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 2017  novembre 30 Giovedì calendario

Giustizia, flat tax e ministri: le 10 crepe del centrodestra


«Adesso Silvio mi ha proprio rotto». Matteo Salvini ha perso la pazienza, racconta in queste ore chi circonda il leader leghista, complice l’ennesima boutade di Berlusconi sul candidato premier (il generale Leonardo Gallitelli) e la storiella sparata per l’ennesima volta del bilancino col quale dividersi i ministeri di un governo che ancora non c’è (12 tecnici, 8 politici).«La misura è colma» a tal punto, per il leghista, da spingerlo a convocare due conferenze stampa in tre giorni a Roma, lunedì e ieri, solo per sparare ad alzo zero contro l’alleato. «Fatelo sfogare, senza di me non va da nessuna parte», taglia corto coi suoi il capo forzista. La coalizione di centrodestra resta in piedi, nonostante tutto, ma sempre più patto di potere e cartello elettorale. I sondaggi la premiano. Fatto sta che, giorno dopo giorno, si aggrovigliano nodi che necessiteranno ben più che di una cena a base di arancine, per essere sciolti. Il programma comune al momento è un miraggio, Giorgia Meloni chiederà un vertice la prossima settimana, subito dopo il congresso di Fdi del 2 e 3, Salvini non vuole incontri ma «chiarimenti» sulle troppe cose che non gli tornano e invoca un’intesa in dieci punti. Per adesso, dieci sono diventati i punti di frattura che si sono moltiplicati settimana dopo settimana.Solo l’ultimo in ordine di tempo è il caso della neo giunta siciliana di Nello Musumeci, che ha tenuto fuori dalla porta proprio la Lega ( «A noi e al nuovo ha preferito il vecchio e Cuffaro», la sobria replica di Salvini), dopo che nell’isola con Berlusconi si erano scontrati già sui troppi impresentabili schierati nelle liste di Fi. «Ma alle politiche pretendo liste pulite» avverte ora il capo del Carroccio. Sulla giustizia martedì il frontale si è verificato alla Camera, col mancato appoggio di Fi alla legge voluta dal Carroccio per escludere i reati più gravi da rito abbreviato e sconti di pena ( «Incredibile», per il leghista). A dividere i due azionisti di maggioranza del centrodestra sono almeno altri otto punti. Il Cavaliere ha aperto il cantiere del “quarto petalo” per imbarcare in coalizione centristi, ex di ritorno, Scelta civica? «Non è serio, non possiamo fare l’Arca di Noè», lo stronca ancora Salvini a Circo Massimo, su Radio Capital. Il leghista che ha fatto della flat tax al 15 per cento la sua bandiera non si può dare pace del 23 proposto da Berlusconi per abbattere la tassazione dei lavoratori. Come sul suo tormentone, la riforma pensioni della Fornero: «Io la voglio cancellare. E lui?» Per l’ex premier il M5S è «il grande pericolo per la democrazia», Grillo è «il primo» che Salvini chiamerebbe al telefono l’indomani delle politiche se non ci fossero i numeri per un governo. E poi l’album dei potenziali premier, ultimo Gallitelli. «Ma è la quarta che lancia, basta..» è esploso Salvini, già in corsa per quella poltrona. L’Europa, la permanenza nell’euro e la militanza Ppe li vede su fronti opposti. «Non voglio andare al governo per fare la succursale della Merkel», protesta l’eurodeputato. Sono i nove punti critici che impongono il ricorso a un accordo scritto, già rifiutato però dal Cavaliere e perciò diventato la decima mina tra i due: «Un accordo va fatto, fosse pure davanti a un benzinaio», avverte il leghista che incassa il sostegno della destra di Alemanno e Storace per le politiche.E se Berlusconi si preparava a depennare la “pasionaria” Daniela Santanché, lei saluta e si prepara a passare con Giorgia Meloni, già al congresso di sabato.