la Repubblica, 29 novembre 2017
Sì al bonus bebè ma più leggero. Mini taglio per il superticket
ROMA Riduzione del superticket, parziale conferma del bonus bebè, deroghe all’innalzamento dell’età pensionabile per i lavori “gravosi”. Compie il primo faticoso giro di boa nella notte in Commissione Bilancio del Senato l’ultima “Finanziaria” della legislatura: oggi è atteso il voto in aula. Il testo, già ampiamente lievitato durante la sosta a Palazzo Chigi prima del varo, ha pagato il prezzo della costruzione delle alleanze in vista delle prossime elezioni politiche, un effetto che tuttavia, dopo serrati negoziati, è stato arginato: Tesoro e Ragioneria, forti della voce grossa di Bruxelles, hanno ridotto al minimo le pretese. Così, subendo il doloroso strappo della Cgil, si è evitato un congelamento della crescita dell’età pensionabile che sarebbe costato alcuni miliardi e si è optato per una soluzione che ne costerà a regime 300 e che sulla legge di Bilancio 2018 vale solo pochi milioni. Il superticket, non viene eliminato (costo 600 milioni) come chiedeva Mdp, che ha parlato di “beffa”, ma solo ammorbidito: le Regioni avranno a disposizione 60 milioni all’anno per introdurre nuove esenzioni per le fasce deboli. L’emendamento porta la firma di Luciano Uras, senatore di Campo progressista: formazione che aveva condizionato l’intesa con il Pd ad un intervento sul balzello. Stesso copione sul fronte centrista per il rifinanziamento del bonus bebè 80 euro: la richiesta di Ap era di un mantenimento della cifra attuale: invece nel biennio 2019-2020 si dimezzerà e scenderà a 40 euro, sarà annuale e non più triennale, anche se è previsto che diventi permanente.
Molte invece le misure a pioggia. La motivazione è spesso indiscutibile: come non aiutare chi assiste un congiunto gravemente malato? Ci sono 20 milioni l’anno per il cosiddetto “caregiver” ma la legge istitutiva deve ancora essere approvata. Arriva sull’onda della Commissione d’inchiesta sulle banche anche un fondo di 25 milioni all’anno per il ristoro dei risparmiatori e ha buon gioco il Codacons a protestare ricordando che negli ultimi 15 anni sono andati in fumo 44 miliardi. Tutte misure che avrebbero avuto bisogno di una maggiore programmazione e di provvedimenti ad hoc, senza salire alla rinfusa sull’“ultimo treno per Yuma”. Decine di commi introducono finanziamenti a pioggia, da 1 o 2 milioni: ci si trova di tutto dal carnevale, all’Expo di Dubai, dal ripristino delle indennità per il Cnel a fondazioni e associazioni varie.
Il testo si gonfia, e non è escluso che anche la Camera voglia dire la sua: soprattutto sulla web tax, che slitta al 2019 e che, insieme al mancato aumento delle sigarette, ha eliminato possibili risorse per finanziare nuove istanze dei partiti. Per ora la manovra destina all’economia 27,8 miliardi (cifra dell’Upb): per buona parte ( 15,7 miliardi) destinati ad evitare l’aumento dell’Iva). Per il resto le misure chiave sono il contratto degli statali ( 1,6 miliardi), la decontribuzione per le assunzioni di giovani ( il primo anno limitata a 382 milioni), occupazione e povertà ( quasi 700 milioni). Ma anche forestali della Calabria, Lsu di Palermo, bonus libri per i diciottenni. Le missioni militari ci costano 900 milioni.