27 novembre 2017
SCHEDONE SULLE FAKE NEWS PER “OGGI”
Perché si è tornato a parlare di fake news?
Venerdì 24 novembre il New York Times ha pubblicato un articolo dal titolo “Italy, Bracing for Electoral Season of Fake News, Demands Facebook’s Help”. Scritto dal corrispondente a Roma Jason Horowitz, l’articolo racconta di una rete di pagine Facebook e siti politicamente vicini al Movimento 5 Stelle e alla Lega Nord, dando conto dei contenuti spesso filorussi che pubblicano e ipotizzando che siano gestiti dalle stesse persone. Il testo del New York Times contiene alcuni impliciti riferimenti alla possibilità che l’Italia sia la prossima nazione a subire un’interferenza russa, dopo il caso degli Stati Uniti e quelli, più incerti e confusi, di Francia e Spagna. Nonostante non dica cose particolarmente nuove, l’articolo è stato molto ripreso dai giornali, e ha finito per influenzare il dibattito politico degli ultimi giorni.
Cosa dice l’articolo del New York Times
L’articolo del New York Times cita le ricerche di Andrea Stroppa, un giovane informatico che ha collaborato con agenzie di intelligence e importanti testate giornalistiche internazionali, e che è consulente di Cys4, una società di sicurezza informatica di Marco Carrai, imprenditore molto vicino a Renzi. Nei primi mesi del 2016 molti giornali avevano ipotizzato a lungo che Carrai sarebbe potuto diventare consulente della presidenza del Consiglio per la sicurezza informatica – e quindi potenzialmente coinvolgendo anche Stroppa –, cosa che poi non si è verificata.
Stroppa dice di avere scoperto che il sito “Noi con Salvini”, del segretario della Lega Nord Matteo Salvini, condivide lo stesso Id di Google – un codice di identificazione che serve a verificare l’andamento del traffico sul sito e a indirizzare le pubblicità gestite da Google – con un sito che sostiene il Movimento 5 Stelle, così come con una serie di siti cospirazionisti dichiaratamente filorussi. Una portavoce di Google ha detto che capita spesso che siti abbiano lo stesso Id, e che non è una prova che siano collegati: non ha però risposto alla domanda su chi siano gli amministratori, e se quindi i ricavi pubblicitari dei diversi siti finiscano o meno alle stesse persone.
L’articolo prosegue spiegando la vicinanza su molti temi di M5S e Lega Nord, e in particolare sull’ammirazione per il presidente russo Vladimir Putin, e sembra ipotizzare – senza mai dirlo esplicitamente – la possibilità di un’interferenza russa sulla politica italiana. L’accusa è stata subito ripresa dai giornali italiani, che hanno anche parlato di un presunto scontro tra Pd e M5s. Horowitz ha in effetti intervistato il segretario del Pd Matteo Renzi sulla questione, il quale ha espresso preoccupazioni sul tema e ha anticipato una proposta che poi ha reso pubblica domenica 26 novembre durante la Leopolda. In sostanza Renzi ha detto che il Pd produrrà un report bisettimanale sulle cose false che compaiono in rete. Oltre a questo, il Pd ha pronto un disegno di legge, che però non ha alcuna possibilità di essere approvato entro la fine della legislatura, soprattutto in piena campagna elettorale.
Il ddl del Pd contro le fake news
Un disegno di legge del Pd che sarà depositato nelle prossime ore al Senato dal capogruppo dem Luigi Zanda (per quando esce Oggi credo che sarà già stato depositato). Il testo prevede che a controllare e ripulire la Rete dalle bufale dovranno essere i social network. A Facebook, Twitter, Instagram spetterà infatti filtrare le segnalazioni degli utenti. Restano fuori i giornali on line e WhatsApp. In caso di mancato controllo, la sanzione sarà salatissima: mezzo milione di euro per ogni singolo caso, cinque milioni per gli errori «di sistema».
Al testo – che importa le regole adottate in Germania lo scorso settembre – lavora da due mesi la senatrice dem Rosanna Filippin. Dallo stesso Pd tutti ammettono che ormai è tardi per approvarlo prima delle elezioni, ma il segnale sarà lanciato comunque: «Il ddl – assicura Zanda – sarà una base solida per ripartire nella prossima legislatura». Renzi dalla Leopolda domenica ha detto: «Abbiamo sgamato Lega e 5 stelle che usano gli stessi codici, le stesse infrastrutture della rete, ma non pensiamo a nuove leggi, figuriamoci, a pochi mesi dal voto. Ogni quindici giorni però presenteremo un rapporto sulle schifezze in rete».
Il punti principali del ddl del Pd dal Pd
• I social network con più di «un milione di utenti registrati sul territorio nazionale» dovranno raccogliere i reclami su fake news o contenuti illegali, decidere se rimuoverli bloccando gli autori e farlo entro 24 ore, se il post è “manifestamente illecito”, o una settimana.
• Facebook, Twitter, Instagram dovranno filtrare le segnalazioni degli utenti e vigilare sui contenuti. Se non lo faranno, le sanzioni sarànno di mezzo milione di euro per ogni singolo caso, cinque milioni per gli errori “di sistema”. Ciascun utente potrà rivolgersi al Garante della privacy. E i gestori dovranno rispondere all’Autorithy — ed eventualmente all’autorità giudiziaria — in modo rapido. Il modello è importato dalla legge approvata in Germania lo scorso settembre.
• Le norme riguardano reati di diffamazione, minacce, stalking, pedopornografia e trattamento illecito dei dati personali. Ma si estende fino ai delitti contro la sicurezza nazionale, terrorismo, eversione, apologia del fascismo, istigazione a delinquere, associazione mafiosa, In questi casi, a chiedere la rimozione sarà il pubblico ministero.
