Il Messaggero, 1 dicembre 2017
Tra medici, manager, notai: ecco il network di Berlusconi
I più presenti ad Arcore sono quelli di Federmanager, l’associazione che raccoglie 180 mila dirigenti, quadri apicali e alte professionalità. Ma a bussare la porta di villa San Martino in queste settimane sono stati i presidenti di tutte gli ordini professionali. Dagli avvocati ai farmacisti, dai commercialisti ai costruttori. È la strategia berlusconiana dei corpi intermedi. Oiettivo: intercettare le categorie deluse dai governi Renzi e Gentiloni. «Nessuna attività di lobby o voto di scambio ma solo fase di ascolto», spiegano nell’entourage di Berlusconi.
CHOC FISCALE
A tutti l’ex presidente del Consiglio chiede consigli, suggerimenti, cosa inserire nel programma. Il Cavaliere sta mettendo a punto una proposta articolata che partirà da uno choc fiscale. Sarà pronta entro una decina di giorni.
«Lo so di non essere riuscito a realizzare tante promesse ma questa volta non vi deluderò», l’incipit che il padrone di casa fa ai suoi ospiti facendo mea culpa per il passato: «Vi chiedo di segnalarmi problemi concreti, questa volta non mi farò imbavagliare dai professionisti della politica». Il refrain è che ci sarà spazio per candidature provenienti dalla società civile, a partire dagli amministratori. Tre o quattro cene a settimana con gli imprenditori.
Una è prevista per l’11 dicembre: arriveranno i big della filiera farmaceutica, a cominciare da Dompé che presiede un gruppo da oltre 70 anni nel mondo della ricerca. Ma non punta sui grossi nomi, il Cavaliere. C’è stima per i vari Montezemolo e Calenda ma il target è quello delle «persone normali» che, come ama dire il Cavaliere, «combattono nella trincea del lavoro».
NEMICO NUMERO UNO
«Renzi il ragionamento dell’ex presidente del Consiglio ha creato solo problemi, ma ora il rischio è un altro, che vadano al governo gli incompetenti». Il nemico numero uno sono i pentastellati. «Io ripete Berlusconi agli imprenditori che incontra ad Arcore vi chiedo di scendere in campo per impedire che l’Italia vada ancora peggio». Lo scopo è quello di creare un vero e proprio network delle professioni contro «l’oppressione fiscale, giudiziaria e burocratica». L’ex premier (ieri ha rilanciato il suo piano Marshall sull’immigrazione) sta studiando le coperture della flat tax. È uno dei pochi punti su cui la Lega è d’accordo, anche se il consigliere di Salvini, Siri, la propone al 15%.
Con il Carroccio i rapporti sono tornati a livello zero. La convivenza con la Lega è sempre più difficile. Ma i timori sono anche in prospettiva e legati ad un eventuale governo di centrodestra. Quanto sta accadendo in Sicilia, dove i lumbard sono usciti dalla maggioranza lasciando la giunta Musumeci in bilico all’Ars, è un precedente allarmante. I dubbi non sono solo del Pd, che due giorni fa ha messo il dito nella piaga per i dissidi tra FI e Lega sulla giustizia. «Sono troppe le divisioni su ogni tema. Noi siamo per una politica moderati, loro strizzano perfino l’occhio all’ultra destra», ragiona più di un big azzurro. FdI cerca di mediare, ma il lavoro sul programma comune della coalizione stenta a decollare. Nessun incontro in vista. E non è neanche partita una vera e propria trattativa sui collegi.«Basta sparate e nomi a capocchia», ripete il giovane Matteo invitando l’ex premier a non commettere più errori. Ma Berlusconi chiude la porta e conta poi sul rapporto con Maroni per ridimensionare Salvini.
ANCHE BOSSI SI ORGANIZZA
«Ormai dicono i fedelissimi del leader lumbard Bobo è diventato un vero e proprio problema, è sempre più vicino a Berlusconi». La minoranza interna del partito di via Bellerio intanto si organizza: domani ci sarà il primo incontro, presieduto da Fava, vicino a Maroni, e da Bossi. La mission è rispolverare il sogno della Padania, proprio nel momento in cui Salvini gira per la Campania illustrando la sua Lega nazionale.