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 2017  novembre 22 Mercoledì calendario

Tassisti in piazza, caos nelle città. Bombe carta e tensione a Roma

ROMA Sotto al Monumento del Bersagliere di Porta Pia, di fronte alle finestre del ministero dei Trasporti, dove la notte prima è saltato il tavolo col governo, esplodono le bombe carta dei tassisti in lotta, si accendono fumogeni. In piazza ci sono i blindati della polizia e agenti in tenuta anti-sommossa: «Siamo venuti da tutta Italia, rappresentiamo il disagio di 40 mila famiglie», grida al megafono uno dei delegati delle quasi 30 sigle sindacali mobilitate. Il nemico comune si chiama «deregulation» del trasporto pubblico non di linea, quella che, dicono i manifestanti, persegue il governo favorendo gli Ncc (le auto a noleggio con conducente) attraverso le deroghe alla territorialità del servizio. Ma, sopra tutto, aprendo il mercato alla concorrenza della app di Uber e alle nuove forme di «caporalato digitale». Sono temi che dividono la piazza, a Porta Pia la tensione sale quando un sindacalista della Cgil, Nicola Di Giacobbe, viene fischiato sonoramente: «Vattene, fai solo gli interessi di Uber e Ncc». Di Giacobbe si allontana. Va in scena, così, lo sciopero nazionale delle auto bianche: un’altra giornata campale, con un Paese in ostaggio, traffico in tilt, disagi nelle stazioni e negli aeroporti e turisti presi d’assalto dagli abusivi, come a Termini e Fiumicino. 
Lo sciopero dei taxi, dalle 8 di ieri alle 22, ha visto un’adesione altissima da Milano a Roma, da Napoli a Bologna, da Firenze a Palermo. A Torino un corteo ha raggiunto piazza Castello al grido di: «La licenza non si tocca». A Genova una delegazione è stata ricevuta dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio che si trovava là per un convegno: «I tassisti mi hanno chiesto di tenere presente le specificità delle varie Regioni e dei vari Comuni nelle autorizzazioni – ha detto Delrio —. Questa è una cosa che il nostro progetto di riforma tiene già presente. Li ho ascoltati e ho dato loro garanzie di attenzione».
«Uno sciopero ingiustificato», lo definisce invece il viceministro Riccardo Nencini, perché «il mondo è cambiato e non è possibile mettere fuori legge le piattaforme tecnologiche». «Ma i tassisti possiedono già da tempo tecnologie all’avanguardia, app comprese – gli risponde Loreno Bittarelli dell’Unione Radiotaxi (Uri) —. Oggi, però, con l’avvento delle multinazionali, gli utenti non hanno più certezze sulle tariffe». Nuove azioni di protesta sono già annunciate all’inizio della prossima settimana.