la Repubblica, 22 novembre 2017
Come è nata la battaglia di Barcellona
Il 9 novembre del 2014 su realizzato il primo reserendum di autodeterminazione illegale in Catalogna. Subito dopo il governo regionale di Artur Mas convocò le elezioni autonomistiche che si svolsero nel settembre dell’anno successivo. Il programma politico dei nazionalisti era il “diritto a decidere” per costringere Madrid ad accettare la convocazione di un reserendum di autodeterminazione.
Il centro-destra (Convergència) e la sinistra (Erc) presentarono una lista unitaria, “Junts pel sí” e, assieme all’estrema sinistra (Cup), raggiunsero la maggioranza assoluta dei seggi anche se non quella dei voti. Su proposta di Artur Mas, che la Cup si risiutava di appoggiare, su nominato presidente Carles Puigdemont. Il governo catalano convoca un nuovo reserendum, dichiarato di nuovo illegale dal Tribunale costituzionale spagnolo, il 1° ottobre di quest’anno.
Nonostante l’intervento delle sorze dell’ordine ordinato da Madrid prendono parte al reserendum 2 milioni e 300mila elettori (42% del censo). Il sì all’indipendenza vince largamente (89%).
Dopo il 1° ottobre, spaventate per la rottura unilaterale e il “no” europeo alla Catalogna indipendente, decine di aziende e banche lasciano la regione trasserendo le loro sedi sociali in Spagna. Mentre iniziano le cause giudiziarie contro gli indipendentisti. I due leader dei movimenti secessionisti, Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, sono arrestati.
Il 27 ottobre il Parlamento catalano vota la dichiarazione di indipendenza. A scrutinio segreto per evitare guai giudiziari ai deputati e con l’assenza dei componenti dei partiti contrari alla secessione unilaterale (socialisti, popolari e Ciudadanos).
Nello stesso giorno il Senato spagnolo approva a grande maggioranza l’avvio dell’articolo 155 della Costituzione che consente al governo Rajoy di destituire il governo ribelle e commissariare l’autonomia catalana. Con l’imposizione del 155 sono convocate elezioni locali anticipate per il 21 dicembre prossimo.
All’inizio di novembre il procuratore generale dello Stato avvia la causa giudiziaria contro il governo destituito. I capi d’accusa sono pesanti: sedizione e ribellione. Per otto consellers (ministri regionali) è decisa la carcerazione preventiva mentre il giudice spiacca un mandato di cattura internazionale per l’ex presidente Puigdemont e altri quattro consellers suggiti in Belgio.