La Stampa, 22 novembre 2017
Intervista a Fiorella Mannoia: «Al Bataclan per ridare a questo luogo la musica»
Non è il cielo cangiante dell’Irlanda. Fiorella Mannoia guarda su: «Soprattutto non è quello di Roma». È il cielo di una giornata grigia a Parigi, che «comunque resta una bella città: io la amo». Emozionata Fiorella per il suo concerto ieri sera al Bataclan, a due anni dalla strage, parte del lunghissimo tour Combattente. «Entrando, la prima cosa che ho guardato è stato il pavimento, sapendo che lì si è sparso tanto sangue. Non è un teatro come un altro».
Nessun dubbio o timore a esibirsi al Bataclan?
«No, ho accettato subito e con entusiasmo, perché penso sia la risposta migliore al terrorismo: riportare questo posto a quello che era, un luogo d’arte e d’allegria, reagendo alla paura».
Una sua canzone che in questa sala assume un significato particolare?
«Io non ho paura qui ha un effetto diverso: significa avere il coraggio di non cedere al terrore e rispondere con la musica».
Ormai si sta avviando a cento date per questo tour. Ma tutto l’anno appena trascorso è stato incredibile per lei. Una rivincita?
«No, non avevo rivincite da prendere. Ma sì, è stato un anno inaspettato. Sono successe un sacco di cose. Michele Placido mi ha chiesto di recitare in un film e Paolo Genovese di scrivere la colonna sonora del suo. Ho prodotto il disco di Loredana Berté. Poi il successo del mio album Combattente, la partecipazione a Sanremo e la mia trasmissione su Rai 1 a settembre».
Quale l’impegno più difficile?
«Il programma tv, perché non è il mio mestiere. I primi dieci minuti avevo il batticuore, ma poi mi sono resa conto che lo potevo fare. Non ho più pensato alle telecamere ma solo al pubblico presente. Ho voluto essere me stessa. Chi viene ai miei concerti, capisce come sono fatta. Ma la maggior parte degli italiani mi vedeva sempre un po’ seria: la musa dei cantautori, impegnata. Anche perché all’inizio mi vestivo come una suora laica».
E invece come è?
«Sono seria ma mi piace anche giocare e scherzare: lì in tv è venuto fuori. Se mi proponessero di rifare una trasmissione, direi di sì».
E a Sanremo ci ritornerà?
«In gara di sicuro no. L’ho fatto l’ultima volta, dopo trent’anni. È stata la canzone (Che sia benedetta) a convincermi. L’ho messa in scaletta anche al Bataclan. Invito altri colleghi anziani a gareggiare al prossimo Sanremo: il mio l’ho fatto».
Tante sfide… ma chi glielo fa fare?
«Il rischio dopo 45 anni è ripetere le stesse cose all’infinito. La noia non la voglio provare e non la voglio far provare a chi viene ad ascoltarmi».
Lei è qui in Francia. E la politica l’appassiona. Le piace Emmanuel Macron?
«Non mi entusiasma proprio. Dice che sinistra e destra sono la stessa cosa. E non ci credo. Non perché mi interessino i partiti. Ma uno che ha una visione del mondo di sinistra non può trovarsi d’accordo con chi ce l’ha di destra. Siamo diversi».
Ma lei in Italia la sinistra non la vota più.
«Quello è un altro discorso. La sinistra alla quale eravamo abituati non c’è più e questo non essere presenti e distaccarsi così tanto dai bisogni del popolo ha dato modo ad altri di occupare quello spazio. Anche Macron mi sembra molto distante dal popolo».
A Parigi è riuscita a fare un po’ di turismo?
«Sì, ho camminato per chilometri. Ci vengo spesso: ogni tanto mi prende la nostalgia e torno. È una città piena di misteri, con un esoterismo che mi ricorda Torino. Mi piace entrare nelle chiese, così diverse dalle nostre».
Lei è credente?
«Non ho avuto il dono della fede. Non prego quasi mai ma so ringraziare, perché sono una donna fortunata. E perché mai niente è scontato».