2016 al tycoon, ma con fervore travolgente. Nato nel 1958 nel Rhode Island, sposato, due figli, ha speso trentatré anni nell’esercito. La sua specializzazione è l’intelligence, con esperienze dall’Afghanistan all’Iran. Può sembrare curioso, ma la sua ascesa verticale comincia con Barack Obama. Tornato a Washington scala le posizioni dei servizi segreti militari, fino a diventare direttore della Defense intelligence agency nel 2012. Ma entra in urto con la struttura e poi con lo stesso Obama che nel 2014 lo destituisce. Lascia l’esercito e forma una società di consulenza, la Flynn Intelligence Group, citata più volte nelle carte di Mueller. Intreccia relazioni con la Russia, compare diverse volte, in veste di esperto, nei programmi della tv di Stato RT; partecipa a una serata di gala, sul finire del 2015, sedendo allo stesso tavolo di Vladimir Putin. Ottimi i rapporti, anche questi sotto inchiesta, con affaristi turchi vicini al governo di Recep Tayyip Erdogan.
Nel 2016 coglie gli umori dell’opinione pubblica Usa, lanciandosi in una furibonda campagna anti-Islam. Uno dei suoi tweet più ripresi: «È razionale avere paura dell’Islam». Scrive un libro insieme con Michael Ledeen, The Field of Fight, sulla battaglia contro il «radicalismo islamico». Si fa notare da Trump che lo invita alla Convention repubblicana di Cleveland, nel luglio del 2016. Sul palco sembra il capo degli ultrà, guida il coro contro Hillary Clinton: «Lock her up», mettetela dentro.
Un profilo perfetto, nel mondo di Trump.
RIOTTA SULLA STAMPA DI STAMATTINA


Doveva essere un grande weekend per il presidente Donald Trump, con il Senato vicino ad approvare la sua riforma fiscale, contestata da vari economisti, ma che rappresenterà la prima legge importante del suo mandato. E anche il licenziamento dell’ormai detestato Segretario di Stato Tillerson, da rimpiazzare con il fedelissimo capo della Cia Pompeo, era atteso con ansia. Invece, la confessione del generale Michael Flynn, controverso consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump rimasto in carica appena tre settimane, rimette al centro della politica Usa il rapporto tra lo staff e la famiglia del presidente e i servizi russi e di altre potenze. Dollaro e mercati hanno perso quota, per poi recuperare nel pomeriggio.
Il compromesso
Il procuratore speciale Robert Mueller, austero ex capo dell’Fbi incaricato dell’inchiesta sul dossier, cosiddetto Russiagate, per le interferenze del Cremlino nella campagna per la Casa Bianca 2016, ha offerto un compromesso nitido a Flynn. Se l’ex generale avesse confessato di aver mentito agli agenti federali sui rapporti con la Russia a proposito di sanzioni anti Putin e di una risoluzione Onu contro Israele, lo avrebbe incriminato solo sulle menzogne (pena fino a 5 anni), salvandolo dal reato di aver agito da lobbista con Paesi stranieri senza autorizzazione e altre più pesanti accuse. Inoltre Mueller lascia fuori dalla sua indagine il figlio di Flynn, estremista scapestrato che s’è ficcato in guai che possono costargli caro.
Secondo i giuristi Bradley Moss e Renato Mariotti, Mueller ha fama di essere molto «avaro» in questi accordi penali con gli imputati, dunque se ha ridotto le incriminazioni a Flynn è in cambio «di sue testimonianze contro personaggi di maggiore, non minore, rilievo nell’inchiesta».
Il cerchio si stringe
Primo a indicare che il «personaggio di rilievo» cui punta Mueller potrebbe essere lo stesso presidente, arriva Brian Ross di Abc news, persuaso che Flynn accuserà direttamente Trump di avergli chiesto una mediazione, segreta e illegale, con l’ambasciatore russo Kislyak su sanzioni a Mosca e dati anti Hillary Clinton. Kislyak ha, nel frattempo, lasciato gli Stati Uniti, richiamato da Putin, mentre il collega all’Onu Churkin è improvvisamente deceduto a 64 ann, portando così a sei il numero di alti diplomatici russi morti di botto, a ridosso del Russiagate.
Intercettazioni dirette
Trump ha lasciato che il suo legale, Ty Cobb, prendesse le distanze da Flynn con nonchalance, «le stesse bugie raccontate all’Fbi, Flynn le aveva raccontate anche al vicepresidente eletto Pence», ma l’aria resta pesante. Perché l’Fbi, allora diretto da James Comey, poi licenziato in tronco da Trump, aveva messo sotto controllo le linee legate ai russi e quindi contesta a Flynn intercettazioni dirette dei colloqui. L’inchiesta aveva già travolto tre uomini della campagna di Trump, tra cui Paul Manafort, ex numero 1 del team, ma Flynn è il primo membro dell’amministrazione nella rete di Mueller.
