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 2017  novembre 25 Sabato calendario

I robot rubano il lavoro ma moltiplicano i lavoratori

 Il Black Friday e lo sciopero dei lavoratori Amazon della sede Piacenza, riempiono le prime pagine di questi giorni. Da poche ore le sigle sindacali hanno proclamato l’astensione dal lavoro anche per i lavoratori saltuari del colosso americano, che si aggiungono nei periodi di grandi consegne, come Black Friday e Natale. 
Le rivendicazioni retributive (la paga è di circa 1.450 Euro lordi al mese) sono solo una parte delle criticità: i pickers di Amazon per ogni turno, percorrono dai 17 ai 20 chilometri attraverso lo stabilimento a movimentare merci e pacchi e da un punto di vista della tutela della salute e sicurezza, non può passare inosservata l’incidenza degli infortuni e il presentarsi sempre più insistente di patologie a carico. 
Allargando il tema e analizzando lo sviluppo futuro di questo settore legato alle nuove, quanto dirompenti teconologie e allo sviluppo del sistema informatico, i prossimi anni saranno caratterizzati da un grosso sviluppo di alcune aziende ma a svantaggio purtroppo di migliaia di lavoratori dipendenti. Per fare due esempi immediati, Amazon, grazie anche all’incremento dell’uso dei droni, durante il periodo natalizio del 2016, ha realizzato un miliardo di consegne, cinque volte maggiore rispetto allo stesso periodo del 2015. La potente società di vendite on line cinese, Alibaba, ha venduto 100 autovetture Maserati Suv Levante in appena «diciotto secondi», impensabile fino a poco tempo fa. 
AUMENTO DELLA ROBOTICA 
Diventerà sempre più un fattore imprescindibile l’aumento della tecnologia e della robotica, che saranno parte predominante in molti settori nel futuro; proviamo ad analizzare gli scenari e come forse cambierà la vita di molti lavoratori nei prossimi anni. 
Ci sono molti studi che analizzano e fanno delle previsioni; secondo alcuni nel giro di quindici anni, il 38% dei posti di lavoro disponibili oggi negli Stati Uniti potrebbero essere presi dai robot, mentre in Germania l’automazione è avviata ad eliminare il 35% dei posti, in Gran Bretagna il 30%, e in Giappone il 21%. Sono i dati contenuti in uno studio pubblicato di recente, la ricerca si basa sulle stime correnti che analizzano la velocità e l’estensione delle capacità che l’automazione e l’intelligenza artificiale riusciranno a sviluppare nei prossimi anni. La velocità e la direzione di questo progresso tecnologico sono ancora incerte, quindi le previsioni, non le certezze, analizzando gli elementi a disposizione, considerano che grosso modo un terzo dei posti di lavoro disponibili oggi nelle società industriali più avanzate è destinato a sparire, entro l’inizio degli Anni Trenta. Quindi in 15 anni. 
La differenza di percentuali dei Paesi citati prima, si spiega soprattutto con il livello di sviluppo e di istruzione, infatti i lavori più a rischio, sono quelli che richiedono un livello inferiore di studio per essere svolti, e in America ce ne sono più che in Europa e Asia. Anche nella finanza ad esempio il lavoro negli Usa è più a rischio di quello britannico, perché gli operatori di Londra lavorano su scala globale e quindi devono essere più preparati, mentre quelli di New York si concentrano sul mercato locale e hanno bisogno di meno conoscenze. Io lavoro in finanza da 25 anni ed ogni anno che passa è sempre più difficile, non solo per la situazione mondiale così incerta in molti campi, ma anche per il perdurare dei tassi così bassi, pari a zero. Quindi in tutto questo, con il fiuto per gli affari di Wall Street, vedi fiorire il nuovo business dei robo-advisor. I servizi online di consulenza finanziaria automatizzata fino a poco tempo fa erano offerti da poche startup, piccole società indipendenti, nate negli Stati Uniti attorno al 2008. Fino al 2012 era solo un’attività marginale ma adesso vede un vero proprio boom. Per dirlo in cifre, i robo-advisor americani controllano già un patrimonio complessivo di 300 miliardi di dollari e secondo alcune stime arriveranno a 2.200 miliardi entro il 2020. 
I nuovi servizi piacciono ai giovani, che preferiscono usare un’app anche per investire i loro risparmi: basta dichiarare età, tolleranza al rischio, reddito, obiettivi di investimento e gli algoritmi suggeriscono un portafoglio ideale, ribilanciato mano a mano che cambiano le situazioni. Se pensiamo anche ai costi enormi che hanno le grosse banche d’affari, questi robotadvisor, rispondono poi al bisogno generale di tagliare i costi della gestione a fronte di rendimenti finanziari molto modesti, in confronto ai broker e consulenti finanziari ben più costosi. 
Tornando invece al progresso dei robot negli altri campi, un altro studio ha analizzato circa 600 ruoli professionali in Giappone e ha ipotizzato la possibilità che entro vent’anni ciascuno sia preso in carico da un sistema robotico. Tale probabilità è stata calcolata in base al tipo di compiti svolti, a quanto sia facile automatizzare queste attività e alla presenza o assenza di una componente creativa, in questo il Giappone sembra essere destinato ad accogliere i robot nel mercato, addirittura fino al 49% delle occupazioni potrà essere sostituito da sistemi computerizzati, mentre negli Stati Uniti si ipotizza una percentuale di poco inferiore, il 47%, mentre per il Regno Unito si arriva al 37%. 
Queste previsioni sono un semplice calcolo tecnico ipotetico che non considerano l’andamento demografico, l’età e il grado di istruzione medi della cittadinanza. In generale quindi, i settori dove l’avvento dell’automazione sarà più massiccio sono quelli dell’ospitalità, i servizi alimentari, i trasporti e lo stoccaggio. Gli autisti dei camion dovrebbero essere tra i primi a perdere il lavoro, quando lo sviluppo della tecnologia della guida senza pilota sarà perfezionata, perché i suoi costi saranno più sostenibili e convenienti nel campo dei grandi trasferimenti di merci, che sarebbero più sicuri perché avvengono su percorsi più facili da gestire nelle autostrade. 
I CUOCHI-ROBOT 
Avremo i robot che sostituiranno le infermiere negli ospedali, le badanti in casa, quelli che cucineranno da soli o adirittura il robot personale che ti assiste e capisce il tuo stato d’animo agendo di conseguenza. Quest’ultimo si chiama Pepper e in Giappone ne hanno venduti milioni di pezzi. 
Quindi guardandola con occhio positivo questo processo di automazione, può essere anche una grande opportunità e ridisegnando la geografia del lavoro che sta prendendo forma sotto i colpi della rivoluzione digitale, dell’automazione e del progresso tecnologico che sta investendo l’economia mondiale, si può ipotizzare che ogni posto creato nei settori più innovativi, porta con sé nella stessa zona altri cinque posti nei servizi locali nati intorno alla nuova iniziativa. 
Possiamo quindi affermare che questo processo è ineluttabile ma nulla è ancora è certo se consideriamo molte variabili che potranno intervenire come ad esempio l’ipotesi di una tassazione sui robot o addirittura c’è chi afferma che l’avvento dei robot è così lontano nel tempo da non essere neppure nel radar, parliamo di 50, o anche 100 anni. Chi vivrà vedrà.