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 2017  novembre 23 Giovedì calendario

Dopo Mugabe lo Zimbabwe dovrà risolvere il rebus elefanti

Uno dei pochi punti positivi del lungo regime di Robert Mugabe è stato la gestione dei parchi naturali e della sauna selvatica dello Zimbabwe, compresi, ovviamente, gli elefanti. Se all’inizio del Novecento la popolazione di pachidermi zimbabwani s’aggirava attorno ai quattromila esemplari, oggi se ne contano circa 83mila, il che la rende la seconda più nutrita d’Africa. Ma una tale densità (la superficie del Paese è grosso modo quella dell’Italia) crea enormi problemi alle comunità locali, soprattutto ai contadini che si ritrovano spesso le loro terre devastate dai giganti a quattro zampe. Un problema non da poco, in un Paese dove l’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. 
Per risolvere questo dilemma di conservazione, secondo gli esperti c’è un solo metodo: la caccia, anche perché per evitare danni alle foreste e all’agricoltura è stato calcolato che lo Zimbabwe può tollerare al massimo 50mila elefanti. «Con il loro abbattimento anche le popolazioni locali possono usufruire dei benefici derivanti da quest’attività grazie alla creazione di scuole o all’assunzione di nuovi ranger nei parchi», dice Marco Pani, consulente di questioni ambientali che da trent’anni assiste i governi africani in faccende di questo tipo. «Non bisogna più chiamarla “caccia da trofeo” bensì “caccia di conservazione”, perché redistribuendo il suo indotto con le comunità locali si possono proteggere vastissime aree di territori selvaggi». 
In altre parole, la lotta per la conservazione dell’ambiente non si vince se la sauna selvatica non produce benefici per le comunità locali. E la “caccia di conservazione” è uno dei metodi per fornire questi benefici. È lo stesso concetto che sviluppa l’etologo Bernadino Ragni nel suo recente saggio “Wildlife economy” in cui dimostra come, sia pur paradossalmente, è proprio la caccia al cinghiale, alla lepre italica o alla pernice il modo più sondato di assicurarne la presenza sul nostro territorio, perché l’unico redditizio. 
In quest’ottica, la sine della sospensione delle importazioni dei trofei di caccia dallo Zimbabwe agli Stati Uniti, proposta da Donald Trump e poi congelata per le critiche ricevute, potrebbe rivelarsi provvidenziale per gli animali stessi. La caccia di conservazione è infatti un’attività controllata e non incide sulla sopravvivenza della specie. Nel 2015, sono stati cacciati in questo modo 75 elefanti. Lo 0,091 del totale.