Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  novembre 25 Sabato calendario

Nel mirino la setta più tollerante e pacifica

Sufi nel mirino. Una strage per svuotare ancora di più il Sinai. Per seminare odio e terrore non soltanto fra i cristiani copti, ma ormai anche fra i musulmani. Una strage che prende di mira civili, non più soltanto poliziotti ai posti di blocco o soldati in fila sui loro blindati. Una strage in una moschea sufi, la setta più pacifica, più tollerante, più “francescana” fra le famiglie dell’Islam. Una strage voluta probabilmente dal ramo egiziano dell’Isis che sta trasferendo verso l’Egitto e magari la Libia i suoi miliziani in fuga da Iraq e Siria. Il massacro della moschea di Al Rawda è tutto questo insieme, in un continuo, brutale testacoda fra politica, religione e terrorismo in cui vengono colpiti fedeli sufi che dagli uomini del califfato sono visti come i primi nemici della loro malata idea di Islam. La moschea nei secoli era stata una “zawia”, un convento, un riparo in cui i preti residenti assistevano i pellegrini di passaggio sulla costa del Mediterraneo, fedeli in viaggio da e per la Mecca. Fino a oggi i terroristi non avevano preso di mira massicciamente i sufi, ma quasi sistematicamente i loro santuari, le moschee con annesse tombe in cui venivano venerati i santi sufi. Nel 2013 era stato fatto saltare il santuario dello sceicco Abu Jarir nel villaggio di Al Mazar e dello sceicco Hamid nel centro del Sinai. Ma rapidamente i terroristi del Daesh sono passati a mettere gli uomini nel loro mirino: con un comunicato del 2016 i terroristi del “Vilayat Sinai”, la”provincia” del Sinai, fecero un elenco di leader sufi da uccidere: «Diciamo a tutti i santuari sufi, agli sceicchi e seguaci all’interno e all’esterno dell’Egitto, che non consentiremo l’esistenza di rotte sufi nel Sinai, in Egitto in generale». Gli analisti ricordano che pochi giorni più tardi fu rapito e poi decapitato il maestro sufi Suleiman Abu Heraz (98 anni). n sufismo è stato da sempre considerato nemico dal salafismo più violento, da sempre è stato perseguitato. Mai negli ultimi anni mai c’era stata un’esplosione di violenza inter-islamica così forte, in tutto il Mediterraneo. L’attentato è avvenuto nel venerdì della settimana di nascita del profeta Maometto: giovedì prossimo si celebrerà l’anniversario, una ricorrenza molto sentita dai sufi che viene invece respinta dai radicali perché considerata come un’innovazione e non ritenuta quindi una legittima festa.