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 2017  novembre 26 Domenica calendario

Tutte le ombre su Andrea Mandelli, il lobbista che fa le liste di Berlusconi

Sarà una campagna elettorale difficile e Silvio Berlusconi vuole giocare per vincere. La fine dei fondi pubblici per lui rappresenta un problema meno grave, poichs dispone di un capitale che Forbes stima in 7 miliardi di euro. Secondo le dichiarazioni ufficiali ha investito 130 milioni nel partito: per il voto del 2013 ne ha tirati fuori 15. Adesso però c’è una nuova legge che vieta donazioni sopra i 100 mila euro. Ed ecco che nello scorso biennio ha saldato le fidejussioni del movimento con 90 milioni, che formalmente sono classificati come “un prestito” e aggirano i vincoli della legge.Anche intorno al Cavaliere e ai candidati azzurri però gravita una galassia di fondazioni e associazioni, una nebulosa dove si confondono i proventi e le uscite della propaganda. Come le cene elettorali: ne viene annunciata una ad Arcore per l’ 11 dicembre, con quota da 10 mila a commensale. A Forza Italia comunque sono arrivati pure contributi di imprenditori. Ma il partito ha bisogno soprattutto di volti nuovi, per rilanciare le liste. E forse Berlusconi ha trovato chi può dargli una mano, senza neppure allontanarsi da casa: Andrea Mandelli, brillante senatore monzese. «È uno dei consiglieri più preziosi», ha detto il Cavaliere la scorsa settimana. E gli ha affidato il compito di selezionare la squadra nel serbatoio che conosce meglio: i professionisti. Farmacista e presidente da lungo tempo della federazione di settore, il senatore ha combattuto lunghe battaglie parlamentari in favore degli ordini professionali, dagli avvocati ai notai. Di incarichi Mandelli ne ha una dozzina, che lo rendono il referente ideale a Palazzo Madama per il mondo dei medici e delle medicine, ricchissimo di voti. E di risorse: la sanità è la voce maggiore nei conti pubblici. E oggi tutto il sostegno economico alla politica è sostanzialmente fuori controllo: impossibile conoscere i nomi degli sponsor, protetti dalla privacy. Ancora più arduo identificare chi c’è dietro la selva di fondazioni e associazioni che contribuiscono alle candidature.Mandelli per la campagna 2013 ha indicato un unico donatore, per soli 14 mila euro: “l’Associazione omissis”. Il nome dovrebbe essere custodito nella Corte d’Appello di Milano, dove però servono settimane per avere risposta. Di sicuro il senatore ha presieduto un’altra associazione, chiamata “Libertà e Sviluppo” e nata come pensatoio del centrodestra padano. L’ha identificata il pool antimafia guidato da Ilda Boccassini nell’ultima inchiesta, che ricostruisce la penetrazione negli appalti lombardi di personaggi vicini al clan catanese Laudani.In manette è finito Orazio Elia, ex dipendente dell’ospedale di Monza e poi consulente del Pirellone, ancora ben introdotto nel municipio di Milano e in quelli della Brianza. Per i magistrati è un «facilitatore» : metteva in contatto sindaci, assessori e dirigenti con gli imprenditori a caccia di contratti. Elia fino al febbraio 2015 era socio unico e rappresentante legale dell’associazione, presieduta proprio da Mandelli. «Quell’associazione aveva uno scopo sociale, promuovere la cultura politica ma ne sono uscito presto perchs non avevo tanto tempo», ha dichiarato il senatore al Corriere della Sera.Un tipo navigato Elia, che da anni si muove nei meandri della sanità lombarda e vanta rapporti con Fabrizio Sala, assessore e vicepresidente della Regione. Ora si scopre che già in passato gli investigatori lo avevano registrato durante le conversazioni «in alcuni casi francamente sospette» con Pierluigi Sbardolini, manager Asl poi arrestato in una retata su tangenti e ‘ ndrangheta. Nel 2013 Elia aveva fondato a casa sua l’associazione presieduta da Mandelli. Al telefono vantava anche altre referenze: «questi sono amici miei che devono lavorare, basta... perchs la massoneria è questa, io ne ho fatto parte». Il senatore però taglia corto: «Elia? Nessun rapporto, so che era un sindacalista, anche stimato». Ma nei due anni di indagine la procura ha intercettato 1167 scambi telefonici tra i due, l’ultimo a febbraio dello scorso anno: Mandelli lo chiama o messaggia 492 volte e viene contattato in altre 675 occasioni, sempre usando un cellulare intestato alla Federazione farmacisti.Negli atti dell’inchiesta c’è una cena del 2016 in cui si discute «di un importante progetto» per cui «manca solo un tassello». All’incontro sono presenti il senatore, Sala e altri politici. Viene invitato pure Alessandro Fazio, imprenditore della sicurezza privata arrestato nella stessa indagine e sempre con l’aggravante mafiosa. Fazio riceve l’invito dalla segretaria di Mandelli, che lo chiama con il cellulare del Senato. Ma ha un impegno e affida a un socio l’incarico di sostituirlo al tavolo. Che il giorno dopo fa un resoconto: «È andata bene cioè... fra lui... il senatore e poi anche c’era un bel po’ di gente e poi alla fine siamo riusciti a parlare con il candidato sindaco…». Mandelli ha dichiarato che «il nome di Fazio» non gli ricorda niente.Un mese dopo, il 9 marzo 2016, quello stesso Fazio cammina verso Palazzo Madama e riceve una chiamata: «Salve, sono l’assistente del senatore Mandelli… è in commissione, però mi ha detto che lei sta per raggiungerlo qui… Siccome io sono qui … non le posso fare il pass e chiedo una cortesia ai commessi, che se la fanno entrare e poi glielo faccio dopo».I magistrati non hanno formulato accuse contro il parlamentare, che resta estraneo all’indagine penale. D’altronde Alessandro Fazio prima dell’arresto era un imprenditore molto noto, che aveva vinto anche l’appalto per la sorveglianza del Palazzo di Giustizia. Questa vicenda però evidenzia un tema che rischia di diventare incandescente nella prossima campagna elettorale: l’assenza di qualunque regola sulle lobby. Non c’è una normativa che definisca incontri legali e illeciti tra politici e imprenditori, relegando tutte queste relazioni nell’ombra. E impedendo ai cittadini di conoscere quali interessi influiscano sulla vita democratica del Paese.