la Repubblica, 29 novembre 2017
«Borsa record per studiare gli alfabeti». Intervista a Silvia Ferrara
ROMA Disegni erano e disegni torneranno. «Abbiamo iniziato a scrivere usando le immagini.
Con WhatsApp continueremo a farlo. Non c’è niente di male, il nostro cervello funziona così». Silvia Ferrara è esperta di lingue antiche, ma guarda anche al futuro della scrittura all’epoca dei telefonini. Uno dei suoi sogni è decifrare la dozzina di sistemi di scrittura del mondo ancora misteriosi.
Insegna alla Sapienza di Roma, lavora in uno studiolo la cui porta è seminascosta da scaffali di volumi scritti negli alfabeti più diversi. Oggi festeggia la vittoria di un finanziamento dell’European Research Council (Erc) da 1,46 milioni di euro per 5 anni, lei e il suo team. Ieri da Bruxelles sono stati annunciati i progetti premiati (630 milioni di euro in totale). Ancora una volta l’Italia è sul podio per numero dei vincitori: 33 su 329, seconda solo alla Germania. Ma più della metà di queste idee (19) saranno sviluppate in università straniere. E anche questa è una storia già vissuta. Silvia Ferrara è un’eccezione perché in Italia è tornata dopo 19 anni di Gran Bretagna, perché è donna (solo un terzo dei vincitori lo è), perché si occupa di una disciplina negletta come le lingue antiche. E perché ha una passione, una capacità di vedere il futuro nel passato, che non sono comuni né in Italia né fuori.
Perché Roma?
«Ho studiato in Inghilterra dall’università al lavoro come ricercatrice. Ma per insegnare avevo voglia di tornare nel mio paese. Qui c’è molta libertà. In Gran Bretagna si è vincolati a programmi più o meno rigidi che si chiamano syllabus. E i controlli sono rigorosi. Io credo che per studiare le lingue antiche sia necessario capire anche il contesto, non solo il testo».
È stato difficile tornare?
«Ero nel primo programma di rientro dei cervelli intitolato a Rita Levi Montalcini, nel 2011».
Ne ha fatta di strada da allora.
«Ne ho fatta di fatica».
La cultura dei baroni?
«Abbastanza imperante, con scambi e favoritismi. È un meccanismo in cui la moneta cattiva scaccia quella buona».
Con un Erc potrebbe diventare professoressa ordinaria.
«A 41 anni, donna, insegnando civiltà egee. Non ne conosco altre».
È difficile vincere un Erc?
«È stata la cosa più divertente della mia vita».
Divertente?
«Il progetto è di 35 pagine, ma ci ho messo quasi un anno a concepirlo. L’ho scritto di notte.
Prima di sostenere il colloquio a Bruxelles a ottobre ho fatto la prova 47 volte. Mi hanno aiutato i colleghi della Scuola Superiore di Studi Avanzati della Sapienza, un ambiente eccezionale, con persone già esperte di questi premi. Quando mi sono presentata all’incontro, fra i candidati la tensione si tagliava con il coltello. Io invece ero felice, sicura, senza l’ansia. In questo progetto c’è esattamente quello che voglio fare nella vita».
Decifrare le lingue egee?
«Molto di più. Nel mondo esistono una dozzina di scritture indecifrate. Una è nella valle dell’Indo, una sull’Isola di Pasqua e ben tre nella regione dell’Egeo.
Pur non comprendendole, e pur sapendo che sono molto diverse, vediamo che hanno tratti comuni, che seguono una traiettoria sovrapponibile. Penso soprattutto all’uso dei disegni: piedi, occhi, mani. O ai segmenti delle lettere, che una volta osservati in modo approfondito mostrano delle costanti nella loro disposizione, legate alle forme degli oggetti attorno a noi. Una “t” è più diffusa di una “x” perché le cose da cui siamo circondati hanno profili orizzontali e verticali più spesso che non obliqui. Tutto questo, ne sono convinta, ha a che fare con la struttura del cervello, con il suo modo di percepire oggetti e forme. Dimostrarlo è l’obiettivo del mio progetto Erc. Nel team entreranno sette persone, me inclusa, scelte solo con il criterio del merito. E fra loro ci sarà uno studioso di scienze cognitive. Una parte della ricerca sarà fatta sull’Isola di Pasqua. La sua lingua, il Rongorongo ( che vuol dire “recitare recitare”) è unica perché è nata in un contesto completamente isolato. Eppure ha molti tratti in comune con le altre scritture antiche».