Il ruolo di Kushner
Che accadrà ora? Flynn potrebbe accusare Kushner, il genero e consigliere di Trump che varie fonti sospettano come fonte delle pressioni pro Israele. Altri ritengono invece che proprio i russi abbiano fatto il doppio gioco sulla risoluzione Onu, per incastrare i collaboratori di Trump, debuttanti nel Grande Gioco Intrigo Internazionale. Mueller tiene comunque Flynn in pugno, perché la legge gli consente, qualora non collaborasse come concordato, di ricusare, durante le indagini o in tribunale, il patto, rovesciando ancora sull’ex generale reati capaci di mandarlo dietro le sbarre, trame illegali con la Turchia, lobby clandestine, reati fiscali e finanziari.
Sotto pressione
Donald Trump si è astenuto dall’uso del social media Twitter, arma preferita quando va sotto pressione. L’ex capo Fbi Comey twitta invece un versetto della Bibbia, dal libro di Amos, 5:24: «Piuttosto scorra come acqua il Diritto/ e la Giustizia come un torrente perenne» e non occorre una laurea in esegesi biblica per riconoscerne l’aspra polemica contro la Casa Bianca.
Wall Street
Trump sa bene sopravvivere al clima d’assedio mobilitando la base che lo sostiene, minoritaria nel Paese, forte in potenza alle urne. Wall Street resta ottimista su tagli fiscali e ripresa, ma processi, intrighi, sospetti, accuse, veleni non permettono al presidente di concentrarsi a governare la superpotenza garante della stabilità dal 1945, mentre Putin e Xi Jinping cercano nuovi equilibri e il crescente vuoto strategico di leadership preoccupa, Washington e il mondo.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Doveva essere un grande weekend per il presidente Donald Trump, con il Senato vicino ad approvare la sua riforma fiscale, contestata da vari economisti, ma che rappresenterà la prima legge importante del suo mandato. E anche il licenziamento dell’ormai detestato Segretario di Stato Tillerson, da rimpiazzare con il fedelissimo capo della Cia Pompeo, era atteso con ansia. Invece, la confessione del generale Michael Flynn, controverso consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump rimasto in carica appena tre settimane, rimette al centro della politica Usa il rapporto tra lo staff e la famiglia del presidente e i servizi russi e di altre potenze. Dollaro e mercati hanno perso quota, per poi recuperare nel pomeriggio.
Il compromesso
Il procuratore speciale Robert Mueller, austero ex capo dell’Fbi incaricato dell’inchiesta sul dossier, cosiddetto Russiagate, per le interferenze del Cremlino nella campagna per la Casa Bianca 2016, ha offerto un compromesso nitido a Flynn. Se l’ex generale avesse confessato di aver mentito agli agenti federali sui rapporti con la Russia a proposito di sanzioni anti Putin e di una risoluzione Onu contro Israele, lo avrebbe incriminato solo sulle menzogne (pena fino a 5 anni), salvandolo dal reato di aver agito da lobbista con Paesi stranieri senza autorizzazione e altre più pesanti accuse. Inoltre Mueller lascia fuori dalla sua indagine il figlio di Flynn, estremista scapestrato che s’è ficcato in guai che possono costargli caro.
Secondo i giuristi Bradley Moss e Renato Mariotti, Mueller ha fama di essere molto «avaro» in questi accordi penali con gli imputati, dunque se ha ridotto le incriminazioni a Flynn è in cambio «di sue testimonianze contro personaggi di maggiore, non minore, rilievo nell’inchiesta».
Il cerchio si stringe
Primo a indicare che il «personaggio di rilievo» cui punta Mueller potrebbe essere lo stesso presidente, arriva Brian Ross di Abc news, persuaso che Flynn accuserà direttamente Trump di avergli chiesto una mediazione, segreta e illegale, con l’ambasciatore russo Kislyak su sanzioni a Mosca e dati anti Hillary Clinton. Kislyak ha, nel frattempo, lasciato gli Stati Uniti, richiamato da Putin, mentre il collega all’Onu Churkin è improvvisamente deceduto a 64 ann, portando così a sei il numero di alti diplomatici russi morti di botto, a ridosso del Russiagate.
Intercettazioni dirette
Trump ha lasciato che il suo legale, Ty Cobb, prendesse le distanze da Flynn con nonchalance, «le stesse bugie raccontate all’Fbi, Flynn le aveva raccontate anche al vicepresidente eletto Pence», ma l’aria resta pesante. Perché l’Fbi, allora diretto da James Comey, poi licenziato in tronco da Trump, aveva messo sotto controllo le linee legate ai russi e quindi contesta a Flynn intercettazioni dirette dei colloqui. L’inchiesta aveva già travolto tre uomini della campagna di Trump, tra cui Paul Manafort, ex numero 1 del team, ma Flynn è il primo membro dell’amministrazione nella rete di Mueller.
