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 2017  novembre 30 Giovedì calendario

Caos centrodestra. Salvini attacca Silvio: «Passato ogni limite»

«A Matteo sono saltati i nervi», confida Berlusconi. «Il Cavaliere deve stare attento – avverte Salvini – perché c’è un limite ad ogni cosa: io posso fregarmene di vincere con chi non mantiene i patti e mette banditi nelle liste. Il giorno dopo il voto non voglio fare lo zerbino della Merkel senza essere in grado di mantenere le promesse elettorali». Lo scontro è vero. Il centrodestra rischia di implodere. Il leader della Lega ne ha per tutti. Non si fida più di Silvio e di Giorgia. Considera Meloni una traditrice. Sta vivendo malissimo l’esclusione dalla giunta siciliana e l’assegnazione a Fratelli d’Italia di un assessore. Lei spiega che non c’era alcun patto nell’isola: solo un cartello elettorale, poi ognuno per la sua strada. Nei giorni scorsi il governatore Musumeci aveva chiesto di trovare un accordo per esprimere un nome comune, ma le distanze sono rimaste siderali. Così l’unico deputato regionale di «Noi con Salvini» esce dalla maggioranza lasciando Nello Musumeci con 35 voti su 70. Da Palermo spiegano che lo strappo verrà assorbito quando Sgarbi lascerà l’assessorato alla Cultura per candidarsi alle politiche e verrà liberata una casella per i salviniani. E poi, spiegano le stesse fonti palermitane, Salvini dice che Cuffaro e Lombardo sono stati preferiti al nuovo: «Ma il neo eletto di Noi con Salvini, Tony Rizzotto, da dove viene? Dall’Mpa di Raffaele Lombardo».
L’accusa del capo leghista è proprio questa: a Palermo è stato preferito il vecchio al nuovo. «Ne prendiamo atto. Io ritengo Musumeci valido e onesto ma se hanno ritenuto di preferire uomini di Lombardo e Cuffaro...». Ma la vera partita è nazionale. Salvini teme che questi comportamenti «sleali» verranno replicati a Roma. Per questo parla di patti da sottoscrivere davanti a un notaio. «Poi potremo sottoscriverli pure dal macellaio, ma dovranno essere accordi scritti nero su bianco su tutto: sul programma e sui collegi uninominali. Voglio candidature specchiate con tanto di fedina penale pulita, non riciclati o addirittura ex ministri o sottosegretari dei governi Renzi-Gentiloni». Per Salvini non ha senso vincere solo per il gusto di vincere: «È meglio tirare fuori i problemi prima. Io non lancio candidati a capocchia (Gallitelli ndr) per avere tre titoli sui giornali. Berlusconi ha già dato la composizione del governo, lo invito a smettere. Vuole coinvolgere Scelta Civica dico che non è serio. Non possiamo fare l’Arca di Noè e poi litigare il giorno dopo».
Il Cavaliere reagisce dicendo che a «Matteo sono saltati i nervi perché ha capito che Fi sarà il primo partito del centrodestra». Un centrodestra a pezzi. Alla fine un accordo lo troveranno e fingeranno di mettere da parte i veleni. Sarà però un percorso molto accidentato. Il caso Sicilia è stato un detonatore, ma da settimane stava crescendo la tensione in maniera direttamente proporzionale all’esposizione mediatica del Cavaliere che indicherebbe alla premiership pure «il guardiano del faro di Ventotene» pur di non sostenere Matteo, per dirla con Maurizio Crozza. Anche la Meloni non ci pensa proprio a sostenere Matteo e si tiene lontano dai «Comitati Salvini premier» che verranno lanciati nella seconda settimana di dicembre. Le frizioni sono arrivati a tal punto che la Lega ha imbarcato Gianni Alemanno e Francesco Storace. Un pugno in faccia alla Meloni che ha tenuto sempre alla larga gli ex colonnelli di An. «Colonnelli senza truppe», secondo Meloni. «Giorgia ha una visione personale del suo partito», dice Alemanno. Al congresso di Fdi, sabato e domenica, Salvini non manda nemmeno una delegazione parlamentare.