Il Sole 24 Ore, 29 novembre 2017
Ilva, Calenda contro Emiliano: «Mette a rischio 20mila posti»
Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, vuole stoppare con un ricorso al Tar del Lazio il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che rende esecutivo il nuovo piano ambientale di Am Investco da 1,1 miliardi. Ieri sera il governatore ha confermato l’impugnazione del Dpcm del settembre scorso. Una decisione che Emiliano ha preso subito dopo un’analoga mossa annunciata dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci.
Si carica di nuova tensione, dunque, lo scontro tra Governo e Regione Puglia sull’Ilva. E questo avviene in un momento delicato, mentre l’Antitrust europeo sta esaminando il dossier relativo all’acquisizione dell’azienda da parte di Am Investco (Arcelor Mittal e Marcegaglia), ma soprattutto mentre il Governo e i commissari dell’Ilva hanno messo in cantiere da gennaio l’avvio del più importante lavoro di risanamento ambientale: la copertura dei parchi minerali del siderurgico di Taranto. «Il Comune di Taranto e la Regione Puglia decidono di impugnare il Dpcm ambientale mettendo a rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell’ambiente» dichiara il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Per il ministro sono in pericolo investimenti industriali per 1,2 miliardi, ambientali per 2,3 miliardi e la tutela di circa 20mila posti di lavoro tra diretti e indiretti. «Siamo molto preoccupati per l’atteggiamento della Regione Puglia e del Comune di Taranto nei confronti del più rilevante investimento industriale degli ultimi trent’anni nel Mezzogiorno – ha affermato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia –. Ci auguriamo non venga ulteriormente penalizzato un territorio e una popolazione che stavano trovando una soluzione equilibrata a problemi di anni». Per il ministro della Coesione territoriale e del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, «è davvero singolare fare ricorso contro un decreto che risolve alla radice i problemi ambientali dello stabilimento di Taranto». «Ricorrere al Tar è da irresponsabili – dice Marco Bentivogli, segretario Fim Cisl –. Non si può trascinare una vicenda in cui sono in ballo il risanamento ambientale e la difesa di migliaia di posti di lavoro per la propria visibilità politica».
Per Emiliano, il decreto «è illegittimo. Concede una inaccettabile proroga al termine di realizzazione degli interventi ambientali di cui alle prescrizioni Aia già da tempo scadute e sinora inottemperate. Il decreto consente all’Ilva di proseguire sino al 23 agosto 2023 l’attività siderurgica nelle stesse condizioni illegittime e non più ambientalmente sostenibili».
Tempi dilatati nell’attuazione della bonifica del siderurgico; tipologia delle soluzioni prospettate; nessun coinvolgimento degli enti locali, tant’è, si osserva, che le osservazioni presentate al ministero dellìAmbiente alla proposta di nuova Autorizzazione integrata ambientale avanzata da Am Investco non sono state considerate. Queste le motivazioni che hanno portato Comune e Regione a ricorrere al Tar. Il ricorso collide con l’accelerazione che Governo e Ilva stanno dando sulla copertura dei parchi minerali : un intervento da 300 milioni. Nei giorni scorsi l’esecutivo ha infatti incaricato i commissari di avviare, con i fondi (un miliardo) ottenuti dalla transazione con i Riva, i primi lavori che poi Am Investco completerà (entro il 2020 è l’impegno della società).