Il ruolo di Kushner
Che accadrà ora? Flynn potrebbe accusare Kushner, il genero e consigliere di Trump che varie fonti sospettano come fonte delle pressioni pro Israele. Altri ritengono invece che proprio i russi abbiano fatto il doppio gioco sulla risoluzione Onu, per incastrare i collaboratori di Trump, debuttanti nel Grande Gioco Intrigo Internazionale. Mueller tiene comunque Flynn in pugno, perché la legge gli consente, qualora non collaborasse come concordato, di ricusare, durante le indagini o in tribunale, il patto, rovesciando ancora sull’ex generale reati capaci di mandarlo dietro le sbarre, trame illegali con la Turchia, lobby clandestine, reati fiscali e finanziari.
Sotto pressione
Donald Trump si è astenuto dall’uso del social media Twitter, arma preferita quando va sotto pressione. L’ex capo Fbi Comey twitta invece un versetto della Bibbia, dal libro di Amos, 5:24: «Piuttosto scorra come acqua il Diritto/ e la Giustizia come un torrente perenne» e non occorre una laurea in esegesi biblica per riconoscerne l’aspra polemica contro la Casa Bianca.
Wall Street
Trump sa bene sopravvivere al clima d’assedio mobilitando la base che lo sostiene, minoritaria nel Paese, forte in potenza alle urne. Wall Street resta ottimista su tagli fiscali e ripresa, ma processi, intrighi, sospetti, accuse, veleni non permettono al presidente di concentrarsi a governare la superpotenza garante della stabilità dal 1945, mentre Putin e Xi Jinping cercano nuovi equilibri e il crescente vuoto strategico di leadership preoccupa, Washington e il mondo.
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Doveva essere un grande weekend per il presidente Donald Trump, con il Senato vicino ad approvare la sua riforma fiscale, contestata da vari economisti, ma che rappresenterà la prima legge importante del suo mandato. E anche il licenziamento dell’ormai detestato Segretario di Stato Tillerson, da rimpiazzare con il fedelissimo capo della Cia Pompeo, era atteso con ansia. Invece, la confessione del generale Michael Flynn, controverso consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump rimasto in carica appena tre settimane, rimette al centro della politica Usa il rapporto tra lo staff e la famiglia del presidente e i servizi russi e di altre potenze. Dollaro e mercati hanno perso quota, per poi recuperare nel pomeriggio.
Il compromesso
Il procuratore speciale Robert Mueller, austero ex capo dell’Fbi incaricato dell’inchiesta sul dossier, cosiddetto Russiagate, per le interferenze del Cremlino nella campagna per la Casa Bianca 2016, ha offerto un compromesso nitido a Flynn. Se l’ex generale avesse confessato di aver mentito agli agenti federali sui rapporti con la Russia a proposito di sanzioni anti Putin e di una risoluzione Onu contro Israele, lo avrebbe incriminato solo sulle menzogne (pena fino a 5 anni), salvandolo dal reato di aver agito da lobbista con Paesi stranieri senza autorizzazione e altre più pesanti accuse. Inoltre Mueller lascia fuori dalla sua indagine il figlio di Flynn, estremista scapestrato che s’è ficcato in guai che possono costargli caro.
Secondo i giuristi Bradley Moss e Renato Mariotti, Mueller ha fama di essere molto «avaro» in questi accordi penali con gli imputati, dunque se ha ridotto le incriminazioni a Flynn è in cambio «di sue testimonianze contro personaggi di maggiore, non minore, rilievo nell’inchiesta».
Il cerchio si stringe
Primo a indicare che il «personaggio di rilievo» cui punta Mueller potrebbe essere lo stesso presidente, arriva Brian Ross di Abc news, persuaso che Flynn accuserà direttamente Trump di avergli chiesto una mediazione, segreta e illegale, con l’ambasciatore russo Kislyak su sanzioni a Mosca e dati anti Hillary Clinton. Kislyak ha, nel frattempo, lasciato gli Stati Uniti, richiamato da Putin, mentre il collega all’Onu Churkin è improvvisamente deceduto a 64 ann, portando così a sei il numero di alti diplomatici russi morti di botto, a ridosso del Russiagate.
Intercettazioni dirette
Trump ha lasciato che il suo legale, Ty Cobb, prendesse le distanze da Flynn con nonchalance, «le stesse bugie raccontate all’Fbi, Flynn le aveva raccontate anche al vicepresidente eletto Pence», ma l’aria resta pesante. Perché l’Fbi, allora diretto da James Comey, poi licenziato in tronco da Trump, aveva messo sotto controllo le linee legate ai russi e quindi contesta a Flynn intercettazioni dirette dei colloqui. L’inchiesta aveva già travolto tre uomini della campagna di Trump, tra cui Paul Manafort, ex numero 1 del team, ma Flynn è il primo membro dell’amministrazione nella rete di Mueller.
