La Gazzetta dello Sport, 25 novembre 2017
Messi: «Io, re del gol. Ma rivoglio Inter e Milan in Champions»
Alla premiazione per la Scarpa d’Oro 2016-17 arriva al volante della sua Range Rover in compagnia della moglie Antonela Roccuzzo e del figlio più grande Thiago, 5 anni. A formare un vero parterre de roi ecco Luis Suarez, vincitore dell’edizione precedente, e gli inseparabili Andres Iniesta e Sergi Busquets. Per la festa di Leo Messi re dei bomber europei per la quarta volta, appaiando Cristiano Ronaldo, c’è anche il presidente Bartomeu in attesa della famosa firma sul rinnovo del contratto. Ma di questo, ovvio, non se ne può parlare con i giornalisti dell’European Sports Media, fra cui in esclusiva per l’Italia la Gazzetta, che organizza ogni anno la premiazione. In compenso il bomber argentino si apre sul lato personale, parla di Champions e Mondiale, e striglia l’Italia e i suoi club, non più al top come qualche anno fa.
Come sarà un Mondiale senza l’Italia? Pensa che il calcio italiano stia perdendo colpi?
«Il calcio italiano negli ultimi anni non è più lo stesso. E credo che questo abbia a che fare non solo con la non qualificazione al Mondiale. Per esempio due grandi della Serie A come Milan e Inter non sono più quelle che erano una decina di anni fa e non vanno più in Champions, e questo riguarda tutto il calcio italiano. Piano piano stanno provando a risalire la china, soprattutto i due club milanesi devono tornare a essere competitivi a livello europeo. Nazionali come l’Italia o l’Olanda, che per decenni hanno partecipato alla Coppa del Mondo, in Russia non ci saranno e nessuno se lo sarebbe aspettato. Ma il calcio oggi è questo: anche le piccole nazionali o i piccoli club se ben organizzati possono complicarti la vita».
Anche la sua Argentina ha rischiato grosso.
«È stato un periodo tosto per noi, abbiamo avuto tre c.t. nelle qualificazioni e non è facile adattarsi subito a ognuno di loro. Ogni tecnico ha la sua filosofia e le sue idee. L’ultimo è Sampaoli col quale abbiamo disputato soli quattro match di qualificazione e alcune amichevoli, dobbiamo continuare nel processo di crescita. Comunque il calcio diventa oggi giorno più tosto ed è più dura qualificarsi».
Le favorite al Mondiale?
«La Germania campione in carica, come sempre. Ma ci sono anche Brasile, Spagna, Francia. Ora sono le più forti».
Ancora un premio come re dei goleador in Europa. Messi, fino a quando andrà avanti così?
«È un bellissimo riconoscimento, ma io dico sempre che la mia priorità non sono i premi individuali. Preferirei vincere un’altra Champions o la Liga, questi sono i miei obiettivi principali. Comunque, è bello avere questi trofei a casa, per il significato che hanno appunto».
È difficile essere Leo Messi?
«Sono una persona come tutti, che prova ad avere una normale vita in famiglia. È vero che a volte preferirei non essere notato e avere una vita più normale, senza che tutti mi guardino per strada».
Che resta di quel ragazzo che arrivò a Barcellona a 13 anni nel 2000?
«I miei sogni e desideri sono sempre gli stessi. Ora vinco da goleador ma ho sempre detto che all’inizio non mi consideravo un attaccante. Ovvio, è passato un sacco di tempo, sono migliorato, ho accumulato trofei, e sono successe tante cose, fuori e dentro il campo».
E la sua vita, immaginiamo, è cambiata anche con l’arrivo di due figli avuti da Antonela, sua moglie.
«Sì, un grosso cambiamento sotto ogni aspetto. Inizi a vedere le cose in modo diverso. Ma la verità è che essere padre è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Abbiamo due figli (Thiago, 5 anni, e Mateo, 2, ndr) e ne stiamo aspettando un altro. Averli mi ha dato una sensazione incredibile e lo stesso sarà col terzo».
Com’è la vita comune di Messi?
«Costruita intorno a loro, i miei figli. Di mattina li accompagno a scuola e quando torno dall’allenamento vado subito a riprenderli. E dopo pranzo stiamo insieme con Antonela e i piccoli fino a cena. Poi li mettiamo a letto e non c’è molto altro da aggiungere. Passiamo il tempo fra di noi. Quello che ogni famiglia normale fa».
I bimbi le chiedono di giocare a calcio con loro?
«Di solito no, qualche volta magari Mateo, il più piccolo. Thiago va già ad allenarsi con la sua squadretta, ma non mi chiedono spesso di giocare con loro. E sono tutti e due destri…».
