la Repubblica, 22 novembre 2017
Se il cinema spegne la sigaretta
Don Draper fuma ininterrottamente e ininterrottamente si fa un whisky con ghiaccio, come tutti i suoi colleghi dell’importante agenzia di pubblicità che tra i suoi clienti ha anche produttori di sigarette: pure la bellissima moglie, poi ex moglie del molto seducente giovanotto, nervosamente casalinga, ha sempre un bicchiere e una sigaretta in mano, talvolta nella stessa mano. Nell’indimenticabile e molto rimpianta serie televisiva Mad Men, gli anni 60 sono rappresentati non solo dal ghigno di Nixon, dai reggipetti a punta delle segretarie e dalla vita domestica delle mogli cornute e cornificanti, ma soprattutto dalle sigarette: tutti le offrono, tutti le accendono, tutti le fumano. Anche nella più recente fiction suite che si svolge attualmente in un grandioso ufficio legale, Mike e Harvey fumano: però marijuana, ben nascosti in casa, in ufficio mai un suadente profumo di sigaretta, il tabacco non viene in mente a nessuno: si sa, è proibito.
Torneranno tutti a fumare sigarette a centinaia perché lo fa il misterioso e sexyssimo attore Jon Hamm ( Draper)? e’intensificherà l’uso di marijuana perché il nuovo seduttore Gabriel Macht (Harvey) e il grazioso Patrick Adame ( Mike) se ne fanno una dopo aver lavorato quindici ore ogni giorno?
Fiction, cinema, televisione e il resto non credo abbiano uno scopo educativo, salutare, civile, morale, santificante, patriottico, come nei film italiani sotto il fascismo ( come lo stupendo La contessa di Parma di Blasetti che nel ’ 36 esaltava autarchicamente la moda italiana e insegnava ad abbandonare francesismi e anglismi) o tra gli americani, come il meraviglioso Casablanca che nel 1942, travestito da impossibile storia d’amore tra la Bergman e Bogart, aveva una ragione antinazista e pro Resistenza in Europa. L’attuale tregenda cinema- fumo è pensosamente ridicola anche se con ingenuo scopo umanitario, che potrebbe essere rivolto a molte altre cause più irrisolvibili e crudeli: il governo francese ha avanzato una proposta per impedire che nei film francesi di prossima produzione, neppure l’assassina o il camorrista, cioè i cattivi, osino far uso di sigarette, forse comprese quelle elettriche, e immagino anche i divini sigari che fanno miliardario e la pipa che fa pensoso, perché «sarebbe un’incitazione culturale a fumare» e una «pubblicità nascosta per incoraggiare l’uso del tabacco». Addirittura, segnala la senatrice socialista francese Nadine Grelet- Certenaie, «nel 70% dei nuovi film c’è almeno una volta l’immagine di un personaggio che fuma». Addirittura!
Ne rimarrebbero contagiati soprattutto i piccini, che però paiono già affogare nelle merendine cremose e unte che predispongono all’obesità, però non presi in considerazione dalla signora antitabacco e pro salute ( che non pensa di vietarne l’immagine al cinema). Anche la ministra della salute Agnès Buzyn è d’accordo: «Non capisco l’importanza delle sigarette nei film francesi». Ma se il fumo ne ha segnato la storia immortale? E in quelli cinesi o italiani? si può pensare che le due importanti signore della politica desiderassero una fama meno locale e più internazionale e si sono quindi affidate al solito nonsense, che un tempo sarebbe stato accolto con sbadigli e invece oggi demonizza dibattiti anche di altissima cultura, nel geniale silenzio delle grandi marche di tabacco, che sanno benissimo quanto il solo accenno a una proibizione scateni la trasgressione: e non è detto che il babbo o la mamma che accompagnano i loro figliolini a vedere castissimi cartoni animati, poi a casa loro non si facciano un paio di pacchetti di sigarette al giorno.
Ma non è la Francia il primo paese ad aver associato il fumo al cinema ( ma non alla fiction, bah!). Per quel che si sa potrebbe essere il Botewana, di sicuro sono stati gli Stati Uniti: dove il Center for Diesase Control, ha constatato che nei film usciti nel 2016 il 59% conteneva “tobacco incidente”, con un aumento del 72%, da 1824 a 3145 scene legate al fumo. Il suggerimento salvavita non è drastico come quello francese: basta che ai film dove un personaggio ruota una sigaretta in bocca o tra le dita, i minori siano accompagnati. Ma anche in Italia ci si è preoccupati: e per esempio al presidente Emiliano è stato chiesto di proibire il fumo nei film prodotti con il sostegno della regione Puglia. Quando c’è modo di protestare senza impegno, vuoi per la libertà di parola e immagine vuoi per la libertà d’incitare a non morire di fumo, si protesta: sempre in Francia la società dei trasporti urbani ha rifiutato un’immagine di Audrey Tautou che fuma una sigaretta, e a una retrospettiva dedicata al magnifico Jacquee Tati volevano sostituire la sua pipa con, dicono, una girandola. Adesso un gruppo di nostri veri registi ha protestato per una proposta che il buon senso renderà vana. Naturalmente in questa vicenda non fondamentale c’è anche la gara al sarcasmo pure da parte di chi al cinema non va più, in ricordo dei tempi belli; quando Gilda scuoteva i lunghi capelli tenendo tra le dita una sigaretta, come promessa di seduzione. Mentre Jamee Dean esprimeva con lo stesso gesto lo sperdimento giovanile. Sullo schermo fumavano tutti, gesto della realtà in ogni situazione: Audrey Hepburn col lungo bocchino, come deliziosa trasgressione, Jean Gabin per la malinconia di amori delusi, Jean- Paul Belmondo per muovere la bocca, Clark Gable per maschia castità, Monica Bellucci quasi a difenderei da non volute vicinanze, Marlene Dietrich per crudeltà, Cary Grant dopo un bacio talmente lungo da gettare nella disperazioni le sue fan.
Quando nei film le birichine e le fidanzate, dopo le donne perdute, cominciarono a fumare, fu uno dei segni di liberazione delle donne a cui come si sa, era proibito quasi tutto. Dicevano che la TobaccoCompany americana avesse a libro paga i grandi attori: fumavano anche ballando il tip tap o sotto i cappelloni dei quattro moschettieri. Ma chi se ne accorgeva, a chi importava delle sigarette, erano i visi incantati, erano le storie d’amore o di morte, era l’atteso happy end. Del resto gli spettatori vedevano i film con le adorate star tabaccanti fumando loro stessi, in sale puzzolentissime annebbiate dal fumo. Oggi è giustamente proibito fumare in tutti i luoghi pubblici. Non sarà vedere due sigarette aspirate voluttuosamente in un film a spingere gli ex fumatori a ritornare a quel momento di facile benessere ma certo pericoloso, dovendo, si immagina, bastare la scritta minacciosa sui pacchetti di sigarette che augura benevolmente la morte a chi non sa rinunciare.