La Stampa, 22 novembre 2017
Padri e figli un’eredità giocata sul campo di pallone
Un padre e un figlio che giocano a calcio insieme. Si contendono il pallone in un prato, nel salotto di casa o in un cortile. I volti un po’ corrucciati nell’impegno, un po’ aperti nel sorriso figlio del gioco. Questa potrebbe essere una perfetta foto della felicità. Perché in una pedata al pallone può esserci tutto l’amore del mondo.
E bene lo ha raccontato nel libro Un giorno questo calcio sarà tuo, Fulvio Paglialunga, giornalista sportivo e autore Rai, che ha scritto una storia d’amore. Tra padri e figli. E per il pallone. «Forse l’importanza che attribuiamo al calcio è questa – scrive nel prologo -: la nostra voglia di condividere un amore così grande, trasferire le stesse passioni, gli stessi colori, gli stessi riti di una vita ai nostri figli. Come fosse un’eredità. Un patrimonio di gioie e sofferenze. Il calcio è lo scrigno di racconti che ogni padre a un certo punto apre. Da quel momento il rapporto diventa altro». Perché, in fin dei conti, noi siamo quello che tifiamo». Pensate solo alla delusione che vive un genitore quando il sangue del suo sangue sceglie un’altra squadra del cuore. Eppure, anche in quel caso il calcio diventa un terreno di incontro, seppure da fronti opposti. Con il padre che si armerà di santa pazienza e porterà egli stesso il figlio allo stadio per la prima volta. Il rito di iniziazione va condiviso. Comunque.
In Un giorno questo calcio sarà tuo si sussegue una serie di ritratti di padri e figli, siano essi calciatori professionisti, allenatori o semplici tifosi. Storie, più o meno note, in cui il gioco del calcio è più di uno sport, è più di una passione, è proprio un legame, un bene da tramandare. Un linguaggio comune tra padri e figli. E un punto di partenza «perché il calcio italiano può risalire solo se torna ad essere una cosa di famiglia, un valore. Il calcio ti insegna sempre che anche se perdi, potrai sempre riscattarti. Un bell’insegnamento per i bambini», dice Paglialunga.
Sfogli le pagine, di questo libro come della vita, e trovi esempi da seguire, gesta alle quali ispirarsi. Cesare e Paolo Maldini, entrambi campioni d’Europa da capitani con il Milan: con il figlio che riesce a essere più grande del padre che già era stato un campione. E adesso tocca ai nipoti di Cesare. Valentino e Sandro Mazzola, il fuoriclasse diventato leggenda nella tragedia di Superga e il figlio capace di imprimere il suo nome nella storia del calcio. Bruno e Daniele Conti, il campione di Spagna ’82 così intimamente legato alla Roma, e il ragazzo che per diventare uomo da quella città e quella squadra si allontana fino a trovare a Cagliari il suo posto. Orgoglio di papà e mamma, come uomo e come atleta. E ancora la difficoltà di essere figlio di un gigante come Johan Cruyff, chiedere a Jordi per informazioni. Scoprire che Pelè, O Rei, sua maestà il calcio, uno che ha vinto tre Mondiali e segnato 1281 gol in 1363 partite, è cresciuto col mito del padre calciatore. Quando lo vide piangere dopo la sconfitta del Brasile nella finale del Mondiale contro l’Uruguay, nel 1950, al Maracanà, gli promise che avrebbe vinto il Mondiale per lui. E così fece, ma lui era Pelè. Può succedere poi che tu sia uno dei portieri più forti della storia del calcio e che tuo figlio segua le tue orme. Ecco, in quel caso, se ti chiami Peter Schmeichel, la tua più grande soddisfazione sarà vedere il tuo Kasper vincere la Premier League. Tra l’altro all’interno di una delle favole più incredibili di sempre: il Leicester campione d’Inghilterra nel 2016.
Con questo libro, edito da Baldini & Castoldi, Paglialunga offre una bussola da seguire in un periodo in cui il calcio italiano si è scoperto drammaticamente in crisi, con la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 a illuminare in maniera sinistra l’intero sistema. «Purtroppo nessuno ridarà ai nostri figli il Mondiale del 2018, quell’estate che costruirà ricordi – osserva Paglialunga -. In Qatar giocheranno in inverno. La prossima estate con il Mondiale sarà nel 2026, quando mio figlio avrà 16 anni...».
Così, come è evidente ai tifosi, il calcio non è solo sport, ma esperienza sociale, collettiva, di crescita, successo o fallimento: «Io sono padre e sono diventato adulto allo stadio, come tifoso e come cronista – spiega Paglialunga -. Quando ho portato per la prima volta mio figlio Claudio allo stadio mi sono reso conto che quello era il nostro passaggio di testimone. Così come era successo tra me e suo nonno». Ed eccola l’erdità, il legame che va oltre il sangue: «Ho iniziato a riflettere su quale importanza aveva avuto il calcio nel rapporto tra me e mio padre e mi è venuta voglia di scriverne». Poi, un’immagine ha dato il La: «Ho visto la foto in cui Jacky Fatton è inginocchiato per legare le scarpe da calcio a suo figlio Michel. Un padre e un bimbo: un campione e un futuro calciatore professionista. Ecco, lì il libro era praticamente già fatto. Anche se poi a scriverlo ci ho messo tre anni». Il piccolo Claudio ha 7 anni e ha scelto di amare la stessa squadra di papà: «Tifa Taranto, e non era per niente scontato. Io ho già vinto».