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 2017  novembre 30 Giovedì calendario

Questa notte dormiamo da Walmart. Secondo l’ultimo censimento 20 milioni di americani vivono nelle mobile-home, le casette su ruote

Dove vivono, e come viaggiano, i nuovi poveri americani? Alcuni hanno scoperto i parcheggi degli ipermercati Walmart. Il reportage fotografico di Mike Belleme e George Etheredge pubblicato sul New York Times illustra questa realtà: aprendo i propri parking a chi abita nei camper e nelle roulotte, o semplicemente dorme in auto, la catena Walmart ha creato un’oasi di sicurezza per questo “popolo in transito”: i parcheggi degli ipermercati vengono regolarmente puliti, di notte l’illuminazione costante e il passaggio regolare di pattuglie di vigilantes privati li rende meno pericolosi di altri luoghi. L’America ha la sua tradizione di baraccopoli, le chiamarono Hooverville nella Grande Depressione degli anni Trenta, dal nome del presidente che non seppe avvistare né curare quel disastro sociale. Con l’avvento della motorizzazione di massa, le baraccopoli si popolarono di roulotte, camper, o addirittura trailer cioè furgoni in grado di trainare una casetta su ruote, la mobile-home. Donde la diffusione, subito dopo la seconda guerra mondiale, dei trailer park che sono spazi di camping autorizzati, trasformatisi in villaggi o cittadine con una popolazione semipermanente.
Il mito americano di una vita on the road, in viaggio costante e senza fissa dimora, ebbe la sua nobiltà letteraria con Jack Kerouac, poi il movimento hippy, e cult-movie come Easy Rider.
Dietro c’è una realtà sociale meno poetica. Stando all’ultimo censimento federale ben 20 milioni di americani vivono nelle mobile-home. A volte ispirati dalla ricerca di uno stile di vita anticonformista; più spesso esclusi dalle città vere e proprie per i costi proibitivi delle abitazioni di cemento e mattoni. L’autobiografia di un bianco povero del Sud, Elegia americana di J.D. Vance (pubblicato in Italia da Garzanti) evoca tra l’altro la diffusione dei trailer park nella zona dei monti Appalachian, dove si toccano le punte della miseria estrema. Ma i trailer park sono diffusi anche in California per la ragione opposta: dove c’è più ricchezza le case sono irraggiungibili per una parte della popolazione. Poi c’è il popolo dei viaggiatori poveri. Anche per i turisti a basso reddito, o i nomadi dalla vita instabile, il problema economico impone dure scelte. C’è chi non può permettersi una stanza di motel e traversando l’America deve dormire in macchina oppure sceglie i tragitti notturni degli autobus di linea Greyhound o dei loro concorrenti lowcost gestiti da cinesi. I fotografi Etheridge e Belleme hanno trascorso un’estate nel Sud degli Stati Uniti a esplorare i parking abitati di notte. Hanno scoperto una sorta di etichetta, un insieme di regole non scritte. Teoricamente chi parcheggia da Walmart dovrebbe comprare qualcosa nell’ipermercato, ma non ci sono controlli. A differenza di molti trailer park o camping, non esiste un pedaggio. È vietato però prendersi delle libertà tipo la sdraio e il barbecue. Il popolo dei nuovi poveri in transito ha un suo equivalente di Tripadvisor, si comunica di bocca in bocca le mappe dei parking più accoglienti e di quelli sconsigliati. C’è una curiosa ironia della storia in questo ruolo di accoglienza. La catena di ipermercati è di proprietà di una famiglia di destra, i miliardari Walton. Per decenni Walmart è stato un datore di lavoro con una pessima fama: salari miseri, comportamenti antisindacali. Una quota dei dipendenti finiva sotto la soglia della povertà e aveva diritto a sussidi federali, sicché l’avarizia dei Walton veniva finanziata dai contribuenti. Walmart ha dato un contributo a far crescere l’esercito dei nuovi poveri. Di recente l’azienda si è convertita ad atteggiamenti un po’ più umani. Chissà se c’entra il fatto che Walmart perde quota a profitto del commercio online. E i fattorini Amazon diventano a loro volta il simbolo di un nuovo sfruttamento. Con il declino della distribuzione tradizionale sono cominciate le chiusure di shopping mall. Forse un giorno i parking degli ipermercati saranno meno diffusi.
Toccherà aprirne davanti ai centri di smistamento Amazon.