Il ruolo di Kushner
Che accadrà ora? Flynn potrebbe accusare Kushner, il genero e consigliere di Trump che varie fonti sospettano come fonte delle pressioni pro Israele. Altri ritengono invece che proprio i russi abbiano fatto il doppio gioco sulla risoluzione Onu, per incastrare i collaboratori di Trump, debuttanti nel Grande Gioco Intrigo Internazionale. Mueller tiene comunque Flynn in pugno, perché la legge gli consente, qualora non collaborasse come concordato, di ricusare, durante le indagini o in tribunale, il patto, rovesciando ancora sull’ex generale reati capaci di mandarlo dietro le sbarre, trame illegali con la Turchia, lobby clandestine, reati fiscali e finanziari.
Sotto pressione
Donald Trump si è astenuto dall’uso del social media Twitter, arma preferita quando va sotto pressione. L’ex capo Fbi Comey twitta invece un versetto della Bibbia, dal libro di Amos, 5:24: «Piuttosto scorra come acqua il Diritto/ e la Giustizia come un torrente perenne» e non occorre una laurea in esegesi biblica per riconoscerne l’aspra polemica contro la Casa Bianca.
Wall Street
Trump sa bene sopravvivere al clima d’assedio mobilitando la base che lo sostiene, minoritaria nel Paese, forte in potenza alle urne. Wall Street resta ottimista su tagli fiscali e ripresa, ma processi, intrighi, sospetti, accuse, veleni non permettono al presidente di concentrarsi a governare la superpotenza garante della stabilità dal 1945, mentre Putin e Xi Jinping cercano nuovi equilibri e il crescente vuoto strategico di leadership preoccupa, Washington e il mondo.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Doveva essere un grande weekend per il presidente Donald Trump, con il Senato vicino ad approvare la sua riforma fiscale, contestata da vari economisti, ma che rappresenterà la prima legge importante del suo mandato. E anche il licenziamento dell’ormai detestato Segretario di Stato Tillerson, da rimpiazzare con il fedelissimo capo della Cia Pompeo, era atteso con ansia. Invece, la confessione del generale Michael Flynn, controverso consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump rimasto in carica appena tre settimane, rimette al centro della politica Usa il rapporto tra lo staff e la famiglia del presidente e i servizi russi e di altre potenze. Dollaro e mercati hanno perso quota, per poi recuperare nel pomeriggio.
Il compromesso
Il procuratore speciale Robert Mueller, austero ex capo dell’Fbi incaricato dell’inchiesta sul dossier, cosiddetto Russiagate, per le interferenze del Cremlino nella campagna per la Casa Bianca 2016, ha offerto un compromesso nitido a Flynn. Se l’ex generale avesse confessato di aver mentito agli agenti federali sui rapporti con la Russia a proposito di sanzioni anti Putin e di una risoluzione Onu contro Israele, lo avrebbe incriminato solo sulle menzogne (pena fino a 5 anni), salvandolo dal reato di aver agito da lobbista con Paesi stranieri senza autorizzazione e altre più pesanti accuse. Inoltre Mueller lascia fuori dalla sua indagine il figlio di Flynn, estremista scapestrato che s’è ficcato in guai che possono costargli caro.
Secondo i giuristi Bradley Moss e Renato Mariotti, Mueller ha fama di essere molto «avaro» in questi accordi penali con gli imputati, dunque se ha ridotto le incriminazioni a Flynn è in cambio «di sue testimonianze contro personaggi di maggiore, non minore, rilievo nell’inchiesta».
Il cerchio si stringe
Primo a indicare che il «personaggio di rilievo» cui punta Mueller potrebbe essere lo stesso presidente, arriva Brian Ross di Abc news, persuaso che Flynn accuserà direttamente Trump di avergli chiesto una mediazione, segreta e illegale, con l’ambasciatore russo Kislyak su sanzioni a Mosca e dati anti Hillary Clinton. Kislyak ha, nel frattempo, lasciato gli Stati Uniti, richiamato da Putin, mentre il collega all’Onu Churkin è improvvisamente deceduto a 64 ann, portando così a sei il numero di alti diplomatici russi morti di botto, a ridosso del Russiagate.
Intercettazioni dirette
Trump ha lasciato che il suo legale, Ty Cobb, prendesse le distanze da Flynn con nonchalance, «le stesse bugie raccontate all’Fbi, Flynn le aveva raccontate anche al vicepresidente eletto Pence», ma l’aria resta pesante. Perché l’Fbi, allora diretto da James Comey, poi licenziato in tronco da Trump, aveva messo sotto controllo le linee legate ai russi e quindi contesta a Flynn intercettazioni dirette dei colloqui. L’inchiesta aveva già travolto tre uomini della campagna di Trump, tra cui Paul Manafort, ex numero 1 del team, ma Flynn è il primo membro dell’amministrazione nella rete di Mueller.
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Che accadrà ora? Flynn potrebbe accusare Kushner, il genero e consigliere di Trump che varie fonti sospettano come fonte delle pressioni pro Israele. Altri ritengono invece che proprio i russi abbiano fatto il doppio gioco sulla risoluzione Onu, per incastrare i collaboratori di Trump, debuttanti nel Grande Gioco Intrigo Internazionale. Mueller tiene comunque Flynn in pugno, perché la legge gli consente, qualora non collaborasse come concordato, di ricusare, durante le indagini o in tribunale, il patto, rovesciando ancora sull’ex generale reati capaci di mandarlo dietro le sbarre, trame illegali con la Turchia, lobby clandestine, reati fiscali e finanziari.
