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 2017  novembre 30 Giovedì calendario

David Lappartient: «No ad auricolari e bici motorizzate. Il Giro? Lo taglierò»

Come una crociata al contrario, da Gerusalemme a Roma, seguendo i secoli e inseguendo una possibile tripletta consecutiva di vittorie nelle grandi corse a tappe, Chris Froome s’imbarca sul Giro numero 101. «Ci sarò anch’io» annuncia lui dall’Australia. Ha scoperto non troppa crono (44 km) e ben otto arrivi in salita. E poi un’ultima settimana piuttosto agevole. Alla presenza si dice ben remunerata di Froome (2 milioni provenienti da Israele, ma Vegni smentisce «illazioni»), plaude anche il neopresidente Uci David Lappartient, a Milano per tracciare la sua idea di futuro.
«È giusto che un campione come Chris voglia vincere almeno una volta tutte le grandi corse a tappe, è successo solo a sei corridori».
Meno solenne è la vostra idea di abbreviare e tagliare di una settimana a Giro e Vuelta.
«Dobbiamo ragionare considerando l’affollamento nel calendario e il fatto che le grandi corse a tappe occupino più di sessanta giornate di gara. Toccare il Tour è difficile. Su Giro e Vuelta ci confronteremo (ma Vegni, il direttore del Giro, ha replicato: «Taglieremo una settimana solo se anche il Tour lo farà»).
Introdurrete il fair play finanziario nel ciclismo?
«Sarebbe corretto se tutti i team avessero un tetto complessivo di spesa, per far sì che i grandi corridori non si concentrino tutti nello stesso, ma si diffondano».
Sembra una norma anti-Sky, come la riduzione già adottata dei corridori per squadra in gara.
«Le corse sono più belle se sono più aperte, meno controllate, e passare da 9 corridori a 8 per squadra nelle grandi corse a tappe va in quella direzione. In futuro potremo scendere ancora, questo sarà un anno di sperimentazione».
Proibirete anche i misuratori di potenza e le radioline?
«Sono contrario agli auricolari, hanno un impatto dannoso sulle gare, dovremo trovare una formula giusta. Ho paura delle scommesse, delle gare falsate per decisioni esterne. I misuratori di potenza andrebbero eliminati, ma la tecnologia non la puoi fermare. Cercheremo un compromesso».
Dopo la sua elezione, dichiarò guerra alle bici motorizzate.
«A gennaio annunceremo importanti novità, non possiamo più sopportare che la gente pensi che non si faccia abbastanza.Rafforzeremo i controlli con ogni mezzo. Ho nominato responsabile del progetto l’ex professionista Jean-Christophe Péraud, che ha lavorato nelle nuove tecnologie».
Soprattutto sulle ammiraglie, ci sono ancora troppi ex dopati.
«Difficile. Quando hai scontato la pena, torni libero, non c’è legge che possa impedirlo. Moralmente è sbagliato. Veniamo da un passato tragico, ma è evidente che le cose dal 2011 sono drasticamente cambiate. Saremo vigili».
Come vede il presente e il futuro del ciclismo italiano?
«Le contingenze economiche hanno portato nuovi sponsor e allontanato quelli italiani. Ma avete Nibali, Aru, sfortunato all’ultimo Tour, e molti giovani interessanti. Sono sempre tanti gli italiani nel World Tour, i manager, i medici, i massaggiatori, ma anche le bici, i materiali. Le vostre corse restano tra le più amate dai corridori. Siete, come noi francesi, depositari dei grandi valori della bicicletta».