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 2017  novembre 30 Giovedì calendario

Via dai campi libici, 15 mila rimpatri


Parla Paolo Gentiloni al vertice tra Ue e Unione africana. E tutti, europei ed africani, sanno bene qual è la posizione italiana: aiutare lo sviluppo dell’Africa, ma fermare l’immigrazione irregolare. Poi arrivano Angela Merkel, il francese Emmanuel Macron, il premier belga, quello svedese. Si capisce che qualcosa è cambiato. Tutti gli europei mettono da parte le cautele e vanno dritto al primo problema che l’Europa vede nei rapporti con l’Africa: i migranti. Infatti la decisione più nuova annunciata da Europa e Africa qui ad Abidjan è quella di creare una task force comune fra Onu, Ue e Unione africana per proteggere i migranti lungo le rotte migratorie, soprattutto in Libia. Per aiutare i libici a gestire i campi profughi, per prosciugare i centri di detenzione illegali. Se non per combattere i trafficanti, per limitarne i traffici. Prima che fosse resa nota, la decisione era già stata cavalcata dal presidente francese Macron, ma al premier Gentiloni va bene così, «basta che si lavori ad aiutare i migranti in Libia, sostenendo la Libia». La mossa è stata coordinata dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, dal presidente della Ua, Moussa Faki Mahamat, da quello della Ue Jean Claude Juncker con Federica Mogherini. Dice un diplomatico Ue: «Non avremo pattuglioni di Onu, Ue e Unione africana che percorreranno le rotte libiche, ma adesso sotto la regia Onu, Europa e Africa lavoreranno in maniera più coordinata sui migranti, si potrà fare molto, molto di più». Dice Gentiloni che in Libia «nel momento in cui riprendi almeno in parte il controllo del territorio e della costa libica, contemporaneamente devi lavorare di più e meglio sulla politica dei rimpatri, sull’assistenza ai migranti». Sino a qualche mese affrontare il tema in molti ambienti diplomatici africani e anche europei era considerato “irrispettoso” per l’Africa, oggi è centrale anche nella “Dichiarazione finale”. Sono stati cancellati alcuni riferimenti a “rimpatri accompagnati”, ma resta l’idea di fondo che si lavorerà a 15.000 rimpatri entro la fine di gennaio per svuotare i campi libici. Soldi e strutture saranno europee e ai 100 milioni già stanziati se ne aggiungeranno probabilmente altri 50/60. Si lavorerà non solo ai rimpatri ma anche al reintegro dei migranti nei paesi d’origine per chiudere le rotte alla partenza. Mentre, come ha ricordato l’Unhcr, circa 50.000 richiedenti asilo saranno poi ridislocati in Europa.Dopo il video della Cnn sulla messa all’asta delle persone in Libia, il consenso politico è chiaro e ha come obiettivo svuotare i centri libici dai migranti, lasciare solo che siano eventualmente usati per detenere condannati. Nei corridoi del Sofitel di Abidjan Tony Blair, l’ex premier britannico che continua ad occuparsi anche di Africa, la spiega così: «Molti leader africani hanno capito che anche loro devono rispondere alle loro opinioni pubbliche, le immagini di quegli schiavi venduti in Libia li costringono a parlare, a non nascondere il tema delle migrazioni». Il nigeriano Mohammudu Buhari infatti dice che farà di tutto per riportare a casa i nigeriani: «Alcuni erano venduti come capre per pochi dollari: dobbiamo fare tutti i passi necessari per ridurre i migranti illegali dalla Nigeria». Fra gli europei la più diretta è stata Merkel: «La Ue è pronta a sostenere i paesi africani per fermare l’immigrazione illegale, così che nessuno debba soffrire nei campi di detenzione in Libia, che nessuno debba essere venduto e trattato come uno schiavo».Il secondo tema del summit, caro alla Francia, era la sicurezza e la lotta al terrorismo. La Ue ha appena dato il suo appoggio alla forza militare africana “G5” composta da soldati di Mali, Niger, Mauritana, Burkina Faso e Ciad. Ieri riunione ad hoc, presente l’Italia. È una “legione africana” che Parigi coordina e pilota nelle operazioni contro Al Qaeda nel Maghreb islamico e gli altri gruppi jihadisti nella regione. Adesso dovrebbero arrivare contributi finanziari e forse anche altri militari dall’Europa. Per ora l’Italia non offre soldati.(Ha collaborato Alberto D’Argenio da Bruxelles)