la Repubblica, 28 novembre 2017
La svolta bipartisan di Sala per Rai e Consob a Milano. E boccia gli 80 euro di Renzi
Milano Da Forza Italia è andato, alla Leopolda no. Non poteva passare inosservato. E neppure lo voleva, tanto da ribadire l’obiettivo anche ieri: «Sono andato alla convention di Forza Italia perché su specifici temi si deve lavorare insieme». Beppe Sala, sindaco di Milano, accelera sulla svolta bipartisan e la rivendica. L’intervento di sabato alla tre giorni forzista «non era soltanto un atto di cortesia istituzionale», ma qualcosa di politicamente più impegnativo.
Con la stagione elettorale alle porte, Sala vuole mettere in chiaro che la sua Milano viene prima di tutto: di qui la ricerca di una più accentuata “neutralità” che ponga in primo piano gli interessi della città. Dopo la delusione per la sconfitta sull’Agenzia europea del farmaco, ora bisogna pensare ad altre partite: quelle per portare una parte della produzione Rai e la Consob nel capoluogo lombardo, e quella per garantire una premialità fiscale ai comuni più virtuosi, Milano in testa. E per portarle a casa il sindaco ha bisogno dell’appoggio di tutti.
La strategia del dialogo bipartisan – ricordano i collaboratori di di Sala – è in linea con il discorso di insediamento a Palazzo Marino, nel giugno del 2016: allora l’interlocutore era il rivale Stefano Parisi, oggi è il futuro governo. Senza certezze sulla vittoria del centrosinistra, sono convinti a Palazzo Marino, il sindaco «ha bisogno di aprire un dialogo con chiunque arriverà al governo». Perché la città «viene prima di tutto». A ciò si aggiunge il rapporto con il prossimo governatore lombardo.
In vista delle elezioni, politiche e regionali, Sala si trova perciò tra due poli: da un lato ha la necessità di blindare le battaglie milanesi, dall’altro quella di ribadire la fedeltà ad un partito, il Pd, che due anni fa lo ha scelto per guidare la città. Un’appartenenza che non smette mai di puntualizzare, anche smentendo simpatie per le larghe intese: «Appartengo al gruppo di chi non vuole alleanze elettorali con Forza Italia. Ci sono due culture diverse, due modi diversi di pensare al Paese». Non solo, il patto con i dem deve apparire saldo alle regionali. L’appoggio a Giorgio Gori, «il miglior candidato possibile» per strappare la Lombardia a Roberto Maroni, è chiaro: è stato proprio Sala, il 18 novembre, a lanciare la corsa del sindaco di Bergamo. La partita è «molto difficile» e nell’ottica di un eventuale Maroni bis la cautela è d’obbligo. Del resto, spiegano sempre dal suo staff, Sala non ha mai nascosto i buoni rapporti con il governatore, da Expo in poi.
Se quella lombarda è un sfida difficile, anche le politiche sono in salita per il centrosinistra. «Se come si vede dai sondaggi la destra avrà i numer i – ha detto ieri il sindaco – proverà a governare». E allora la svolta neutrale avviata ora, chiunque sia il prossimo inquilino di Palazzo Chigi, dovrebbe dare i suoi frutti.
E Renzi? Il rapporto con l’ex premier, non è una novità, è freddo da tempo. Segnali di miglioramento non se ne vedono. Al contrario, ieri Sala, commentando la Leopolda dove non è andato ( «e non sono stato l’unico»), non ha risparmiato qualche stoccata: la proposta di estendere il bonus di 80 euro alle famiglie con figli «suona come figlia della campagna elettorale», mentre per scongiurare il rischio di mettere in campo soltanto «provvedimenti spot» c’è bisogno di una «visione di lungo termine» che ad oggi, secondo lui, non c’è. In ambienti renziani allargano le braccia: «Le posizioni politiche del sindaco di Milano stanno diventando impalpabili».