Sotto pressione
Donald Trump si è astenuto dall’uso del social media Twitter, arma preferita quando va sotto pressione. L’ex capo Fbi Comey twitta invece un versetto della Bibbia, dal libro di Amos, 5:24: «Piuttosto scorra come acqua il Diritto/ e la Giustizia come un torrente perenne» e non occorre una laurea in esegesi biblica per riconoscerne l’aspra polemica contro la Casa Bianca.
Wall Street
Trump sa bene sopravvivere al clima d’assedio mobilitando la base che lo sostiene, minoritaria nel Paese, forte in potenza alle urne. Wall Street resta ottimista su tagli fiscali e ripresa, ma processi, intrighi, sospetti, accuse, veleni non permettono al presidente di concentrarsi a governare la superpotenza garante della stabilità dal 1945, mentre Putin e Xi Jinping cercano nuovi equilibri e il crescente vuoto strategico di leadership preoccupa, Washington e il mondo.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Doveva essere un grande weekend per il presidente Donald Trump, con il Senato vicino ad approvare la sua riforma fiscale, contestata da vari economisti, ma che rappresenterà la prima legge importante del suo mandato. E anche il licenziamento dell’ormai detestato Segretario di Stato Tillerson, da rimpiazzare con il fedelissimo capo della Cia Pompeo, era atteso con ansia. Invece, la confessione del generale Michael Flynn, controverso consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump rimasto in carica appena tre settimane, rimette al centro della politica Usa il rapporto tra lo staff e la famiglia del presidente e i servizi russi e di altre potenze. Dollaro e mercati hanno perso quota, per poi recuperare nel pomeriggio.
Il compromesso
Il procuratore speciale Robert Mueller, austero ex capo dell’Fbi incaricato dell’inchiesta sul dossier, cosiddetto Russiagate, per le interferenze del Cremlino nella campagna per la Casa Bianca 2016, ha offerto un compromesso nitido a Flynn. Se l’ex generale avesse confessato di aver mentito agli agenti federali sui rapporti con la Russia a proposito di sanzioni anti Putin e di una risoluzione Onu contro Israele, lo avrebbe incriminato solo sulle menzogne (pena fino a 5 anni), salvandolo dal reato di aver agito da lobbista con Paesi stranieri senza autorizzazione e altre più pesanti accuse. Inoltre Mueller lascia fuori dalla sua indagine il figlio di Flynn, estremista scapestrato che s’è ficcato in guai che possono costargli caro.
Secondo i giuristi Bradley Moss e Renato Mariotti, Mueller ha fama di essere molto «avaro» in questi accordi penali con gli imputati, dunque se ha ridotto le incriminazioni a Flynn è in cambio «di sue testimonianze contro personaggi di maggiore, non minore, rilievo nell’inchiesta».
Il cerchio si stringe
Primo a indicare che il «personaggio di rilievo» cui punta Mueller potrebbe essere lo stesso presidente, arriva Brian Ross di Abc news, persuaso che Flynn accuserà direttamente Trump di avergli chiesto una mediazione, segreta e illegale, con l’ambasciatore russo Kislyak su sanzioni a Mosca e dati anti Hillary Clinton. Kislyak ha, nel frattempo, lasciato gli Stati Uniti, richiamato da Putin, mentre il collega all’Onu Churkin è improvvisamente deceduto a 64 ann, portando così a sei il numero di alti diplomatici russi morti di botto, a ridosso del Russiagate.
Intercettazioni dirette
Trump ha lasciato che il suo legale, Ty Cobb, prendesse le distanze da Flynn con nonchalance, «le stesse bugie raccontate all’Fbi, Flynn le aveva raccontate anche al vicepresidente eletto Pence», ma l’aria resta pesante. Perché l’Fbi, allora diretto da James Comey, poi licenziato in tronco da Trump, aveva messo sotto controllo le linee legate ai russi e quindi contesta a Flynn intercettazioni dirette dei colloqui. L’inchiesta aveva già travolto tre uomini della campagna di Trump, tra cui Paul Manafort, ex numero 1 del team, ma Flynn è il primo membro dell’amministrazione nella rete di Mueller.
Il ruolo di Kushner
Che accadrà ora? Flynn potrebbe accusare Kushner, il genero e consigliere di Trump che varie fonti sospettano come fonte delle pressioni pro Israele. Altri ritengono invece che proprio i russi abbiano fatto il doppio gioco sulla risoluzione Onu, per incastrare i collaboratori di Trump, debuttanti nel Grande Gioco Intrigo Internazionale. Mueller tiene comunque Flynn in pugno, perché la legge gli consente, qualora non collaborasse come concordato, di ricusare, durante le indagini o in tribunale, il patto, rovesciando ancora sull’ex generale reati capaci di mandarlo dietro le sbarre, trame illegali con la Turchia, lobby clandestine, reati fiscali e finanziari.
