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 2017  dicembre 01 Venerdì calendario

Alibaba, corsa del mercato per il «Matusalem bond»

Negli ultimi anni alcuni grandi soggetti come Apple, Microsoft, Google, Amazon e Facebook si sono affermati come soggetti dominanti nel promettente mercato della tecnologia. Saranno in grado di conservare questa posizione tra 10, 20 o 40 anni o saranno spodestati da nuovi pretendenti al trono? La storia recente di un mercato, quello della tecnologia, altamente competitivo e in rapida evoluzione dimostra che tutto può cambiare nel giro di pochi anni. C’è tuttavia chi sui mercati è disposto a fare scommesse sul lungo termine come i sottoscrittori del maxi-bond recentemente emesso da Alibaba. Un’emissione, quella del colosso dell’e-commerce cinese, dal controvalore di 7 miliardi suddivisa in scadenze da 5, 10, 20, 30 e addirittura 40 anni. Un vero e proprio “Matusalem bond” considerato che è stato emesso da una società tecnologica.
Ci sarà ancora Alibaba nel 2057 o i nostri nipoti ne parleranno come noi oggi parliamo di archeologia hi-tech tipo il videogioco Pac-man? Sui mercati sono in pochi ad avere dubbi se si pensa che, a fronte di un’offerta di 7 miliardi di dollari, la domanda è stata pari a ben 41. Sui mercati d’altronde la fame di rendimento è tanta e le banche che hanno curato il collocamento hanno provato a soddisfarla offrendo rendimenti superiori alla media di analoghe aziende ad alto merito di credito (il rating di Alibaba è A+). Anche se inferiori alla media del mercato il costo di rifinanziamento del debito è stato comunque decisamente basso se si considerano le scadenze, i rischi legati alla concorrenza e al fatto che l’azienda opera soprattutto nel mercato cinese. Dalla documentazione visionata dal Financial Times è emerso infatti che il premio di rischio (spread) rispetto agli analoghi titoli di Stato Usa è stato di appena lo 0,75% sulla scadenza quinquennale, dell’1,08% su quella a 10 anni, dell’1,18% sui 20, dell’1,38% sui 30 anni e dell’1,58% su quella a 40 anni.
Le risorse raccolte di Alibaba serviranno a finanziare le acquisizioni. Il colosso cinese dell’e-commerce può contare attualmente su cash e titoli a breve per quasi 25 miliardi di dollari. Con 460 miliardi di dollari di capitalizzazione oggi Alibaba è l’ottava società quotata al mondo in una classifica che vede ai primi 5 posti i big americani dell’hi-tech Apple, Google, Microsoft, Amazon e Facebook, al sesto posto l’altro colosso tecnologico cinese Tencent e al settimo la finanziaria di Warren Buffet Berkshire Hathaway. La crescita del colosso cinese dell’e-commerce è stata folgorante. Nell’ultimo anno i ricavi sono quasi raddoppiati passando da 15 a 29 miliardi di dollari e l’anno fiscale che termina a marzo del prossimo anno dovrebbe chiudersi con un giro d’affari di 36,7 miliardi.
L’emissione di Alibaba si inserisce in un contesto di grande fermento per il mercato dei bond emergenti. Questa asset class, che tra il 2014 e il 2015 fu pesantemente liquidata dal mercato che temeva il rischio di un’ondata di insolvenze per via della crisi delle materie prime, nell’ultimo biennio è tornata ad attrarre l’interesse del mercato. Dealogic ha stimato un controvalore di ben 500 miliardi di dollari per le emissioni con scadenza superiore ai 10 anni fatte da aziende e governi di Paesi emergenti da inizio anno. Un record. La corsa ai bond emergenti sembra ignorare gli squilibri del debito il cui controvalore, secondo una recente stima dell’IIF vale circa 59mila miliardi di dollari. Di questi circa 1700 andranno rifinanziati entro la fine del 2018. Il 26% dei questo debito è denominato in dollari mentre il 4% in euro. Un elemento di vulnerabilità se inquadrato in un contesto di politica monetaria globale che sarà molto più restrittivo che in passato considerata la prospettiva di una stretta monetaria da parte delle principali banche centrali.