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 2017  novembre 30 Giovedì calendario

Brexit, dopo il conto l’ostacolo Irlanda

Si rafforzano le speranze di un pre-accordo tra la Commissione europea e il governo britannico sul divorzio della Gran Bretagna dall’Unione. Pur rimanendo cauti, esponenti comunitari notano progressi, almeno per quanto riguarda il nodo finanziario. Rimane da risolvere la questione irlandese. L’ambizioso obiettivo è di chiudere una pre-intesa entro metà dicembre per porter aprire trattative sul futuro accordo di partenariato.
Da Berlino, ieri il capo-negoziatore europeo Michel Barnier si è voluto prudente dinanzi alle voci di stampa che hanno parlato di intesa sugli impegni finanziari: «Stiamo lavorando veramente molto su queste questioni (…) Spero che potrò a un certo punto annunciare un accordo».
Il conto del divorzio 
La stampa britannica annunciava martedì sera una raggiunta intesa sugli impegni finanziari che il governo britannico deve versare ai suoi partner al momento dell’uscita dall’Unione.
«Stiamo atterrando, ma ancora non abbiamo toccato terra», ha commentato a Bruxelles un esponente comunitario. «Stiamo discutendo di un accordo che preveda impegni netti da parte inglese di 50-60 miliardi di euro». A convincere Londra a cercare un compromesso sarebbe la consapevolezza che Brexit sarà dolorosa e che tanto vale risolvere la questione finanziaria fin da ora. Un incontro tra la premier Theresa May e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker è previsto lunedì.
Gli altri nodi da sciogliere 
Oltre al nodo finanziario, su cui si stanno facendo progressi, restano però aperte due altre questioni: i diritti dei cittadini e il rapporto tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord. Quest’ultimo aspetto è diventato particolarmente difficile da risolvere dopo che il governo irlandese ha deciso di alzare la posta, chiedendo specifiche garanzie a Londra. Dublino vuole che nell’Ulster ci sia uniformità regolamentare per preservare i vantaggi del mercato unico sull’intera isola anche dopo Brexit.
«Vogliono una soluzione che valga per l’intera isola, tale da preservare gli strettissimi scambi commerciali sui due lati della frontiera», nota un diplomatico nazionale. Per il Regno Unito, la richiesta irlandese appare difficile da ingoiare. In bilico, c’è la stessa sovranità della Gran Bretagna. «D’altro canto – spiega ancora l’esponente comunitario –, dietro a Brexit c’è proprio la volontà di staccarsi dall’Unione, abbandonare l’assetto regolamentare comunitario».
La partita di Dublino 
Molti diplomatici ammettono che il governo irlandese ha deciso di fare la voce grossa, nel timore che rinviando la questione all’accordo definitivo Dublino rischi di dover accettare la posizione inglese. Ufficialmente, l’Irlanda può contare sull’appoggio dei suoi partner, ma nella sostanza la posizione irlandese è molto particolare. Agli altri governi preme soprattutto trovare una soluzione sulle finanze e sui diritti dei cittadini. «La questione irlandese è tale: prettamente irlandese», ammette un altro diplomatico.
I dubbi di Londra 
Per Londra, garantire l’unità regolamentare sull’intera isola significherebbe avere due regimi in uno stesso Paese. Sarebbe anche interpretato come un primo passo verso una clamorosa riunificazione dell’isola. In un recente vertice europeo, l’allora premier Enda Kenny aveva ottenuto che fosse precisata la possibilità per l’Irlanda del Nord, una volta eventualmente annessa alla Repubblica d’Irlanda, di aderire direttamente all’Unione, come la Ddr in occasione della riunificazione tedesca.
Diplomatici si chiedono se una soluzione al nodo irlandese possa trovarsi nelle pieghe del processo di devolution britannica, con il trasferimento di particolari poteri all’Irlanda del Nord. Ciò detto, si capisce come sia difficile chiudere una pre-intesa tra Bruxelles e Londra. Nel caso di un accordo nei prossimi giorni, a metà mese la Commissione suggerirà ai Ventisette che «sufficienti progressi» sulla strada del divorzio sono stati raggiunti ed è quindi possibile aprire il negoziato sul futuro partenariato tra i due blocchi.