La Stampa, 25 novembre 2017
Fiorire in sfumature fucsia. Ora la camelia si esibisce
Colora l’inverno di rosa intenso, bianco, rosso oppure le tre tinte mesciate in un capolavoro, come se i fiori fossero dipinti. Da fine novembre può arrivare a gennaio la fioritura della camelia invernale, originaria del Giappone, che in riva al Lago Maggiore ha trovato riparo.
Un altro regalo del clima meno pungente della punta settentrionale del Piemonte, che si affianca agli agrumi di Cannero Riviera. La camelia è stata importata, qui come in tanti altri luoghi, ma nel Verbano ha trovato l’habitat ideale che oggi consente di ammirare esemplari di pregio in giardini storici e di vantare un mercato di nicchia che regge nonostante la crisi generale del settore florovivaistico. Si è talmente radicata che ormai la camelia è ritenuta a pieno titolo fiore tipico del Lago Maggiore, dove si concentra la produzione di pregio italiana.
Verbania dedica al fiore due eventi annuali: a marzo la mostra della camelia primaverile, a novembre (oggi e domani a Pallanza) riflettori su quella invernale.
La camelia invernale è «élite nell’élite»: delle oltre 200 specie che si diramano in 40 mila varietà, solo una cinquantina hanno fioritura autunnale. «Una produzione per esperti conoscitori e consumatori raffinati» sorride Renzo Bizioli, direttore del consorzio Fiori del Lago Maggiore.
Le primaverili sono soprattutto della specie Japonica mentre le invernali sono Sasanqua, Vernalis, Sinensis e Hiemalis con fioriture più lunghe e resistenti. In caso di gelo, raccontano gli esperti, sono addirittura in grado di «bloccarsi» e riprendere con il rialzo delle temperature. La varietà Sinensis è la pianta del tè, da cui si ricava l’infuso più famoso al mondo. Dall’Oleifera invece in Oriente estraggono olii per produzione di cosmetici: «Una frontiera nuova che qualcuno sta pensando di avviare anche sul Lago Maggiore» anticipa Bizioli.
«La camelia è arrivata a inizi ’800 quando sono nati i grandi parchi delle dimore oggi divenute storiche – svela il produttore -. Gente nobile che dimostrava la ricchezza anche dalla bellezza dei giardini importando piante rare: alcune non si sono adattate, altre alla perfezione. Il vivaio Rovelli di Pallanza nel 1850 produceva camelie con nuovi ibridi, che sono i fiori di oggi. La denominazione di “fiore tipico del lago” è arrivata 45 anni fa, ma già nella seconda metà dell’800 dal Verbano si spediva in tutta Europa».
Il Lago Maggiore è rimasto produttore d’eccellenza grazie al terreno con la giusta acidità, all’acqua non calcarea e al clima. La Germania è oggi il primo acquirente, con una predilezione per le camelie primaverili mentre l’Inghilterra preferisce le invernali. Verbania è ricca di testimonianze della tradizione legata al fiore: ci sono collezioni eccellenti nelle ville San Remigio, Rusconi Clerici, sull’Isola Madre e ancora villa Anelli a Oggebbio. Il parco di Villa Maioni invece propone 50 varietà di Sasanqua: «È l’unico in Europa specializzato solo nella camelia invernale» precisa Bizioli.
Il mercato – una sessantina i vivai tra Vco e Novarese – è in ripresa dopo una brusca frenata che aveva portato il fatturato da 25 a 15 milioni di euro. «Ci stiamo riprendendo, ed è cambiata la clientela: più consapevole dell’unicità di questo fiore» conclude il direttore del consorzio.