la Repubblica, 22 novembre 2017
E per 2mila buste lo Stato spese mezzo milione
Baciata due volte dalla fortuna, la signora Sara Zagaria. Nel Paese dove i fornitori della pubblica amministrazione aspettano mesi (e qualcuno anni) per vedere i soldi, la pagano sull’unghia. Il mandato di pagamento del ministero dell’Istruzione precede addirittura di cinque giorni la fattura per la fornitura da parte della sua tipografia Grafiche Serenissima sas di buste e carta con l’intestazione “Ufficio scolastico regionale per il Veneto”. Chi poi lo compila decide di fare un viaggio a ritroso nel tempo, quando la moneta unica non esisteva e i 253 euro e 68 centesimi della fattura corrispondevano a 491.192 lire.
Magari facessero tutti il calcolo all’indietro, deve pensare: chissà quanti sprechi si eviterebbero. Soltanto che gli scappa la penna e accanto a quel numero strabiliante, 491.192, anziché “lire”, scrive “euro”. Mezzo milione per duemila buste di carta da lettera forse s un conto che dovrebbe saltare agli occhi, invece nessuno se ne accorge.
Dopo qualche giorno il tipografo va all’Unicredit e ritira 491.192 euro: guardandosi bene dal segnalare l’errore. La vita scorre felice per quasi due anni, prima che il ministero realizzi e chieda i soldi indietro. La signora risponde che sa bene di aver incassato qualcosina in più del dovuto.
Restituirebbe anche volentieri la differenza, se non ci fosse la crisi e non si trovasse momentaneamente in difficoltà. Allora provano a chiederli alla banca, che risponde ovviamente picche.
Non resta a quel punto che Equitalia. Ma la ditta risulta insolvente e ogni tentativo di recuperare i quattrini va a vuoto. Così si mette in moto prima la Procura della repubblica e dopo la Corte dei conti, che imbastisce un procedimento per danno erariale a carico dei funzionari pubblici responsabili del pasticcio. L’istruttoria va avanti per mesi: vengono ricostruiti i fatti, formulate le accuse, esaminate le controdeduzioni. Finisce con un dirigente condannato a pagare 98 mila euro: uno solo, perché due suoi colleghi vengono graziati e un terzo prosciolto per prescrizione. Ma c’era da aspettarselo, visto che sono passati sette anni. Quanto all’unico chiamato a rispondere, c’s ancora l’appello e non se ne può prevedere l’esito. Altrettanto impossibile s fare il conto esatto di quanto sia costata ai contribuenti la stangatina all’Ufficio scolastico del Veneto, fra annessi e connessi.
Ma poche storie come questa danno l’idea di come funzioni (male) un Paese nel quale la burocrazia aiuta i furbetti. E una cosa si può affermare con certezza: sono state le buste da lettera più care del mondo.