La posizione del M5s
I 5 Stelle, messi sotto accusa nei giorni scorsi, spiegano che le fake news più pericolose nascono sui mezzi di comunicazione tradizionali. Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, intervistato sabato 25 novembre, si è detto a sua volta preoccupato del tema delle fake news, e ha auspicato un intervento dell’Osce per controllare il regolare svolgimento delle elezioni politiche della prossima primavera. Il New York Times, a questo proposito, scrive che una fonte governativa rimasta anonima ha detto che Facebook vuole creare una «task force» di addetti al fact-checking che controllino i contenuti pubblicati sul social network durante le elezioni (vedi sotto).
Alcuni esponenti del Pd nei giorni scorsi avevano chiesto a Di Maio di rendere conto di un’immagine circolata sui social network che ritraeva la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi e la presidente della Camera Laura Boldrini a un funerale, dicendo falsamente che si trattava di quello del boss mafioso Totò Riina. La foto era stata diffusa da un utente che aveva il simbolo del M5S nella foto profilo, ma che non aveva niente a che fare con i rappresentanti del partito, come hanno fatto notare loro stessi.
La task force promessa da Facebook
Come anticipato dall’articolo del New York Times, Facebook ha confermato che sta costruendo una task force italiana per impedire che le sue reti sociali vengano usate per distorcere la campagna elettorale con massicce infiltrazioni di notizie false. Va ricordato che la società fondata da Mark Zuckerberg che, con le altre piattaforme del gruppo (Instagram, WhatsApp e Messenger) controlla il 77% del traffico mondiale dei social media. Laura Bononcini, capo della Public policy di Facebook Italia, ha confermato che, in vista del voto italiano, la società «avrà un team qualificato pronto a gestire le segnalazioni e prendere le misure opportune». Facebook dice di avere «una squadra numerosa che lavora per sostenere l’integrità delle elezioni in tutto il mondo e le elezioni italiane sono una grande priorità». In sostanza una conferma dell’impegno preso nei mesi scorsi a esercitare una sorveglianza più attenta per evitare il ripetersi di infiltrazioni come quelle che nell’ultimo biennio hanno pesato sul referendum per la Brexit e sulle presidenziali Usa. Una maggiore attenzione che si è già manifestata per le elezioni francesi e tedesche. Preoccupata di non diventare l’arbitro dei contenuti immessi in Rete, Facebook è, però, orientata a seguire un modello di sorveglianza leggera: non l’esame di tutti gli interventi politici postati sulle piattaforme ma interventi su segnalazione. La società assicura che «tutti i partiti e le autorità competenti potranno contattarci per segnalarci attività che infrangono le leggi italiane o gli standard della comunità di Facebook».
L’inchiesta di BuzzFeed News sui siti di notizie false in Italia
BuzzFeed News è un sito americano che è stato tra i primi, lo scorso gennaio, a parlare dei presunti legami tra Donald Trump e la Russia, pubblicando un dossiere riservato che ha fatto molto discutere.
Circa una settimana prima dell’articolo del New York Times sull’Italia, BuzzFeed News ha dedicato un lungo e approfondito articolo su una rete di siti di notizie nel nostro Paese che, secondo le indagini dei giornalisti Alberto Nardelli e Craig Silverman, è riconducibile a un unico imprenditore attivo a Roma e ha legami con una strana associazione cattolica. Secondo l’inchiesta, questi siti fanno disinformazione pubblicando articoli contro i migranti, di stampo nazionalista e diffondendo notizie false o che non possono essere verificate. Questa rete di testate alternative ai classici canali di informazione, come siti di giornali, testate più note e televisioni, prospera grazie a una forte presenza sui social network e a pagine con centinaia di migliaia di iscritti, che a loro volta contribuiscono a diffondere le false informazioni.
Nardelli e Silverman scrivono che al centro di questa rete di siti c’è Giancarlo Colono, un imprenditore che lavora a Roma e che si occupa dell’azienda Web365. Da un’analisi dei documenti fiscali della società, dei domini Internet registrati a suo nome e di altri dettagli (come ad esempio i codici univoci inseriti nelle pagine web per gestire gli annunci pubblicitari o quelli di analisi del traffico), è emerso che Web365 controlla almeno 175 diversi domini, così come alcune pagine Facebook molto frequentate e con un grande numero di iscritti.
In uno scambio di email, Colono ha spiegato a BuzzFeed News che la sua azienda impiega solo sei persone e alcuni giornalisti, a dimostrazione di come una piccola realtà riesca comunque a raccogliere milioni di fan sui social network. Prima della pubblicazione dell’articolo, tra le proprietà di Web365 c’erano infatti le pagine Facebook DirettaNews e iNews24: nel frattempo entrambe sono state sospese da Facebook. Nell’ultimo anno DirettaNews aveva prodotto circa 25,3 milioni di interazioni, tra “Mi piace”, commenti e condivisioni, e la pagina da sola aveva 3 milioni di fan. Tra questi c’erano sorprendentemente anche le pagine di giornali come Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Le quattro bufale più condivise in Italia nell’ultimo anno
1. Vladimir Putin che chiede le dimissioni del governo italiano dopo l’eliminazione dell’Italia dal mondiale di calcio, ovvero Vladimir Putin che esonera Renzi. Tre milioni di visualizzazioni su Facebook.
2. Le suore messe incinte dai migranti che ospitavano in convento. Quasi quattrocentomila interazioni social.
3. Immigrato violenta bambina: 160mila condivisioni sui social.
4. Temistocle, fantomatico cugino della Boldrini, assunto al Senato per non fare nulla a 30mila euro al mese: 125mila condivisioni.