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 2017  novembre 28 Martedì calendario

Gallitelli, così Berlusconi cerca il Cantone di destra


Indispettire gli alleati? Missione compiuta. Matteo Salvini attacca: «Non se n’è mai parlato». Giorgia Meloni tace ma la pensa come il leader della Lega. Seminare il panico tra le fila di Forza Italia e dimostrare che è sempre lui, l’unico incontrastato capo? Bersaglio colpito. «Per carità, nessuna investitura ufficiale – si affretta a dire Renato Brunetta per arginare la polemica –. Facendo quel nome voleva solo riferirsi a un modello di competenza, di società civile». Così, con la candidatura a premier del generale Leonardo Gallitelli, Silvio Berlusconi divide il centrodestra, si mette al centro della scena e detta l’agenda della campagna elettorale ( interviene anche Di Maio: «Lo ha già bruciato» ). Senza curarsi troppo dell’anomalia contenuta nella sua designazione a sorpresa: immaginare un generale dei Carabinieri a Palazzo Chigi non è proprio rassicurante. È quel genere di soluzione gradita a Henry Kissinger quando Aldo Moro pensava al compromesso storico. E se l’obiettivo era darsi una patente di legalità nascondendosi dietro la divisa di un uomo stimato da tutti (a partire dal Quirinale), sorprende che nel corso della stessa esternazione il Cavaliere abbia difeso Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, definendolo “prigioniero politico”.Dunque, Berlusconi “usa” l’identikit di Gallitelli a fini interni e manda un segnale all’opinione pubblica: nei sondaggi l’Arma è al primo posto per la fiducia degli italiani, l’ex comandante generale l’ha guidata per oltre dieci anni uscendone con tutti gli onori. Può essere una specie di Cantone ( il garante anticorruzione) del centrodestra. Agli amici Gallitelli ha confidato di essere «infastidito» per l’endorsement di Berlusconi, ma non ha fatto comunicati. Del resto, il generale è uomo di potere, sa come vanno queste cose. Capace di non scontentare nessuno e di piacere a destra, a sinistra e al centro.Carabiniere nell’anima, intorno a Gallitelli è fiorita una mitologia sulle sue capacità di lavoro. Nei dieci anni alla guida dell’Arma ( prima capo di Stato maggiore, poi comandante generale, dal 2005 al 2015) ha preso un solo giorno di vacanza per tornare a Taranto quando è morto il padre. È cresciuto sul campo e non nei palazzi della politica guidando reparti a Nord e a Sud. Ha fatto arrestare parecchi dirigenti di Forza Italia e ha condotto l’inchiesta su Guido Bertolaso, fedelissimo del Cavaliere. Sotto il suo comando ci sono stati anche momenti molto difficili: il ricatto dei militari dell’Arma al governatore del Lazio Piero Marrazzo per il video che lo ritraeva con una trans e le accuse ai Carabinieri per la morte di Stefano Cucchi. Però Gallitelli gode di una stima generale. È amico di Gianni Letta, che ne ha elogiato in pubblico le qualità appena martedì scorso agli Stati generali dello Sport. Ha buoni rapporti con Massimo D’Alema. Roberto Maroni, come sempre in contrasto con Salvini, ha detto: «Lo conosco bene e lo stimo». Maurizio Gasparri gli è vicino da 40 anni. Conosce bene Paola Severino, l’autrice della legge che tiene Berlusconi fuori dalla contesa politica. Nel 2016 Sergio Mattarella lo ha voluto come cancelliere alle onorificenze del Quirinale.Insomma, il leader di Forza Italia, indicando Gallitelli, non ha voluto solo sorprendere. Il nome del generale parla a molti mondi, è come un sottotesto che chi deve leggere legge. Il messaggio poi arriva nel cuore di un apparato che fra pochi giorni vedrà rinnovato il suo stato maggiore e attraverso il quale passano molte inchieste eccellenti. E su cui Gallitelli esercita ancora un’influenza. lnfluenza che secondo alcuni ambienti dell’Arma può aver avuto un peso anche nella vicenda Consip che ha coinvolto gli attuali vertici.È difficile però metterne in dubbio la dedizione e le capacità. Anche da capo dell’antidoping sta mostrando indipendenza e inflessibilità. La campionessa di tennis Sara Errani viene squalificata per due mesi dagli organismi internazionali. Lui fa ricorso e chiede una pena più severa. Fa saltare le Olimpiadi di Rio al canottiere Carlo Mornati senza curarsi che sia il fratello del vicesegretario generale del Coni e atleta dell’Aniene, il circolo di cui è dominus il presidente del Coni Malagò. Non fa il pensionato e vuole lavorare di più. Per questo l’agenzia si trasferirà presto nell’aula bunker del Foro Italico. Gli uffici sotto la Curva Sud infatti devono chiudere ogni volta che c’è una partita infrasettimanale. Per chi odia le vacanze non va bene.