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 2017  novembre 22 Mercoledì calendario

Tulliani pronto a pagare per uscire subito di galera

Giancarlo Tulliani potrebbe tornare presto in libertà, dietro versamento di una cauzione. È la proposta fatta alle autorità degli Emirati Arabi dal suo difensore, l’avvocato Nicola Madia: oltre al pagamento di una somma per l’immediata scarcerazione, essa prevede il trattenimento del passaporto di Tulliani e di altre due persone, le quali prenderebbero in custodia l’attuale detenuto nelle vesti di «garanti». Si tratta di una procedura prevista dalle leggi locali, sulla quale è previsto che si pronunciano a breve i giudici di Dubai, che il 4 novembre hanno convalidato il fermo di Tulliani per due mesi. Il cognato dell’ex leader di An Gianfranco Fini era latitante dal 20 marzo scorso e su di lui pende la richiesta di estradizione avanzata dai magistrati romani, riguardo alla quale le autorità arabe ancora non hanno preso una decisione. La vicenda è resa complicata anche dalla mancanza di un trattato di reciproca assistenza giudiziaria tra l’Italia e il piccolo Paese che si affaccia sul Golfo persico. 
L’arresto era avvenuto in esecuzione di un mandato di cattura internazionale, emesso dalle autorità italiane nell’ambito dell’inchiesta sul riciclaggio di fondi legati al “re delle slot machine”, Francesco Corallo. Tulliani, radicato da tempo negli Emirati Arabi, era finito in carcere perché lui stesso era andato a lamentarsi con la polizia di essere seguito da due giornalisti italiani: identificato, le autorità scoprirono che era ricercato e non poterono fare altro che trattenerlo. 
L’indagine di piazzale Clodio, condotta dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal sostituto Barbara Sargenti, vede coinvolti per concorso in riciclaggio anche il padre di Tulliani, Sergio, la sorella Elisabetta e lo stesso Fini, compagno di quest’ultima. Per costoro si prospetta la richiesta di rinvio a giudizio. I “Tullianos”, sostengono gli inquirenti, avrebbero ricevuto, tramite le loro società offshore, ingenti trasferimenti di denaro da riciclare, disposti da Corallo e operati tramite i suoi complici. Questi bonifici, secondo quanto accertato dagli investigatori della Gdf, erano privi di qualsiasi causale o venivano giustificati con documenti fittizi. 
È il motivo per cui, lo scorso febbraio, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno eseguito un sequestro preventivo di beni nei confronti dei Tulliani, per un ammontare di circa 7 milioni di euro. Alla base della ricchezza della famiglia, nella ricostruzione fatta dalla procura, ci sarebbe infatti proprio il rapporto con Corallo, reso possibile dalla comune conoscenza dell’ex presidente della Camera. A carico di quest’ultimo, a maggio, è stato disposto il sequestro di due polizze vita del valore complessivo di 934mila euro. Fini, nei giorni scorsi, ha detto di aspettare «con fiducia che la magistratura accerti l’infondatezza delle accuse» ipotizzate a suo carico. 
Del fascicolo d’inchiesta fa parte anche la vicenda della compravendita della casa di Montecarlo che fu della contessa Anna Maria Colleoni, finì in eredità ad Alleanza Nazionale e venne quindi occupata dallo stesso Tulliani. La tesi degli investigatori è che sarebbero stati i soldi ricevuti da Corallo a consentire l’acquisto dell’immobile. 
Quanto al “re delle slot”, accusato di avere realizzato un’evasione fiscale da centinaia di milioni di euro grazie al mancato versamento delle imposte sugli introiti del suo business, è stato arrestato nelle Antille Olandesi lo scorso dicembre ed estradato in Italia nel mese di agosto.