Ma i suoi figli sanno chi è il papà, il calciatore-idolo Messi?
«Mateo, ovvio, no, ha 2 anni. Trova strano quando qualcuno mi chiede una foto o un autografo per strada, non capisce. Thiago invece più o meno inizia a farlo. Gli piace andare allo stadio, vedere le partite, ma non capisce tutto. Qualche volta mi vede in casa e mi chiama “Messi”, col cognome, come fanno i tifosi…».
Il calcio è argomento di chiacchiera in famiglia?
«Molto poco, deve succedere qualcosa di grosso al Barcellona o in nazionale per essere un motivo di discussione».
Come si tiene in forma, oltre agli allenamenti: dieta, siesta?
«Niente di speciale. Dopo l’allenamento magari rinforzo le gambe, ma non sono un tipo da palestra. Dieta? Ho rinunciato al cioccolato, la cosa più dura per me. Anche ora, di tanto in tanto, faccio uno strappo e mi concedo un po’ di cioccolato. La siesta? Non più. E mi manca. Quando sono in nazionale però lo faccio, il pisolino. A casa non posso, ci sono i bambini».
E riesce a vedere molto calcio in tv?
«Sì, ne seguo tanto. Specie la Liga, poi Inghilterra e Argentina quando posso. Dipende dai miei impegni, guardo un po’ di tutto. Ora anche un po’ di Ligue 1 (fa capire, da quando c’è Neymar al Psg, ndr)».
Chi sono i favoriti in Champions?
«Il Manchester City per me è la squadra più forte ora, insieme al Psg. Ma la stagione è molto lunga. E non dimentico mai il Real Madrid per quello che hanno e per la loro esperienza, anche se ora non sta ottenendo i risultati che tutti si aspettano. Poi c’è il Bayern, altra grande che sarà in lotta fino alla fine».
L’altra sera ha fatto rumore la sua panchina contro la Juve.
«Sì, si sa che a me piace giocare sempre e non restare fuori, ma la stagione è lunga, bisogna riposarsi ogni tanto, tirare il fiato».
Il Barça di Valverde macina record: miglior inizio in Liga, nessun k.o. e solo 4 reti subite in 12 match. Siete diventati una squadra che sa difendersi più che attaccare?
«La partenza di Neymar ha cambiato il nostro modo di giocare. Abbiamo perso in potenziale offensivo ma abbiamo guadagnato nella fase difensiva. Ora siamo meglio organizzati in mezzo al campo, abbiamo più equilibrio e questo ci rende più forti in difesa».
Gran merito di questo è anche la crescita di Umtiti in difesa.
«Samuel si allena così come gioca, non si risparmia mai. E fuori dal campo è un ragazzo eccezionale. Onestamente non ne sapevo molto di lui quando è arrivato. Ma vedendolo allenarsi, mostrando tutte le sue qualità, non mi meraviglio di ciò che fa in partita».
Domenica c’è il Valencia, secondo.
«Una gran bella squadra, un tecnico come Marcelino che la fa giocare molto bene, ha un disegno tattico chiaro, poi a casa loro sarà molto complicato, ma noi dobbiamo continuare a far bene».
Che ne pensa della crisi del Real Madrid?
«È solo temporanea. Non è la prima volta che capita una situazione come quella del Real in un torneo. Alla fine torneranno a lottare per tutti i titoli, per il valore della squadra e dei giocatori che hanno e perché sono sempre stati là in alto».
Cristiano Ronaldo sarà il suo unico rivale per il prossimo Pallone d’oro?
«No, ci sono molti grandi giocatori oggi che possono vincerlo. Negli ultimi anni l’abbiamo vinto noi due, ma gente come Neymar, Mbappé e Luis Suarez possono competere per il premio».
Ronaldo ha detto che in futuro potreste essere amici. Che ne pensa?
«Non so se succederà. L’amicizia si costruisce passando del tempo insieme e conoscendosi. Adesso non abbiamo rapporti, ci vediamo solo nelle cerimonie di premiazione ed è l’unica occasione in cui ci parliamo. Fra di noi va tutto bene, ma le nostre vite non si incrociano molto spesso».
Lei al suo futuro post-calcio ci sta pensando? Farà il tecnico o si vede a giocare a golf?
«Non lo so ora cosa farò. Ne ho parlato in famiglia varie volte su come occuperò il mio tempo una volta lasciato il calcio, ma non c’è niente di deciso. Ho sempre detto che non mi vedo come allenatore, non ho il feeling. Nei prossimi anni potrei cambiare idea ma ho ancora parecchi anni davanti a me e vedremo. Quando fine carriera sarà vicina qualcosa deciderò».