Libero, 20 novembre 2017
Paura dei calvi e dell’8, degli specchi e dei peli. Ecco le fobie più strane
Chiunque abbia una fobia-e chi non ne ha – sa qual è la migliore terapia: parlarne, condividerla, nominarla. Infatti l’aspetto più spaventoso della paura è l’idea persecutoria che essa, ancora ignota e senza nome, se ne sia rimasta appiattata per secoli nello scrigno degli spaventi finché non ci ha incontrati, e a noi si sia attaccata come l’Horlà di Maupassant, lo spettrale vampiro da cui il protagonista dell’omonimo racconto tenta di liberarsi incendiando la sua casa.
Ma viviamo nell’epoca dei social, che almeno in questo ci vengono in soccorso, e oggi i fobici sono meno solitari, a meno che non abbiano paura dei social, come di certo saranno gli affetti da neofobia, la paura delle novità. In tal caso un valido rimedio può essere un tradizionale libro, come Il grande libro illustrato delle fobie con i testi di Gianluca Bavagnoli e i disegni (bellissimi) di Andrea Q (Baldini & Castoldi, 157 pagg., 18 euro), rassicurante già nel titolo da volume per bambini.
VERDURE E SPEZIE
Scelta quanto mai azzeccata, dato che il fobico in effetti, nella morsa della sua specifica paura, diventa proprio come un bambino. Ogni dettaglio assume una proporzione gigantesca, piccoli fatti sono ingigantiti smisuratamente. Attingendo dal nutrito elenco di paure presenti nel libro, troviamo ad esempio l’entomofobia, la paura degli insetti. Per chi ne soffre, il mondo non che è che un brulichio di ragni, scarafaggi, formiche: «nei casi più gravi, può spingere la malcapitata vittima a evitare anche cibi, come frutta, verdura o spezie, che possono essere stati attaccati dai nemici o semplicemente essere entrati in contatto con loro”». L’entomofobia a sua volta è un’estensione della più diffusa aracnofobia, la paura dei soli ragni. Si dirà che è piuttosto logico avere fobia di creaturine striscianti, che si muovono a scatti, talvolta velenose. Ma allora che dire di chi soffre di philemafobia? Per lui uno degli atti più misteriosamente piacevoli dell’esistenza è una minaccia: il bacio. E come non provare compassione per l’angrofobico? È la paura di avere fame e di non trovare cibo. Chi ne è colpito sgranocchia sempre qualcosa e spesso porta pesanti borse colme di provviste, come la chiocciola è obbligata a portarsi sul dorso la conchiglia protettiva. Poi ci sono paure più cerebrali come la triscaidecafobia, la paura del numero 13, di cui soffriva il grande compositore Arnold Schoenberg. E ne aveva ben donde: nato il 13 settembre, egli morì il 13 luglio 1951 all’età di 76 anni, e 7+6 = 13. Ben note sono invece la claustrofobia (paura dei luoghi chiusi) vera persecuzione per chi deve salire al piano alto di un edificio, terrorizzato dalle porte dell’ascensore, e l’opposta agorafobia, paura degli spazi aperti, che spesso induce a esitare di fronte a una bella piazza.
TUONI E FULMINI
Ci sono poi paure enormemente diffuse delle quali si ignora generalmente il nome, ad esempio quella verso i dentisti. Sappiate dunque che se all’avvicinarsi dell’appuntamento per curare la carie vi viene la tachicardia, siete semplicemente dentofobici (sì, non potete nemmeno vantarvi con un nome altisonante). Alquanto suggestivo invece il nome della fobia per i tuoni e i fulmini: ceraunofobia, nobilitato dal greco “keraunos”, che vuol dire appunto fulmine, unito all’onnipresente suffisso “fobia” che, come si sa, vuol dire paura. Tra le paure più angosciose sicuramente in buona posizione c’è l’ipnofobia, che è la paura di non risvegliarsi o di essere ipnotizzati. Affine a questa, ma ancora più tremenda, è la tafofobia, la paura di essere sepolti vivi, che ha ispirato racconti agghiaccianti come La sepoltura prematura e Berenice di Edgar Allan Poe. E se un bambino fa i capricci per mangiare le verdure, non è detto che sia sempre questione di gusto, potrebbe essere, in casi rari, lachanofobia: la paura delle verdure. Diagnosticarla è del resto piuttosto facile: chi ne soffre non si limita a storcere il naso di fronte a un piatto di insalata, al contrario, scruta gli ortaggi con morbosa attenzione, ne è come stregato e arriva al punto di sentirsene osservato. Spiati da una carota? Può far ridere, eppure la cosa affascinante e inquietante insieme delle fobie è che riescono a trasformare la cosa più innocua in una minaccia paralizzante.
BAMBOLE E FANTOCCI
Si prenda la pediofobia, che molti avranno conosciuto guardando i film horror di Dario Argento: è la paura di burattini, bambole e fantocci. Agli occhi di chi ne è colpito, innocenti pupazzi sono messaggeri del male, creature demoniache. La fissità dei loro sorrisi è il ghigno del maligno e nei loro occhi scintilla una vita spettrale. Parente di questa fobia è la automatonofobia, la paura di ciò che è creato a somiglianza degli esseri umani. Anche questa paura è stata spesso raffigurata in opere letterarie, come negli allucinati racconti dello scrittore romantico tedesco E.T.A. Hoffmann. Nel film La donna che visse due volte, di Hitchcock ma il titolo originale era il più eloquente Vertigo il protagonista soffre di una forma acuta di acrofobia, la paura dell’altezza e dei luoghi alti e, nel catastrofico finale, sarà costretto a salire sulla cima di una torre.
Naturalmente esiste anche la fobofobia, la paura di avere paura, ovvero una paura al quadrato. E se si è megalomani, non si può fare a meno di farsi venire, almeno una volta, un attacco di panfobia, la paura di tutto, col che possiamo chiudere in bellezza questo bizzarro e fascinoso libro. Come dite? Non l’avete nemmeno sfiorato? Ah, capisco, soffrite di papirofobia: la paura della carta.