Sotto pressione
Donald Trump si è astenuto dall’uso del social media Twitter, arma preferita quando va sotto pressione. L’ex capo Fbi Comey twitta invece un versetto della Bibbia, dal libro di Amos, 5:24: «Piuttosto scorra come acqua il Diritto/ e la Giustizia come un torrente perenne» e non occorre una laurea in esegesi biblica per riconoscerne l’aspra polemica contro la Casa Bianca.
Wall Street
Trump sa bene sopravvivere al clima d’assedio mobilitando la base che lo sostiene, minoritaria nel Paese, forte in potenza alle urne. Wall Street resta ottimista su tagli fiscali e ripresa, ma processi, intrighi, sospetti, accuse, veleni non permettono al presidente di concentrarsi a governare la superpotenza garante della stabilità dal 1945, mentre Putin e Xi Jinping cercano nuovi equilibri e il crescente vuoto strategico di leadership preoccupa, Washington e il mondo.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Doveva essere un grande weekend per il presidente Donald Trump, con il Senato vicino ad approvare la sua riforma fiscale, contestata da vari economisti, ma che rappresenterà la prima legge importante del suo mandato. E anche il licenziamento dell’ormai detestato Segretario di Stato Tillerson, da rimpiazzare con il fedelissimo capo della Cia Pompeo, era atteso con ansia. Invece, la confessione del generale Michael Flynn, controverso consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump rimasto in carica appena tre settimane, rimette al centro della politica Usa il rapporto tra lo staff e la famiglia del presidente e i servizi russi e di altre potenze. Dollaro e mercati hanno perso quota, per poi recuperare nel pomeriggio.
Il compromesso
Il procuratore speciale Robert Mueller, austero ex capo dell’Fbi incaricato dell’inchiesta sul dossier, cosiddetto Russiagate, per le interferenze del Cremlino nella campagna per la Casa Bianca 2016, ha offerto un compromesso nitido a Flynn. Se l’ex generale avesse confessato di aver mentito agli agenti federali sui rapporti con la Russia a proposito di sanzioni anti Putin e di una risoluzione Onu contro Israele, lo avrebbe incriminato solo sulle menzogne (pena fino a 5 anni), salvandolo dal reato di aver agito da lobbista con Paesi stranieri senza autorizzazione e altre più pesanti accuse. Inoltre Mueller lascia fuori dalla sua indagine il figlio di Flynn, estremista scapestrato che s’è ficcato in guai che possono costargli caro.
Secondo i giuristi Bradley Moss e Renato Mariotti, Mueller ha fama di essere molto «avaro» in questi accordi penali con gli imputati, dunque se ha ridotto le incriminazioni a Flynn è in cambio «di sue testimonianze contro personaggi di maggiore, non minore, rilievo nell’inchiesta».
Il cerchio si stringe
Primo a indicare che il «personaggio di rilievo» cui punta Mueller potrebbe essere lo stesso presidente, arriva Brian Ross di Abc news, persuaso che Flynn accuserà direttamente Trump di avergli chiesto una mediazione, segreta e illegale, con l’ambasciatore russo Kislyak su sanzioni a Mosca e dati anti Hillary Clinton. Kislyak ha, nel frattempo, lasciato gli Stati Uniti, richiamato da Putin, mentre il collega all’Onu Churkin è improvvisamente deceduto a 64 ann, portando così a sei il numero di alti diplomatici russi morti di botto, a ridosso del Russiagate.
Intercettazioni dirette
Trump ha lasciato che il suo legale, Ty Cobb, prendesse le distanze da Flynn con nonchalance, «le stesse bugie raccontate all’Fbi, Flynn le aveva raccontate anche al vicepresidente eletto Pence», ma l’aria resta pesante. Perché l’Fbi, allora diretto da James Comey, poi licenziato in tronco da Trump, aveva messo sotto controllo le linee legate ai russi e quindi contesta a Flynn intercettazioni dirette dei colloqui. L’inchiesta aveva già travolto tre uomini della campagna di Trump, tra cui Paul Manafort, ex numero 1 del team, ma Flynn è il primo membro dell’amministrazione nella rete di Mueller.
Il ruolo di Kushner
Che accadrà ora? Flynn potrebbe accusare Kushner, il genero e consigliere di Trump che varie fonti sospettano come fonte delle pressioni pro Israele. Altri ritengono invece che proprio i russi abbiano fatto il doppio gioco sulla risoluzione Onu, per incastrare i collaboratori di Trump, debuttanti nel Grande Gioco Intrigo Internazionale. Mueller tiene comunque Flynn in pugno, perché la legge gli consente, qualora non collaborasse come concordato, di ricusare, durante le indagini o in tribunale, il patto, rovesciando ancora sull’ex generale reati capaci di mandarlo dietro le sbarre, trame illegali con la Turchia, lobby clandestine, reati fiscali e finanziari.
