Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  novembre 27 Lunedì calendario

Ma i politici dovranno fare i conti con il debito

I leader fanno grandi promesse. Quali i margini per realizzarle?
È importante che Renzi e Berlusconi desiderino entrambi abbassare le tasse. Però, nei periodi in cui hanno già governato, ci sono riusciti assai poco. Con grande cautela, dato che i conteggi si possono fare in diverse maniere, si può dire che Berlusconi dal 2001 al 2005 è riuscito a diminuire la pressione fiscale di un punto, ma poi dal 2008 al 2011 l’ha mantenuta invariata. I governi Letta, Renzi e Gentiloni nella legislatura ora prossima al termine l’hanno diminuita di un punto e mezzo rispetto al picco raggiunto con Monti. Chiunque sia al timone del governo, il peso enorme del debito pubblico limita i margini di manovra.
Si possono trovare soldi tagliando spese inutili?
In qualche misura sì. Ma finora nessun governo ci è mai riuscito sul serio. Solo i governi tecnici, Ciampi nel 1993, Monti nel 2011-2012, sono stati capaci di incidere. Il centro-destra dal 2001 al 2005 aveva promesso di tagliare e invece le spese le aumentò. La scelta più praticabile sarebbe di distribuire meglio il carico tributario, sia per equità sia per aiutare la crescita. Ma questo nelle attuali promesse si vede poco o nulla.
Perché? Non è giusto aiutare le famiglie?
Una novità è che anche Renzi, oltre a Berlusconi, intende incentivare a far figli. In effetti l’Italia ha uno dei tassi di natalità più bassi del mondo, e le famiglie più giovani sono quelle messe peggio quanto a reddito. Il calo delle nascite è un fenomeno non di ieri, con ragioni sociali, economiche, culturali profonde: difficile contrastarlo con incentivi concentrati nei primi anni di vita. Quando una coppia decide se avere un figlio, si pensa anche al futuro che avrà, se sarà facile che trovi un lavoro. Alcune delle incentivazioni proposte sono prive di senso, come l’Iva ridotta sui prodotti per l’infanzia (Lega): la gente non se ne accorgerebbe nemmeno. Per far nascere più bambini occorrerebbe dare più fiducia sull’avvenire del Paese.
Non bisogna occuparsi di chi sta peggio?
Sì, ma lo Stato deve stare attento più di prima a come usa i soldi. L’economia italiana non riesce a marciare allo stesso passo delle altre: occorre concentrare gli sforzi su ciò che lo impedisce. Nei periodi buoni è necessario ridurre il debito, in modo da tenerci al riparo da nuovi disastri.