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 2017  novembre 21 Martedì calendario

Carbone addio, così l’Italia punta al futuro

Centosettantacinque miliardi di euro per eliminare il carbone, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia e consolidare le rinnovabili. Dopo un primo semestre 2017 che ha segnato un ritorno al passato per la produzione energetica da fonti rinnovabili in forte calo a causa delle bizzarrie del clima, il governo ha deciso di fare sul serio e lo scorso 10 novembre ha varato la Sen, acronimo di Strategia energetica nazionale, che prevede entro il 2025 la chiusura delle otto centrali a carbone ancora esistenti. Questi gli obiettivi: nel 2030 saranno tagliate del 39% le emissioni di gas serra (rispetto al 1990) e del 63% entro il 2050 mentre il 28% dei consumi energetici del 2030 deriverà da fonti rinnovabili che nel 2015 sono stati appena del 17,5%. Al primo posto per quota spicca la previsione delle rinnovabili per la produzione di energia elettrica destinata a prendere una quota sempre più importante anche di quella dei trasporti vista la diffusione delle auto elettriche e dove si arriverà addirittura al 55% (rispetto al 33,5% del 2015). Le rinnovabili termiche passeranno dal 19,2% del 2015 al 30% mentre quelle dei trasporti che nel 2015 erano di appena il 6,4% passeranno al 21%. Per fare questo gli investimenti saranno dedicati per 110 milioni al miglioramento dell’efficienza del sistema, 35 per le fonti rinnovabili e 30 per le infrastrutture e le reti. Tutto questo, oltre a farci respirare un’aria migliore permetterà all’Italia di ridurre la dipendenza dall’estero, che passerà dal 76 al 64% e il gap del costo di gas ed elettricità rispetto ai Paesi del Nord Europa.
INCERTEZZA
Se il futuro sarà sempre più roseo, anzi verde, il presente si sta dimostrando incerto. Guardando la fotografia dell’energia elettrica prodotta e consumata in Italia nei primi sei mesi di quest’anno le fonti rinnovabili, dopo una importante crescita negli scorsi anni, hanno frenato. Lo scorso anno per far funzionare l’Italia c’è stato bisogno di 310 TWh (terawattora), 275 dei quali prodotti in Italia con le rinnovabili che hanno raggiunto il 42%, il resto importato dall’estero per un valore totale di 61 miliardi di euro, 36,5 milioni di utenti, l’80% dei quali domestici, che però consumano circa il 22% del totale.
Nei primi sei mesi del 2017 il consumo di energia elettrica è aumentato dell’1,4% a causa del clima ed esattamente per l’eccessivo freddo a gennaio e il forte caldo a giugno, la produzione invece è aumentata di tre volte tanto ed esattamente del 4,9% anche perché all’inizio dell’anno c’è stato un fermo per manutenzione di diversi gruppi nucleari francesi e quindi è stata importata meno energia dall’estero. In questo contesto però, le rinnovabili sono quelle che hanno subito le bizzarrie del tempo e dei mutamenti climatici. La mancanza di piogge e di vento hanno fatto scendere la produzione più ecologica del 6% e di conseguenza, per rispondere al fabbisogno del Paese è aumentata quella da fonti fossili e in particolare di gas naturale del 13%.
VASI COMUNICANTI 
Nonostante la grande diffusione negli ultimi anni della produzione di energia fotovoltaica, al primo posto tra le fonti rinnovabili c’è l’idroelettrico che nell’ultimo semestre ha fatto registrare una produzione di 17.512 GWh (gigawattora), 3.277 GWh in meno rispetto ai 20.589 dello stesso periodo del 2016 a causa della forte siccità di quest’anno. Al secondo posto tra le rinnovabili, unica in crescita nel periodo, è quella fotovoltaica che è passata dagli 11.281 GWh del primo semestre 2016 ai 12.664 GWh del 2017 (+1.383 GWh) ma non compensa neppure la diminuzione della produzione eolica, terza alla pari con le biomasse, scesa di 1.409 GWh, passando da 10.281 a 8.882GWh. In questa situazione però c’è stato anche una forte riduzione degli incentivi dello Stato alla produzione delle energie rinnovabili, passati dai 7,1 miliardi di euro del primo semestre 2016 ai 5,7 di quest’anno, con un risparmio per le casse pubbliche di 1,4 miliardi.
Per sopperire al calo delle fonti rinnovabili c’è stato bisogno di una maggiore produzione di energia da fonti fossili di 9.571 GWh con il gas naturale che l’ha fatta da padrone, crescendo di 11.245 GWh, mentre carbone e prodotti petroliferi sono comunque diminuite di 1.675 GWh (rispettivamente -1.089 per i solidi e -586 per i petroliferi). A settembre però, dopo tanti mesi di siccità e poco vento, sono bastati i primi segni di un autunno vero e la rotta si è subito invertita. Le prime piogge hanno rimesso in moto l’idroelettrico che ha fatto segnare +10,5% mentre il vento a riacceso l’eolico con un aumento addirittura a +53,6%. Il fotovoltaico concentrato soprattutto al Sud dove è rimasto stabile e ha pure fatto registrare una crescita del 9,7%. Facendo così rallentare di nuovo (-12,5%) la produzione di energia da fonti fossili.