Sotto pressione
Donald Trump si è astenuto dall’uso del social media Twitter, arma preferita quando va sotto pressione. L’ex capo Fbi Comey twitta invece un versetto della Bibbia, dal libro di Amos, 5:24: «Piuttosto scorra come acqua il Diritto/ e la Giustizia come un torrente perenne» e non occorre una laurea in esegesi biblica per riconoscerne l’aspra polemica contro la Casa Bianca.
Wall Street
Trump sa bene sopravvivere al clima d’assedio mobilitando la base che lo sostiene, minoritaria nel Paese, forte in potenza alle urne. Wall Street resta ottimista su tagli fiscali e ripresa, ma processi, intrighi, sospetti, accuse, veleni non permettono al presidente di concentrarsi a governare la superpotenza garante della stabilità dal 1945, mentre Putin e Xi Jinping cercano nuovi equilibri e il crescente vuoto strategico di leadership preoccupa, Washington e il mondo.
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Il compromesso
Il procuratore speciale Robert Mueller, austero ex capo dell’Fbi incaricato dell’inchiesta sul dossier, cosiddetto Russiagate, per le interferenze del Cremlino nella campagna per la Casa Bianca 2016, ha offerto un compromesso nitido a Flynn. Se l’ex generale avesse confessato di aver mentito agli agenti federali sui rapporti con la Russia a proposito di sanzioni anti Putin e di una risoluzione Onu contro Israele, lo avrebbe incriminato solo sulle menzogne (pena fino a 5 anni), salvandolo dal reato di aver agito da lobbista con Paesi stranieri senza autorizzazione e altre più pesanti accuse. Inoltre Mueller lascia fuori dalla sua indagine il figlio di Flynn, estremista scapestrato che s’è ficcato in guai che possono costargli caro.
Secondo i giuristi Bradley Moss e Renato Mariotti, Mueller ha fama di essere molto «avaro» in questi accordi penali con gli imputati, dunque se ha ridotto le incriminazioni a Flynn è in cambio «di sue testimonianze contro personaggi di maggiore, non minore, rilievo nell’inchiesta».
Il cerchio si stringe
Primo a indicare che il «personaggio di rilievo» cui punta Mueller potrebbe essere lo stesso presidente, arriva Brian Ross di Abc news, persuaso che Flynn accuserà direttamente Trump di avergli chiesto una mediazione, segreta e illegale, con l’ambasciatore russo Kislyak su sanzioni a Mosca e dati anti Hillary Clinton. Kislyak ha, nel frattempo, lasciato gli Stati Uniti, richiamato da Putin, mentre il collega all’Onu Churkin è improvvisamente deceduto a 64 ann, portando così a sei il numero di alti diplomatici russi morti di botto, a ridosso del Russiagate.
Intercettazioni dirette
Trump ha lasciato che il suo legale, Ty Cobb, prendesse le distanze da Flynn con nonchalance, «le stesse bugie raccontate all’Fbi, Flynn le aveva raccontate anche al vicepresidente eletto Pence», ma l’aria resta pesante. Perché l’Fbi, allora diretto da James Comey, poi licenziato in tronco da Trump, aveva messo sotto controllo le linee legate ai russi e quindi contesta a Flynn intercettazioni dirette dei colloqui. L’inchiesta aveva già travolto tre uomini della campagna di Trump, tra cui Paul Manafort, ex numero 1 del team, ma Flynn è il primo membro dell’amministrazione nella rete di Mueller.
Il ruolo di Kushner
Che accadrà ora? Flynn potrebbe accusare Kushner, il genero e consigliere di Trump che varie fonti sospettano come fonte delle pressioni pro Israele. Altri ritengono invece che proprio i russi abbiano fatto il doppio gioco sulla risoluzione Onu, per incastrare i collaboratori di Trump, debuttanti nel Grande Gioco Intrigo Internazionale. Mueller tiene comunque Flynn in pugno, perché la legge gli consente, qualora non collaborasse come concordato, di ricusare, durante le indagini o in tribunale, il patto, rovesciando ancora sull’ex generale reati capaci di mandarlo dietro le sbarre, trame illegali con la Turchia, lobby clandestine, reati fiscali e finanziari.
Sotto pressione
Donald Trump si è astenuto dall’uso del social media Twitter, arma preferita quando va sotto pressione. L’ex capo Fbi Comey twitta invece un versetto della Bibbia, dal libro di Amos, 5:24: «Piuttosto scorra come acqua il Diritto/ e la Giustizia come un torrente perenne» e non occorre una laurea in esegesi biblica per riconoscerne l’aspra polemica contro la Casa Bianca.
