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 2017  dicembre 01 Venerdì calendario

Paul Thomas Anderson: «Day-Lewis è un sarto nato, ha cucito un vestito da sé. Il suo addio mi addolora»

LOS ANGELES È forse l’ultimo film di Daniel Day-Lewis, in senso letterale. Il celebre attore inglese ha dichiarato di voler smettere di recitare dopo questo Il filo nascosto (in Italia dal 18 febbraio). Sarà vero? Day-Lewis, tre volte premio Oscar per Il mio piede sinistro, Il petroliere e Lincoln, non è nuovo a simili annunci: lo fece già nel 1997 dopo The Boxer (per tornare cinque anni dopo, nel 2002, con Gangs of New York), quando si ritirò per un periodo in Toscana a fare il ciabattino. Ma la sua dichiarazione sembra avere un tono definitivo.
Nel nuovo film scritto e diretto da Paul Thomas Anderson (regista de Il petroliere), Day-Lewis interpreta un eccentrico, ossessivo e irascibile designer e star dell’alta moda nella Londra degli anni 50, Reynolds Woodcock. Day-Lewis non ha voluto partecipare al lancio promozionale e ha lasciato al regista il compito di barcamenarsi tra le domande sul film e la morbosa curiosità della stampa sul suo attore.
Day-Lewis ha concesso una sola intervista, alla rivista W, in cui si è aperto sulla sua decisione di ritirarsi dalle scene (a soli 60 anni, compiuti il 29 aprile scorso). Ma a Il filo nascosto, dove ha collaborato alla sceneggiatura, ha creduto fermamente: «Prima di fare il film non sapevo ancora che avrei smesso di recitare», ha detto l’attore alla rivista. «Io e Paul ridevamo molto prima di fare il film, ma poi abbiamo smesso perché eravamo entrambi sopraffatti da un senso di tristezza. E quello ci ha colto di sorpresa. Ed è stato difficile conviverci. Ancora lo è».
Anderson, com’è nata l’idea del film?
«Quando ho cominciato a pensare al mio nuovo progetto ho subito chiamato Daniel e il personaggio di Reynolds Woodcock ha preso forma insieme a lui. Volevamo raccontare una persona creativa e ossessiva. E abbiamo parlato di tante diverse professioni. Poteva essere uno scrittore, uno scultore, ma c’era qualcosa di così decadente e lussurioso in questo mondo fatto di abiti che ci è sembrato perfetto».
Perché ha scelto proprio Daniel Day-Lewis?
«Lui è ossessionato dall’idea di fare le cose con le sue mani.Insieme abbiamo studiato Balenciaga e Dior e altri designer inglesi. Daniel, che lo ammetta o meno, ha un grande gusto per gli abiti: forse c’è uno stilista dentro di lui che aspetta solo di uscire allo scoperto».
Come lo ha convinto?
«Avevamo già lavorato ed era stato molto bello. Siamo amici, e tante volte avevamo parlato della possibilità di tornare a fare qualcosa insieme. Non c’è mai stato dubbio su quanto Daniel sia bravo, ma volevo offrirgli un ruolo che potesse essere interessante per lui, qualcosa di completamente diverso da ciò che aveva fatto prima».
Non avete mai parlato della sua decisione? E riesce a comprenderla?
«Non ho idea anche se cerco di capire. È vero che dopo due anni in cui sei stato completamente preso da un film hai voglia di riposarti, staccare da tutto. Ma per me dura poco, mi sento sempre eccitato a pensare a quale sarà il prossimo passo.Rispetto la sua decisione e i suoi sentimenti. Non ne avevamo parlato durante le riprese, ma è una cosa che dice ogni tanto.Abbiamo finito di girare in aprile e lui ha fatto il suo annuncio a giugno. Semmai mi è sembrato insolito, per il suo carattere, il fatto che lo abbia annunciato pubblicamente».
Che tipo di attore è?
«Posso dire che è incredibilmente disciplinato. Ha passato due anni con un costumista del New York City Ballet per imparare le basi del cucito. Ha realizzato interamente da solo un abito ispirato a una vecchia uniforme scolastica di Balenciaga per sua moglie. Un perfezionista».