Libero, 22 novembre 2017
Trump è antipatico ma l’economia Usa con lui vola alto
Piaccia o no da quando c’è Trump l’economia americana corre. Negli ambienti che contano ormai non si parla d’altro, anche se sembra non si possa nemmeno dire. E lui ha indici di gradimento più alti dei benamati Macron e Merkel. Le due cose sono connesse, lo spiegano le stesse prestigiose università degli Stati Uniti: il consenso del Presidente è direttamente proporzionale al tasso di crescita del Pil. Quello Usa il prossimo anno è dato per certo al 4% grazie alla semplificazione delle regole dei mercati finanziari e alla riforma fiscale. E nonostante la Federal Reserve aumenterà i tassi di interesse. Cosa che probabilmente accadrà anche in Europa con la fine del Quantitative easing di Mario Draghi ma che a noi, a differenza degli americani, fa paura.
Perché l’Europa, e l’Italia in particolare che dell’Unione è il fanalino di coda, manca di una politica economica che sopperisca alla fine della droga monetaria. E ci si sente monotoni a dire che la borsa americana segna ogni giorno un nuovo record al rialzo (+14% dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca) e la disoccupazione ogni mese un nuovo record al ribasso (4,1% lo scorso ottobre. Mai vista così da diciassette anni). Se a questo aggiungiamo che in nove mesi Trump è riuscito anche a sconfiggere l’Isis, come si era impegnato a fare in campagna elettorale, c’è solo da esserne fieri.
SONDAGGI FAVOREVOLI
I sondaggi ne sono la riprova. Ci bombardano dicendo che Donald Trump è il presidente Usa con il più basso gradimento della storia quando invece, con un consenso misurato dall’istituto Rasmussen al 42%, batte Angela Merkel, collocata da Zogby Analytics al 40%, ed Emmanuel Macron, che viaggia al 28 per cento.
Il mondo sta proprio cambiando: la Cancelliera Merkel, regina incontrastata d’Europa, una volta simbolo di stabilità, dal 24 settembre, ormai quasi due mesi, stenta a formare un governo e chissà se ci riuscirà, come, o se si dovrà andare a nuove elezioni. Mentre il pazzo e odiato Trump ha rimesso in moto l’America, piuttosto che mandarla a picco come prevedevano gufi, per citare Matteo Renzi, e rosiconi globali.
Goldman Sachs l’ha messo addirittura per iscritto in una nota inviata ai clienti: il 2017 è stato un grande anno e il 2018 andrà ancora meglio. La rappresentazione plastica si è avuta durante il viaggio del Presidente Usa in Cina. Si sono incontrate le due economie più grandi del mondo, tanto da emozionare e convincere anche Lloyd Blankfein, che di Goldman Sachs è amministratore delegato. Non certo uno sprovveduto e di sicuro non un sostenitore acritico di Trump, considerato che ha deciso di farsi un profilo Twitter ad hoc per esprimere la sua contrarietà all’uscita dagli accordi di Parigi sul clima. Ma sulla politica economica non può dare torto al Presidente. «Non solo per i 250 miliardi di dollari di contratti firmati parole di Blankfein quanto per la ritrovata volontà dell’amministrazione americana di cambiare approccio: ridefinire i ruoli rispetto a un Paese che con il suo surplus commerciale si preparava a sorpassare in valore assoluto l’economia degli Stati Uniti, anche non rispettando le regole, come quella dei segreti industriali».
LE CIFRE CHE PARLANO
Per il Wall Street Journal la riforma fiscale procede senza problemi al Congresso, campo di battaglia non semplice per Trump, realizza più di quanto l’amministrazione Obama ha fatto in otto anni, colma i buchi del sistema tributario americano, lo rende finalmente competitivo e fa sì che diventi più difficile per le grandi imprese, soprattutto multinazionali, evadere le tasse.
«Celebriamo i risultati e prepariamoci a un futuro prospero»: è l’invito di Trump a gabinetto e staff. Sono tasse ed economia la chiave del successo. Anche per combattere la cattiva informazione e le fake news: i numeri sono incontrovertibili. Trump lo ha capito, ci ha vinto le elezioni e adesso finisce per convincere addirittura i più scettici. In Italia siamo in campagna elettorale. Silvio Berlusconi, che è il più credibile di tutti in campo, ne terrà conto? Davanti a un programma così non ci sono Salvini, Di Maio o Renzi che tengano.