Libero, 28 novembre 2017
La finta occasione di Gattuso
Sic transit gloria mundi (tradotto liberamente: come sono effimere le cose del mondo). Lo ha imparato sulla sua pelle Vincenzo Montella (43 anni): nel mondo del pallone un anno può sembrare un’eternità. E per la precisione sono passati solo 11 mesi tra la Supercoppa italiana vinta a Doha e l’esonero dell’Aeroplanino, coronato dal Tapiro di Striscia («Adesso mi riposo un po’. La Nazionale? No, è presto per qualsiasi cosa», la sua replica). Il suo posto lo prende un «onorato» Rino Gattuso (39), che ritrova al suo fianco come club manager Abbiati. «Non sono un pericolo per Montella», aveva detto il giorno del ritorno da mister della Primavera. Sapeva di non poter essere del tutto sincero, ma non credeva toccasse a lui così presto.
Accanto a lui si ritroverà i fantasmi di Seedorf, Inzaghi e Brocchi: altri tre nomi del Milan di una volta sacrificati in nome della confusione del post-Allegri. Il sesto tecnico di questo intermezzo è stato Mihajlovic, giustiziere di Montella proprio con il suo Torino. I granata furono fatali anche a Terim nel 2001 e da lì cominciò l’epopea di Ancelotti. Sembra difficile che l’ex leone di Carletto possa avere la stessa chance: il suo destino è quello di chi deve reggere il timone con spirito di servizio in attesa di un nuovo capitano (probabilmente Antonio Conte, ma il ds Mirabelli smentisce che Rino sarà solo un traghettatore). Per Gattuso c’è comunque la benedizione e i consigli? di Silvio Berlusconi («ho avuto una lunga, affettuosa e cordiale telefonata con il mio vecchio guerriero. In bocca al lupo!», il tweet dell’ex presidente che non aveva mai legato con Montella) e un inizio facile con il Benevento domenica alle 12.30. Poi l’ultima inutile partita di coppa e subito il Bologna: il tempo per lavorare è davvero poco.
Di certo, Rino non ha paura di avventurare difficili. Anche se la grinta dei suoi 12 anni in rossonero non potrà bastare per raddrizzare una stagione già compromessa, anche se resta l’ancora di salvezza dell’Europa League. Dopo il semidebutto col Sion, ci sono state Palermo, Ofi Creta e Pisa: in tutti i casi a far parlare sono state più le situazioni intricate (liti coi presidenti, stipendi non pagati ecc.) che le sue idee tattiche. In Toscana, l’anno scorso, ha realizzato il record di 0-0 (11) pur tenendo in piedi la squadra quando rischiava il fallimento. Qualcosa in più ha fatto vedere in questi mesi, raddrizzando la Primavera con l’esclusione di alcuni nuovi acquisti deludenti e il passaggio dal 4-3-3 al 3-4-3. Proprio il modulo che potrebbe aiutare il Milan a tornare a «Ringhiare» in area avversaria. A Montella restano invece i rimpianti. «In questi momenti la colpa è soltanto dell’allenatore, abbiamo alzato un po’ troppo le aspettative in estate», commenta l’ormai ex tecnico uscendo per l’ultima volta da Milanello, dopo l’abbraccio a Bonaventura a chiudere la lite di domenica. «Auguro buon lavoro a Rino: un amico, uno di cui ci si può fidare. Sono molto dispiaciuto perché so che la squadra mi seguiva». L’unico a festeggiare è stato infatti l’ex Bacca, in prestito al Villarreal: «In ritardo, ma Dio non dimentica».
Nessuno poteva immaginare che sarebbe finita così dopo il trionfo sulla Juve nel deserto, passando per i lunghi mesi della trattativa Fininvest-cinesi e l’estate dell’entusiasmo con il mercato condiviso, fino al grande colpo Bonucci propiziato da Alessandro Lucci, agente di entrambi. Eppure ritornano alla mente le parole dello stesso Fassone alla fine dello scorso campionato: «Il rinnovo di Montella non è una priorità». La società aveva altri piani, puntava a una rivoluzione. Poi, sul volo di ritorno dalla Sardegna, dopo il workshop con gli sponsor, la svolta e il nuovo contratto fino al 2019 firmato in diretta Facebook. Non si può dire che quella scelta non sia stata difesa fino all’ultimo, prima con l’addio al preparatore atletico Marra e poi continuando a sostenere l’attuale gestione nonostante i dubbi sorti dopo lo 0-0 con l’Aek Atene. Il pari col Toro ha costretto Fassone al confronto notturno con Yonghong Li e a prendere la decisione più difficile da quando è alla guida del club. «A Rino consegnamo una squadra da Champions», decreta Fassone. Tanti auguri.