Wall Street
Trump sa bene sopravvivere al clima d’assedio mobilitando la base che lo sostiene, minoritaria nel Paese, forte in potenza alle urne. Wall Street resta ottimista su tagli fiscali e ripresa, ma processi, intrighi, sospetti, accuse, veleni non permettono al presidente di concentrarsi a governare la superpotenza garante della stabilità dal 1945, mentre Putin e Xi Jinping cercano nuovi equilibri e il crescente vuoto strategico di leadership preoccupa, Washington e il mondo.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Doveva essere un grande weekend per il presidente Donald Trump, con il Senato vicino ad approvare la sua riforma fiscale, contestata da vari economisti, ma che rappresenterà la prima legge importante del suo mandato. E anche il licenziamento dell’ormai detestato Segretario di Stato Tillerson, da rimpiazzare con il fedelissimo capo della Cia Pompeo, era atteso con ansia. Invece, la confessione del generale Michael Flynn, controverso consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump rimasto in carica appena tre settimane, rimette al centro della politica Usa il rapporto tra lo staff e la famiglia del presidente e i servizi russi e di altre potenze. Dollaro e mercati hanno perso quota, per poi recuperare nel pomeriggio.
Il compromesso
Il procuratore speciale Robert Mueller, austero ex capo dell’Fbi incaricato dell’inchiesta sul dossier, cosiddetto Russiagate, per le interferenze del Cremlino nella campagna per la Casa Bianca 2016, ha offerto un compromesso nitido a Flynn. Se l’ex generale avesse confessato di aver mentito agli agenti federali sui rapporti con la Russia a proposito di sanzioni anti Putin e di una risoluzione Onu contro Israele, lo avrebbe incriminato solo sulle menzogne (pena fino a 5 anni), salvandolo dal reato di aver agito da lobbista con Paesi stranieri senza autorizzazione e altre più pesanti accuse. Inoltre Mueller lascia fuori dalla sua indagine il figlio di Flynn, estremista scapestrato che s’è ficcato in guai che possono costargli caro.
Secondo i giuristi Bradley Moss e Renato Mariotti, Mueller ha fama di essere molto «avaro» in questi accordi penali con gli imputati, dunque se ha ridotto le incriminazioni a Flynn è in cambio «di sue testimonianze contro personaggi di maggiore, non minore, rilievo nell’inchiesta».
Il cerchio si stringe
Primo a indicare che il «personaggio di rilievo» cui punta Mueller potrebbe essere lo stesso presidente, arriva Brian Ross di Abc news, persuaso che Flynn accuserà direttamente Trump di avergli chiesto una mediazione, segreta e illegale, con l’ambasciatore russo Kislyak su sanzioni a Mosca e dati anti Hillary Clinton. Kislyak ha, nel frattempo, lasciato gli Stati Uniti, richiamato da Putin, mentre il collega all’Onu Churkin è improvvisamente deceduto a 64 ann, portando così a sei il numero di alti diplomatici russi morti di botto, a ridosso del Russiagate.
Intercettazioni dirette
Trump ha lasciato che il suo legale, Ty Cobb, prendesse le distanze da Flynn con nonchalance, «le stesse bugie raccontate all’Fbi, Flynn le aveva raccontate anche al vicepresidente eletto Pence», ma l’aria resta pesante. Perché l’Fbi, allora diretto da James Comey, poi licenziato in tronco da Trump, aveva messo sotto controllo le linee legate ai russi e quindi contesta a Flynn intercettazioni dirette dei colloqui. L’inchiesta aveva già travolto tre uomini della campagna di Trump, tra cui Paul Manafort, ex numero 1 del team, ma Flynn è il primo membro dell’amministrazione nella rete di Mueller.
Il ruolo di Kushner
Che accadrà ora? Flynn potrebbe accusare Kushner, il genero e consigliere di Trump che varie fonti sospettano come fonte delle pressioni pro Israele. Altri ritengono invece che proprio i russi abbiano fatto il doppio gioco sulla risoluzione Onu, per incastrare i collaboratori di Trump, debuttanti nel Grande Gioco Intrigo Internazionale. Mueller tiene comunque Flynn in pugno, perché la legge gli consente, qualora non collaborasse come concordato, di ricusare, durante le indagini o in tribunale, il patto, rovesciando ancora sull’ex generale reati capaci di mandarlo dietro le sbarre, trame illegali con la Turchia, lobby clandestine, reati fiscali e finanziari.
Sotto pressione
Donald Trump si è astenuto dall’uso del social media Twitter, arma preferita quando va sotto pressione. L’ex capo Fbi Comey twitta invece un versetto della Bibbia, dal libro di Amos, 5:24: «Piuttosto scorra come acqua il Diritto/ e la Giustizia come un torrente perenne» e non occorre una laurea in esegesi biblica per riconoscerne l’aspra polemica contro la Casa Bianca.
Wall Street
Trump sa bene sopravvivere al clima d’assedio mobilitando la base che lo sostiene, minoritaria nel Paese, forte in potenza alle urne. Wall Street resta ottimista su tagli fiscali e ripresa, ma processi, intrighi, sospetti, accuse, veleni non permettono al presidente di concentrarsi a governare la superpotenza garante della stabilità dal 1945, mentre Putin e Xi Jinping cercano nuovi equilibri e il crescente vuoto strategico di leadership preoccupa, Washington e il mondo.
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