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 2017  novembre 29 Mercoledì calendario

L’internet delle cose è già business. Un giro d’affari cresciuto in un anno del 40%

La filiera delle Tlc ha registrato, ed è il secondo anno consecutivo, un incremento dei ricavi pari all’1 per cento. «Allo stesso tempo – spiega il vicepresidente di Asstel (l’associazione che rappresenta la filiera delle Tlc) Francesco Micheli – gli investimenti degli operatori telefonici si sono mantenuti elevati, nell’ordine del 20% dei ricavi, incidenza media superiore a quella degli operatori dei principali Paesi europei». Il dato italiano è in linea con quello del mercato francese e superiore a quello dei principali operatori in Uk, Germania, Spagna e Usa (dove le percentuali vanno dal 13% al 22% con una media del 15%). Micheli non ha dubbi: «Prima che per il settore è un segnale positivo per il Paese che trova nelle telecomunicazioni la piattaforma abilitante per fare il grande salto verso la trasformazione digitale». 
È senza dubbio duplice la chiave di lettura con cui si può analizzare il Rapporto 2017 sulla filiera delle Tlc in Italia, diffuso ieri da Asstel e dai sindacati di categoria Slc-Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil. Se si rivolge lo sguardo al passato ci si rende conto che i numeri sono diversi da quelli attuali, con una differenza indicativa di quanto il virus della crisi, unito a una concorrenza avvitata in una spirale al ribasso dei prezzi dei servizi di tlc (scesi di oltre 14 punti percentuali fra 2012 e 2016), abbia lavorato in profondità su questo settore che nella sua composizione più ampia – non solo operatori di rete fissa e mobile, ma anche fornitori di terminali, di apparati e di servizi di rete, aziende di software, infrastrutture di rete e contact center – presenta un volume di ricavi di 42,6 miliardi. Fra 2008 e 2016 sono infatti andati persi 11 miliardi.
Dall’altra parte ci sono quei 6,5 miliardi investiti dagli operatori di tlc nel 2016, per un valore tutto sommato costante negli anni e pari al 20% dei ricavi degli operatori di tlc (31,9 miliardi nel 2016). A conti fatti si tratta di 67 miliardi investiti in 10 anni che ai protagonisti del settore – che si tratti di parte datoriale come di sindacati – appaiono sempre di più come l’antidoto in grado non solo di attutire i colpi della debolezza dell’economia, ma anche di far risalire la china.
Cloud (+18% il mercato nel 2016), Internet delle cose (+40% con giro d’affari sui 2,8 miliardi di euro), Big Data, Industria 4.0, mobile payment & commerce: i principali trend dell’economia digitale sono in fase di sviluppo. E in questo filone si innesta quello che il settore delle tlc considera il game changer, quel 5G che ora è in fase di sperimentazione.
Dalla chirurgia a distanza all’Internet delle cose (IoT) con i suoi oggetti connessi, all’energia (contatori e lampioni intelligenti), all’automotive (in futuro le auto senza guidatore e in un primo momento sensori per il traffico), gli utilizzi sono innumerevoli. Velocità di 20 Gigabit al secondo in download su rete mobile e tempi di latenza nell’ordine dei millisecondi saranno gli elementi tali da fare la differenza, elevando all’ennesima potenza la sfida delle telco e di tutta la filiera delle tlc: concentrarsi sui servizi e in particolare su quelli ad alto valore aggiunto. 
Le telco sono ora chiamate a sfide importanti. L’IoT rappresenta senz’altro un importante business incrementale per le telco con smart metering gas e auto connesse che, anche per obblighi normativi specifici, appaiono trainanti. C’è poi tutta la parte di offerta video (si pensi ad esempio a Timvision o Vodafone Tv). Ma per tutte le telco, a partire dalle principali Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb, sembrano stagliarsi sfide che vanno anche al di là degli attuali confini d’attività. In Francia ad esempio, con un’esperienza pionieristica per l’Europa, l’operatore telefonico Orange ha varato una sua offerta bancaria, con bonifici via sms, pagamenti via Iphone o Android, ma anche il blocco della carta in un colpo di click. 
Tornando all’Italia, spiegano congiuntamente il vicepresidente di Asstel, Francesco Micheli e i segretari generali Fabrizio Solari (Slc-Cgil), Vito Vitale (Fistel-Cisl), Salvatore Ugliarolo (Uilcom-Uil), «l’implementazione dei piani di infrastrutturazione a banda ultralarga fissa e mobile e la trasformazione digitale dello stesso settore Tlc stanno facendo emergere la necessità di nuove figure professionali e nuove competenze». Dall’altra parte c’è il tema del sostegno alla domanda che, dice Micheli, va incrementata con un’azione di supporto, anche pubblico, «in modo da portare l’Italia a livelli di utilizzo paragonabili a quelli dei principali Paesi europei». La digitalizzazione della Pa, in questo senso, è considerata una delle chiavi di volta.