la Repubblica, 28 novembre 2017
Marco Mignogna, il grillo-leghista che gestisce 19 siti di propaganda
A gestire e incassare i profitti pubblicitari della galassia di siti di propaganda filo-leghista e filo-grillina c’è davvero, come scriveva anche il New York Times nella sua inchiesta sulle fake news in Italia, una sola persona. Che, da ieri, ha anche un nome e cognome: Marco Mignogna, libero professionista di Afragola, provincia di Napoli. A scoprirlo è stato David Puente, ex dipendente della Casaleggio e debunker, cioè specializzato nell’attività di demistificazione di contenuti online. Ma chi è Mignogna? Un imprenditore del web? Un attivista 5 stelle, come lo definisce la biografia del sitoInfo5stelle? Oppure un «giovane salviniano del sud», come lo battezza Luca Morisi, capo della comunicazione digitale di Salvini, in un post di congratulazioni e auguri? Qualcosa, nell’incrocio tra professione e militanza politica, non torna.
«Amo New York, sono trumperizzato fino al midollo», dice il profilo Twitter di Mignogna. Nelle foto pubblicate su Facebook manifesta il suo no allo Ius soli e condivide gli appelli anti-Islam di Oriana Fallaci. Grazie ai 19 siti che gestisce «presso se stesso», Mignogna riesce a raggiungere un numero incredibile di persone sui social, circa 650.000 solamente su Facebook. Di professione web designer e social media manager, Mignogna risulta essere stato executive director dell’azienda iFuture s. r. l. dal 2009 al luglio 2014 e ceo dell’azienda iCall Srl dal 2012 al luglio 2014. Il 15 giugno 2014 ha pubblicato il primo dei suoi 2806 articoli postati sul sito noiconsalvini. org.Monitorando l’attività di queste pagine, i 19 siti a lui riconducibili sembrano essere la punta dell’iceberg di un network ancora più vasto. L’abilità di portare utenti sui propri siti, riuscendo a far convivere in questo network due distinte aree politiche fa pensare a un imprenditore che ha capito come monetizzare parlando alla pancia del Paese. Ma le sue amicizie Facebook lascerebbero pensare ad un sostenitore M5S: Luigi Di Maio, Virginia Raggi, il senatore Carlo Martelli, e molti altri politici a 5 stelle, tutti con i loro profili privati. Però anche il curriculum leghista, certificato da Morisi, è solido.Ma cosa c’è nella galassia di siti di Mignogna? Per rubare uno slogan alla Rai, di tutto e di più. Un universo di temi che vanno dalla politica alla new age, passando per naturopatia, alieni e cospirazioni. Il network di Mignogna è un grande calderone di notizie recuperate sul web. Ogni sito contiene post e video, tutti contraddistinti da titolazioni ottimizzate per finire nelle prime posizioni dei motori di ricerca. Ma sono o no propalatori di fake news? Va detto subito che la fonte di ogni articolo o video è sempre dichiarata, così che chi clicca una notizia su uno di questi siti possa sempre risalire all’originale. Ma non è detto che l’originale sia sempre attendibile. I siti lavorano molto sul cosiddetto “clickbait”, ovvero l’invenzione di titoli “acchiappaclic” o che interpretano una notizia nella chiave che potrebbe piacere a chi va su quel sito specifico. Esempio: «Ratzinger fu costretto a dimettersi perché era contro l’islamizzazione», salvo poi dopo aver cliccato sul post non trovare notizie verificate sulle presunte dimissioni forzate di Benedetto XVI, ma solo l’opinione di chi scrive: «Il papa ammoniva sul rischio islamico... e molto probabilmente per questo è stato costretto a dimettersi», si legge nell’articolo, peraltro con lo stesso titolo, su IlsudconSalvini. info, preso dal sito Il Populista, di cui Salvini è condirettore.Ma il confine tra notizia e “fake” si fa più sottile quando i temi sono quelli animistici o di salute. Su Naturalblog. info ad esempio c’è un post sulle proprietà dei pistacchi, antiossidanti. Tutto vero, ma il titolo del post è: «Meglio di qualsiasi cura: basta un mucchietto di pistacchi al giorno ma nessuno ne parla». La tecnica è sempre dare al lettore che va su siti come iostoconPutin o ilsudconSalvini esattamente quello conferma la sua visione del mondo o fede politica. E i clic portano soldi, attraverso visualizzazioni e navigazione. Da qui si entra in un mondo digitale più insidioso, quello in cui la pubblicità, la ricerca del guadagno si mescola con la grafica da sito di news. Portando l’utente del web verso percorsi in cui distinguere il falso dal vero diventa ancora più difficile.