La Stampa, 22 novembre 2017
Germania, il pressing di Steinmeier sull’Spd per rifare la Grande coalizione
L’opposizione è uno schifo. Noi vogliamo governare!» L’ormai celebre frase dell’ex presidente del Partito socialdemocratico tedesco e braccio destro di Gerhard Schröder ai tempi della coalizione rosso-verde Franz Müntefering è tornata d’attualità nei corridoi della Willy Brandt Haus di Berlino.
Dopo il fallimento delle trattative per un governo giamaicano tra Cdu, Csu, Liberali e Verdi, tutti gli occhi sono puntati ora sulla «vecchia zia», il soprannome corrente affibbiato da sempre in Germania all’Spd. Solo lei può salvare le sorti politiche del Paese e contribuire alla formazione di una maggioranza di governo stabile in grado di ridare stabilità alla Germania e all’Europa intera. Il secco «no» ribadito ancora lunedì dal presidente socialdemocratico Martin Schulz ad una riedizione della Grosse Koalition sotto la guida di Angela Merkel innervosisce non solo i mercati e i partner europei della Germania ma anche le più alte cariche dello stato. Sono in tanti ad unirsi in queste ore al coro intonato dal Presidente federale Frank Walter Steinmeier e dal neoeletto presidente del Bundestag ed ex Ministro delle finanze Wolfgang Schäuble a favore di un ritorno alla ragione e alla responsabilità da parte dell’Spd. «Chi si candida a un ruolo di responsabilità politica non può tirarsi indietro quando lo ottiene», ha così ammonito il Presidente tedesco Steinmeier che oggi riceverà nella sua residenza di Scholß Bellevue Martin Schulz per un colloquio riservato nel corso del quale tenterà di convincerlo a rivedere le sue posizioni e ad accettare un ritorno del suo partito al tavolo di governo. Dello stesso avviso sono anche un numero crescente di deputati e funzionari socialdemocratici che nelle ultime ore si sono espressi a favore di una terza riedizione della Grande coalizione.
Martin Schulz, alla guida del partito solo da pochi mesi e già responsabile della débâcle elettorale incassata alle legislative del 24 settembre scorso, è costretto così ad affrontare un dilemma esistenziale. Dopo le conseguenze a dir poco disastrose subite dal partito dopo otto anni di convivenza forzata all’interno delle grandi coalizioni guidate da Angela Merkel, il suo obbiettivo era quello di rigenerare i socialdemocratici dai banchi dell’opposizione più adatti per affilare un profilo politico di sinistra diverso da quello della cancelliera. «Crediamo sia importante che i cittadini possano valutare nuovamente la situazione» ha dichiarato l’ex presidente dell’Europarlamento favorendo un ritorno anticipato alle urne all’ipotesi di un ritorno del suo partito al tavolo del governo.
Ma le incertezze attorno alla governabilità della Germania e alla stabilità del suo futuro esecutivo, suscitano sempre più preoccupazioni a livello europeo come sottolineato ieri dal Presidente del consiglio Matteo Renzi e dal Presidente francese Emmanuel Macron nel corso del loro incontro. Secondo fonti diplomatiche a Bruxelles e in molte capitali europee tutte le speranze si concentrano al momento sui tentativi di mediazione avviati dal Presidente tedesco Frank Walter Steinmeier. L’ex Ministro degli Esteri e figura di spicco della socialdemocrazia tedesca sarebbe l’uomo chiave per convincere in extremis il suo compagno di partito Martin Schulz a sostenere una nuova maggioranza di governo tra Spd e Cdu. Per raggiungere il suo obiettivo Steinmeier punterebbe però soprattutto sulla figura di Siegmar Gabriel, attuale Ministro degli Esteri ed eminenza grigia del Partito socialdemocratico nonché avversario interno di Schulz e rappresentante dell’ala più moderata dell’Spd.
In un editoriale scritto per il quotidiano libertale «Süddeutsche Zeitung», lo storico e saggista tedesco Gustav Seibt ricorda intanto i precedenti nefasti della Repubblica di Weimar e mette in guardia i socialdemocratici dalla ripetizione degli errori commessi allora dai partiti democratici. Di fronte alla crescente avanzata del partito nazionalsocialista di Adolf Hitler non furono capaci di trovare risposte unitarie frammentandosi negli interessi particolari dei rispettivi partiti e delle loro correnti.