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 2017  novembre 26 Domenica calendario

La borsa dei tulipani, una storia di 500 anni minacciata dal web

Oggi la Royal FloraHolland è la Borsa dei tulipani olandese, la «Wall Street dei bulbi» nota con diversi nomi fin dal sedicesimo secolo e famigerata per la bolla dei tulipani del 1637, considerata la prima bolla finanziaria della storia. In quell’anno si arrivò al punto di vietare nella contea di Haarlem delle Province unite dei Paesi Bassi la pubblicazione anche di innocui libri di floricoltura nel vano tentativo di temperare una smisurata passione che aveva colto aristocratici e artigiani: la febbre dei tulipani. Un bulbo arrivò a costare 5.200 fiorini, laddove Rembrandt per il suo capolavoro La ronda di notte, nel 1642, ne ricevette 1.600. Un taverniere di nome Wouter Bartelmiesz Winkel divenne uno degli uomini più ricchi d’Olanda. Anche le opzioni future, cioè le scommesse sul valore futuro, nacquero allora facendo cadere in disgrazia non solo il «ceto medio» ma anche i ricchi olandesi. Nonostante tutto, la Wall Street dei bulbi è sopravvissuta per secoli: oltre metà dei fiori di tutto il mondo passano da qui per essere quotati (in Olanda c’è il più grande frigorifero del mondo per preservarli nel passaggio). Un rituale non solo vetusto ma anche inquinante dato che i fiori devono volare avanti e indietro. Negli ultimi anni la Royal FloraHolland è entrata in crisi perché i produttori del Kenya e di altri Paesi non avevano più bisogno di Amsterdam per vendere: quello che non riuscì a fare il crollo della Borsa del 1637 stava accadendo a causa della disintermediazione, il virus portato dalla Rete. In questi giorni, per reagire, anche questa cooperativa si è dotata di una Borsa «digitale» che non richiede più la presenza rituale del fiore. Una competizione da seguire per capire se un’istituzione che ha 500 anni potrà far valere la sua storia contro i nuovi velociraptor della Rete.