La Stampa, 29 novembre 2017
Sgarbo della Lega a Berlusconi: in Sicilia passa all’opposizione
Mai così in basso. Due giorni fa l’uscita sul generale Leonardo Gallitelli. Ieri la spaccatura sugli sconti di pena. Oggi la rottura in Sicilia. Per le logiche del proporzionale, implicite nel Rosatellum, i rapporti tra Salvini e Berlusconi sono in caduta libera. L’ex Cavaliere continua a delegittimare il leader leghista come candidato premier e lancia l’ex comandante dei carabinieri con l’intento di ergersi a paladino della sicurezza. Ma il nome del generale serve a Berlusconi anche per altri obiettivi: per smontare la figura dell’attuale inquilino del Viminale, che in un primo momento era stato molto apprezzato nelle fila del centrodestra.
A Milano domenica scorsa, alla kermesse Idee Italia organizzata da Mariastella Gelmini, c’è stato un attacco concentrico da parte di Laura Ravetto, presidente della commissione Schengen, Maurizio Gasparri, Gregorio Fontana, Elio Vito, Nunzia De Girolamo. Minniti viene accusato di non avere mantenuto le promesse su centri di espulsione. «Il suo partito – dice Ravetto – non ha cambiato linea e non gli permette di passare dalle parole ai fatti. È solo un bla bla bla». Lo critica pure sulla lotta agli estremisti islamici: «Sentiamo che ogni tanto espelle un imam radicale. Sicuri che sia la scelta giusta? No, vanno messi in galera».
Gli azzurri spiegano che Salvini si illudeva di avere davanti un’autostrada sul tema sicurezza & immigrazione. E invece si trova di fronte al contrattacco di Berlusconi. Così la reazione del capo leghista è sempre più dura. «A Berlusconi – dice Salvini – chiedo serietà: un’alleanza c’è, se c’è serietà. Non puoi candidare Marchionne, Draghi, Tajani, Montezemolo, Gallitelli... non è il fantacalcio». Salvini parla a Montecitorio ed è un fiume in piena. «Vorrei sapere da Berlusconi come cambiamo la legge Fornero, visto che lui l’ha votata e io la voglio cambiare».
Salvini usa il termine «serietà» come una scimitarra. «Non si può sparare il nome di un possibile premier a settimana. Adesso dopo il generale ci aspettiamo l’alpino o il vigile urbano». Serietà anche sui confini del centrodestra, perchè non si possono raccogliere «poltronari e riciclati nell’Arca di Noè».
E poi c’è la questione Sicilia. È il primo vero caso in cui il centrodestra si spezza prima ancora di presentarsi in coalizione. Nell’isola “Noi con Salvini” si era presentato in una lista unica con Fratelli d’Italia: insieme hanno preso il 5,6% e Salvini si aspettava di entrare in giunta. Invece niente. «Ecco, mi chiedo se questo è il modo di mantenere fede ai patti e di stare insieme in una coalizione», tuona Salvini. Conseguenza: l’unico deputato regionale salviniano passerà all’opposizione. Musumeci perde così la maggioranza (gli rimangono 35 voti su 70). Chi invece si è preso un assessore è Meloni che ora teme che possa saltare tutto a livello nazionale e chiede una riunione di vertice: «La legge elettorale non aiuta perché ogni partito corre per sé».
L’ennesima rottura si consuma sulla giustizia. La Camera era chiamata a votare una proposta di legge tutta leghista «per ridare – come dice Salvini – un minimo di giustizia, cancellando lo sconto di pena e il rito abbreviato per i colpevoli di omicidio e stupro». Ma il paradosso del giorno è che il Pd è d’accordo con la Lega, Forza Italia no. E qui Salvini davvero non ci vede più: «Dico: come si fa a parlare di ministri, viceministri e di programma comune quando non c’è neanche il minimo di accordo sul fatto che un assassino o uno stupratore non possa avere uno sconto di pena? Qualcuno deve chiarirsi le idee con se stesso». E poi: «Non mi puoi venire a parlare di garantismo quando becchi l’assassino col coltello in mano». Un vero e proprio altolà.
Eppure una buona parte di Forza Italia non viene meno al suo spirito garantista. «Il coraggio delle proprie idee – scandisce in Aula Francesco Paolo Sisto – è una delle caratteristiche che deve contraddistinguere la correttezza del dibattito parlamentare». E sono scintille con gli alleati. A godere della lite sono soprattutto quelli del Pd. Il renziano David Ermini appoggia la proposta leghista: «Lo scontro cui stiamo assistendo tra Forza Italia e Lega è assurdo: avviene su una riforma giusta ed equilibrata. Viene da dire: se il buongiorno si vede dal mattino…».