il Fatto Quotidiano, 22 novembre 2017
Apple, tremila studenti cinesi obbligati ad assemblare l’iPhone X
Dietro ai modelli di iPhone X, ultima creazione della galassia Apple, c’è il lavoro illegale di migliaia di studenti cinesi. Un utilizzo frenetico di straordinari, in barba alle regole, per intensificare la produzione che negli ultimi mesi aveva subito un rallentamento A rivelarlo è un’inchiesta pubblicata ieri dal Financial Times, al quale un gruppo di giovani stagisti di Zhengzhou ha raccontato di essere stato impiegato in turni da 11 ore giornaliere: una circostanza che – per la normativa del Paese asiatico – non è regolare.
Siamo ancora una volta nel noto stabilimento della provincia di Henan, ufficialmente denominato Hon Hai Precision Industry ma meglio noto alle cronache mondiali come Foxconn. Un sito che, pur vantando commesse da parte dei colossi della tecnologia tra i quali il marchio con la mela morsicata, non è nuovo a polemiche riguardanti le condizioni dei suoi addetti: nel 2010 fu addirittura interessato da un’ondata di suicidi. Stando a quanto ricostruito dal giornale britannico, questa volta si tratta di una sorta di versione cinese dell’alternanza scuola-lavoro. Quei ragazzi, infatti, erano praticamente obbligati al tirocinio in azienda per poter ottenere il diploma, come si evince dalle loro testimonianze. Sei di loro, sotto garanzia dell’anonimato, hanno spiegato che sono in 3 mila nella stessa situazione. Frequentano la Urban Rail Transit School e hanno iniziato lo stage a settembre, ovvero nel periodo in cui la Apple ha presentato al mondo l’iPhone X, proprio per festeggiare il decennale dal lancio del primo smartphone. L’uscita nei negozi, però, è stata posticipata da settembre a novembre a causa di problemi che hanno rallentato la produzione. Per settimane, tra l’altro, si sono rincorse voci sul fatto che, per l’appuntamento del 3 novembre, sarebbero stati pronti solo un numero contingentato di iPhone. L’ad Tim Cook aveva rassicurato gli appassionati: la produzione sarebbe stata spinta fino al massimo della possibilità. L’utilizzo degli straordinari irregolari alla Foxconn (che comunque non è diretta responsabilità di Apple) sembra rispondere a questa logica. La Hon Hai, multinazionale con sede a Taiwan, ha subìto – a causa del ritardo – un calo del 39% nei profitti. Una fonte del Financial Times ha raccontato di aver assemblato 1.200 fotocamere per iPhone al giorno, una mansione che “non ha nulla a che fare con il percorso di studi”. Sia Apple sia Foxconn hanno ammesso al Ft di conoscere casi di violazione delle leggi cinesi in materia di lavoro, e che stanno ponendo rimedio. Sostengono anche che quei ragazzi hanno lavorato volontariamente (gli studenti invece dicono che per loro era obbligatorio) e sono comunque stati retribuiti.